1964: IL SUDAFRICA CONDANNA MANDELA

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Mandela – Nel 1962 Nelson Mandela è arrestato per la seconda volta per aver abbandonato il paese senza autorizzazione e per aver organizzato alcune manifestazioni di protesta. La sentenza lo condanna a cinque anni di reclusione e ai lavori forzati. L’anno successivo altri membri della Mk vengono arrestati e processati per alto tradimento. Mandela, coinvolto in questo processo con l’accusa di aver complottato per rovesciare il governo con la forza, viene condannato all’ergastolo il 12 giugno 1964 e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza sull’isola di Robben Island, al largo di Città del Capo. E’ una data importante, ma soltanto una parte della storia di Nelson Mandela le cui battaglie fanno parte della storia mondiale. Le sua vittorie sono state certamente più delle provvisorie sconfitte dalla quali è sempre stato pronto a rialzarsi.

Infatti durante i 27 anni passati in carcere, la fama di Mandela cresce in modo costante. La sua sofferenza silenziosa contribuisce ad aumentare le pressioni sul governo sudafricano e sull’apartheid facendolo diventare un simbolo internazionale di resistenza, un martire della lotta contro il razzismo. Nel 1982 Mandela viene trasferito nel carcere di massima sicurezza di Pollsmoor, nel 1988 viene ricoverato in ospedale per una malattia e al rientro in carcere le sue condizioni di detenzione vengono rese meno dure nonostante si sia sempre rifiutato di scendere a compromessi politici come contropartita per ottenere la libertà. Intanto il Sudafrica viene isolato in quanto stato razzista e Frederik Willem de Klerk, ultimo presidente bianco del paese, cede alle pressioni internazionali volte a concedere la grazia.
L’11 febbraio 1990 Nelson Mandela, quasi 72 anni, torna a essere un uomo libero. Il suo unico scopo è portare a termine il lavoro iniziato quasi quarant’anni prima, dedicandosi corpo e anima all’emancipazione del popolo nero. Dopo aver sospeso la lotta armata, nel 1991 Mandela diventa presidente dell’Anc. A questo punto uno storico incontro con de Klerk porta i due leader a realizzare che solo un compromesso tra bianchi e neri può evitare una guerra civile in Sudafrica. Così, verso la fine del ’91, viene istituita la Convenzione per un Sudafrica democratico (Convention for a democratic South Africa, Codesa) finalizzata a dar vita a un nuovo governo eletto da tutti i cittadini. Gli sforzi di Mandela e de Klerk convincono il comitato per il Nobel norvegese a conferire ai due leader il premio per la Pace nel 1993 “per aver posto le basi per un Sudafrica nuovo e democratico” e come stimolo a proseguire nell’impegno.
Il 27 aprile 1994 si svolgono le prime elezioni democratiche e aperte a tutti i cittadini. L’Anc vince con il 62 per cento dei voti e Mandela diventa presidente. Il Partito di de Klerk, fermo al 20 per cento, viene comunque incluso nel primo governo di unità nazionale. Durante la presidenza, Mandela lavora per la pacificazione e per dare una spinta all’economia. Alla vendetta preferisce il perdono dei nemici politici, ad esempio attraverso l’istituzione nel 1995 della Commissione per la verità e la riconciliazione. Persino coloro che hanno commesso abusi e violenze durante il periodo dell’apartheid vengono assolti.
Nelson Mandela si ritira dalla vita pubblica, e quindi politica, nel 1999 lasciando al suo vice, Thabo Mbeki, il compito di continuare sulla strada tracciata dalla sua presidenza.
Dopo aver abbandonato la carica di presidente nel 1999, Nelson Mandela ha proseguito il suo impegno e la sua azione di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili e umani. Ha ricevuto numerose onorificenze, incluso l’Order of St. John dalla Regina Elisabetta II e la Presidential Medal of Freedom da George W. Bush.
Mandela è una delle due persone di origini non indiane (l’altra è Madre Teresa) ad aver ottenuto il Bharat Ratna, il più alto riconoscimento civile indiano (nel 1990). A testimonianza della sua fama va ricordata la visita del 1998 in Canada, durante la quale allo Skydome di Toronto parlò in una conferenza a 45.000 studenti che lo salutarono con intensi applausi. Nel 2001 ha ricevuto l’Ordine del Canada, primo straniero a ricevere la cittadinanza onoraria canadese.


Nel giugno 2004, all’età di ottantacinque anni, Mandela ha annunciato di volersi ritirare dalla vita politica e di voler passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia, finché le condizioni di salute glielo avessero concesso. Ha comunque fatto un’eccezione nel luglio 2004 confermando il suo duraturo impegno nella lotta contro l’Aids recandosi a Bangkok per parlare alla XV conferenza internazionale sull’AIDS. Il 23 luglio 2004, con una cerimonia tenutasi a Orlando, Soweto, la città di Johannesburg gli ha conferito la più alta onorificenza cittadina, il “Freedom of the City”, paragonabile alla consegna delle chiavi della città.
