Marvin Hagler, leggenda della boxe è morto

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Hagler – E’ morto a 66 anni Marvin Hagler, leggenda statunitense della boxe. La notizia della sua improvvisa scomparsa è stata data dalla moglie Kay G. Hagler in un post su Facebook. “Mi dispiace di dover fare un annuncio molto triste. Oggi purtroppo il mio amato marito Marvelous Marvin è morto inaspettatamente nella sua casa nel New Hampshire. La nostra famiglia chiede di rispettare la nostra privacy in questo momento difficile”, ha scritto Kay G. Hagler in un post affidato al Fan Club dell’ex pugile. Uno dei figli di Hagler, James, ha dichiarato a TMZ che suo padre è stato portato in un ospedale nel New Hampshire sabato mattina dopo aver avuto problemi di respirazione e dolori al petto a casa

Hagler è stato campione indiscusso dei pesi medi tra il 1980 e il 1987 e nel 1993 è stato inserito nella International Boxing Hall of Fame. Nella sua lunga carriera ha disputato 67 incontri ufficiali con 62 vittorie per k.o., 2 pareggi e 3 sole sconfitte. Perse la corona dei pesi medi nell’aprile del 1987 in un incontro epico e molto discusso con Sugar Ray Leonard che fu poi inserito nella lista dei 100 più grandi combattimenti di tutti i tempi con titolo in palio.

MARVELOUS

Per quasi dieci anni, Marvelous, questo il suo soprannome, ha battuto tutti i suoi grandi avversari, da Roberto Duran a Thomas Hearns con cui, nell’85, diede vita a uno dei round piu’ entusiasmanti di sempre, il primo: furono tre minuti in cui i due pugili si picchiarono senza pausa, inanellando una serie di ganci e controganci, jab e risposta, condensando in un round i colpi che mediamente due pugili si danno in un intero incontro. Lo spettacolo fu talmente straordinario da far sperare che il gong non arrivasse mai. “Ho sempre voluto essere qualcuno”, aveva confessato nell’82 in un’intervista a Sport Illustrated. “A baseball – spiego’ – volevo giocare come Mickey Mantle o Willie Mays, a basket sarei stato Walt Frazier o Kareem. Nella boxe volevo essere Floyd Patterson o Emile Griffith”. Ma alla fine Marvin Nathaniel Hagler e’ stato se stesso, uno dei piu’ grandi. Aveva finito per cambiare legalmente il nome in Marvelous.

Tra le sue dichiarazioni storica quella sul perchè è stato pugile.

Perché la boxe è entrata nella sua vita?
«Non è entrata nella mia vita, l’ho cercata io, ero nato per fare la boxe».

Cosa le ha insegnato?
«Molte cose, ma mi ha anche indicato la strada per una vita migliore. Perché sono convinto che lo sport e la scuola siano la chiave del successo».

Per molti si tratta di violenza, per altri di Noble Art…
«Non c’è dubbio che il pugilato sia una Noble Art se lo fai nella maniera giusta con persone esperte… perché se vogliamo parlare di violenza, allora oggi ci sono altri sport molto più violenti».

Memorabili i suoi match con pugili come Hearns, Mugabi, Leonard… chi fu il più duro?
«Tutti erano forti, ognuno alla sua maniera: non è stato facile, a me davano solo e sempre i numeri uno! Ma devo dire che quello più forte sicuramente era… mia madre. Quando me le dava lei io non potevo reagire e quindi…».

Ha mai avuto paura sul ring?
«È normale avere paura quando sali sul ring, ogni volta è sempre come fosse la prima. E quando hai paura capisci che devi stare attento e concentrato, non puoi permetterti distrazioni sul ring».

Il suo rapporto con l’Italia?
«È un Paese bellissimo… Pat, il mio manager e Goody Petronelli, il mio allenatore, erano Italiani, ma non è stata la ragione per la quale sono venuto qui. Il regista Antonio Margheriti mi chiamò per fare Indio, un film di avventura, e così andai a Roma. Poi girammo Indio 2 fra Roma, le Filippine e Milano e da quel momento vado e vengo dall’Italia, mia moglie poi è italiana ma è una persona molto riservata quindi… non dico altro».

Come si trova da queste parti?
«Ho una casa in Italia dove vengo spesso, mi piace la gente, la vostra cultura, mi trovo bene con gli Italiani: hanno un grande cuore».

Cinema e boxe: li ha vissuti entrambi, differenze?
«Il pugilato… è per davvero!»

Cosa rende felici sul ring?
«Fare il pugile è un lavoro, non è un divertimento. Sul ring non c’è tempo per lasciarsi andare alle emozioni, quando si sale sul quadrato ci sei solo tu e l’avversario… e se poi vinci, ecco: allora sei felice. No, non mi manca il ring ma il pugilato rimarrà sempre nel mio cuore perché io amo la boxe. E sarò sempre Marvelous, perché il mio nome è per davvero Marvelous Marvin Hagler!».




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