Il 27 giugno 2008 a Londra, in Hyde Park, si è svolto un grande concerto per ricordare i suoi novant’anni, il suo impegno nella lotta contro il razzismo e il suo contributo alla lotta contro l’AIDS. A sorpresa Nelson Mandela ha voluto essere presente al concerto, accolto da una straordinaria ovazione di circa 500 000 persone. Ai lati del palco campeggiava il numero 46664, il numero che era scritto sulla sua giubba durante la permanenza in carcere. Mandela ha pronunciato un breve discorso in cui ha ribadito le ragioni del suo impegno civile e politico, dopo aver ringraziato per la straordinaria manifestazione di affetto e di rispetto nei suoi confronti.
Il 18 luglio 2009, giorno del suo novantunesimo compleanno, i grandi dello spettacolo, della politica e della cultura mondiale (tra cui Carla Bruni col marito Nicolas Sarkozy, Stevie Wonder, Aretha Franklin, Gloria Gaynor, l’italiano Zucchero Fornaciari, ecc.) gli hanno riservato al Radio City Music Hall di New York (USA) un fantasmagorico tributo chiamato “Mandela Day”. Durante i mondiali di calcio in Sudafrica del 2010, da lui fortemente voluti non ha potuto presiedere alla cerimonia di apertura a causa di un grave lutto in famiglia: la nipote tredicenne, infatti, ha perso la vita in un incidente automobilistico proprio alla vigilia della manifestazione;[23] tuttavia ha presenziato, a sorpresa, alla cerimonia di chiusura, poco prima che le due squadre finaliste scendessero in campo.
Il 28 marzo 2013 viene ricoverato in un ospedale di Pretoria per una grave infezione polmonare, connessa ad una tubercolosi subita durante il periodo di prigionia; viene dimesso dopo pochi giorni, il 6 aprile 2013.Due mesi dopo, l’8 giugno 2013, viene nuovamente ricoverato in condizioni preoccupanti ma stabili.
Nella notte del 24 giugno 2013 le condizioni di Mandela si aggravano notevolmente, sempre in relazione alla grave infezione polmonare connessa alla vecchia tubercolosi. La mattina del 27 giugno, la famiglia viene convocata d’urgenza all’ospedale di Pretoria. La figlia maggiore, Makaziwe, ha parlato alla radio pubblica SABC, dichiarando: “Non voglio mentire. Mio padre è in uno stato molto critico. Può accadere da un momento all’altro – ha annunciato la primogenita di Madiba -. Papà è ancora tra noi, risponde al contatto. Dio sa quando sarà il momento. Aspettiamo con lui, con papà, che è ancora con noi, aprendo gli occhi e reagendo quando viene toccato”,
Il 4 luglio 2013 viene dichiarato in stato vegetativo permanente, ma la notizia viene successivamente smentita.
Nelson Mandela è morto il 5 dicembre 2013 nella sua casa a Johannesburg all’età di 95 anni; a dare per primo l’annuncio è stato il Presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, in diretta televisiva.
Cinque giorni dopo, a Johannesburg, si è tenuta una commemorazione pubblica alla quale hanno partecipato i maggiori leader mondiali insieme a migliaia di sudafricani. Alla sepoltura ha assistito solo un gruppo ristretto di 450 persone composto dai familiari, alcuni amici, capi ed ex capi di Stato, alti esponenti dell’African National Congress (il partito al governo di cui fu capo Mandela) e dell’Unione Africana, sacerdoti e 15 leader tribali.
Mandela è stato sepolto nella tomba di famiglia presso il cimitero della cittadina di Qunu, dove ha passato l’infanzia. Il suo feretro è stato avvolto dalla bandiera sudafricana. Al suo funerale scoppiò uno scandalo a causa di un falso interprete della lingua dei segni sudafricana[28], che in realtà soffriva di una patologia simile alla schizofrenia, il quale ad un’intervista affermò di parlare con gli angeli. Ci fu una causa tra l’associazione dei sordi (SADC) ed il sindacato degli interpreti della SASL contro di lui
Fin qui la storia di Mandela dal suo secondo arresto alla sua morte, ma prima erano successe tante cose e di gran rilievo.
Nelson Mandela nacque il 18 luglio 1918 nel villaggio di Mvezo a Umtata, allora parte della Provincia del Capo in Sudafrica. Il padre, Gadla (Henry Mphakanyiswa Mandela), era un capo locale e consigliere del monarca; fu nominato alla carica nel 1915, dopo che il suo predecessore fu accusato di corruzione da un magistrato bianco al governo. Poiché Mandela era il figlio del re da una moglie del clan Ixhiba, i discendenti del suo ramo cadetto della famiglia reale erano morganatici, non ammissibili per ereditare il trono ma riconosciuti come consiglieri reali ereditari.
Nel 1940, all’età di ventidue anni, insieme al cugino Justice fu messo di fronte all’obbligo di doversi sposare con una ragazza scelta dal capo della tribù thembu Dalindyebo. Questa imposizione di matrimonio combinato era una condizione che né Mandela né il cugino volevano tollerare. Così decise di scappare insieme al cugino, in direzione della città di Johannesburg.
Iniziò gli studi di legge alla University College of Fort Hare. Mandela fu coinvolto nell’opposizione al minoritario regime sudafricano, che negava i diritti politici, sociali e civili alla maggioranza nera sudafricana, che gli costò l’espulsione dall’istituzione accademica. Unitosi all’African National Congress nel 1942, due anni dopo fondò l’associazione giovanile Youth League, insieme a Walter Sisulu e Oliver Tambo. Continuò gli studi presso la University of South Africa e riuscì a laurearsi presso Fort Hare nel 1943. Nel 1944 si sposò con Evelyn Mase, dalla quale divorziò nel 1958.
Dopo la vittoria elettorale del 1948 da parte del Partito Nazionale, autore di una politica pro-apartheid di segregazione razziale, Mandela si distinse nella campagna di resistenza del 1952, organizzata dall’ANC, ed ebbe un ruolo importante nell’assemblea popolare del 1955, la cui adozione della Carta della Libertà stabilì il fondamentale programma della causa anti-apartheid. Durante questo periodo Mandela e il suo compagno avvocato Oliver Tambo fondarono l’ufficio legale Mandela e Tambo fornendo assistenza gratuita o a basso costo a molti neri che sarebbero rimasti altrimenti senza rappresentanza legale.
Il suo primo arresto avvenne insieme ad altre 150 persone il 5 dicembre 1956 con l’accusa di tradimento. Seguì un aggressivo processo, durato dal 1956 al 1961, al termine del quale tutti gli imputati furono assolti. Nel marzo del 1960, dopo gli avvenimenti del massacro di Sharpeville e la successiva interdizione dell’ANC e di altri gruppi anti-apartheid, Mandela e altri militanti appoggiarono la lotta armata. Nel 1958 aveva sposato in seconde nozze Winnie Madikizela, da cui poi si separò nel 1992.
Nel 1962 viene arrestato una seconda volta per aver organizzato manifestazioni di protesta e per essere uscito dal paese senza l’autorizzazione delle autorità, e verrà condannato a 5 anni di carcere. Durante la sua prigionia, la polizia arrestò importanti capi dell’ANC l’11 luglio 1963 presso la Liliesleaf Farm di Rivonia, accusandoli di alto tradimento.
Mandela fu imputato anche in questo processo, e insieme ad altri fu accusato di sabotaggio e altri crimini. Joel Joffe, Arthur Chaskalson e George Bizos fecero parte della squadra di difesa che rappresentò gli accusati. Tutti, a eccezione di Rusty Bernstein, furono ritenuti colpevoli e condannati all’ergastolo, il 12 giugno 1964.
L’imputazione includeva il coinvolgimento nell’organizzazione di azioni armate, in particolare di sabotaggio (del cui reato Mandela si dichiarò colpevole) e la cospirazione per aver cercato di aiutare gli altri Paesi a invadere il Sudafrica (reato del quale Mandela si dichiarò invece non colpevole). Per tutti i successivi 26 anni, Mandela fu sempre maggiormente coinvolto nell’opposizione all’apartheid, e lo slogan “Nelson Mandela Libero” divenne il grido di tutte le campagne anti-apartheid del Mondo.
Mentre era in prigione, Mandela riuscì a spedire un manifesto all’ANC, pubblicato il 15 giugno 1980. Il testo recitava:
«Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!»(Nelson Mandela)
Nell’aprile 1982, Mandela fu trasferito alla prigione di Pollsmoor a Tokai, Città del Capo, insieme ai dirigenti dell’ANC Walter Sisulu, Andrew Mlangeni, Ahmed Kathrada e Raymond Mhlaba; probabilmente isolati per rimuovere la loro influenza sui giovani attivisti a Robben Island. Rifiutando un’offerta di libertà condizionata in cambio di una rinuncia alla lotta armata (febbraio 1985)
Mandela rimase in prigione fino al febbraio del 1990. Le crescenti proteste dell’ANC e le pressioni della comunità internazionale portarono al suo rilascio l’11 febbraio 1990, su ordine del Presidente sudafricano F. W. de Klerk, e alla fine dell’illegalità per l’ANC. Aveva 71 anni.
Mandela e de Klerk ottennero il Premio Nobel per la pace nel 1993. Mandela era già stato in precedenza premiato col Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 1988 e con il Premio Lenin per la pace nel 1990.
Durante i suoi 27 anni di detenzione, Mandela lesse molti testi, poemi, poesie liriche, libri in lingua afrikaner (olandese) e inglese, lingua che nel corso della detenzione imparò a perfezione conoscendo grammatica e parlato del gergo comune. In particolare, come spiegò il presidente dopo l’elezione come capo-guida della Repubblica del Sudafrica, una poesia in inglese del poeta Britannico William Ernest Henley, del 1875, dal nome Invictus, dal latino “invitto”, o “invincibile” della raccolta Vita e Morte (Echi), pubblicata per la prima volta nel 1888 all’interno del libro Book of Verses.
Questa poesia per Mandela è stata il principale stimolo del suo continuare la vita in prigione nell’arco di 27 lunghi anni.




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