L’ultimo volo del “Barone rosso”

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Barone Rosso – Manfred Albrecht von Richthofen è stato un aviatore e ufficiale tedesco. Viene ricordato come un asso dell’aviazione: più precisamente, come l’”asso degli assi”, essendogli ufficialmente accreditate 81 vittorie aeree durante la prima guerra mondiale, prima di essere abbattuto il 21 aprile 1918. Eroe dei tedeschi e rispettato dai suoi nemici, Richthofen fu una delle principali figure della guerra, ricordato con l’appellativo der Rote Baron (il Barone Rosso).


Il Barone Rosso per gli inglesi, il Diavolo Rosso per i francesi, Manfred Von Richtofen è vissuto ed è morto interpretando senza sbavature il ruolo di mitico eroe che la leggenda gli ha assegnato.
Figlio di un ufficiale di carriera, Manfred impara a sparare e a cacciare fin da giovanissimo. Nelle sue tenute in Silesia (oggi Polonia) il giovane Manfred va a caccia con i fratelli Lothar (anche lui diventerà un asso e combatterà fianco a fianco del fratello nei cieli di Francia) e Bolko di maiali selvatici, cervi ed alci. Completò l’addestramento alla scuola per cadetti di Wahlstatt, e in seguito fu addestrato nella Reale Accademia militare prussiana a Groß-Lichterfelde, dalla quale uscì nella primavera del 1911. Assegnato come alfiere al 1º Reggimento Ulani “Imperatore Alessandro III” a Ostrovo, a pochi chilometri dalla frontiera russa, nel 1912 fu nominato sottotenente.
Viene mandato a combattere sul fronte orientale, dove però il suo reggimento non viene mai utilizzato in battaglia, e quindi trasferito su quello Occidentale,ma anche qui la cavalleria resta inutilizzata nelle retrovie.
Esasperato dall’inattività chiede di essere assegnato alle unità di volo, nel maggio del 1915 la sua richiesta viene accolta.
Quello che poi diverrà il Barone Rosso comincia la sua carriera aeronautica come osservatore, e quasi subito viene inviato nuovamente sul fronte russo.
Sempre come osservatore volò con il tenente Zeumer e con il Conte Holck per tutta l’estate, senza mai scontrarsi con il nemico sino al 1° settembre, quando finalmente trova il suo “battesimo del fuoco” abbattendo un Farman inglese. L’aereo, però, cade dietro le linee nemiche, e la “preda” non gli viene ufficialmente assegnata.
Trasferito nuovamente in Francia continua a fare l’osservatore sino ad ottobre quando incontra il giovane tenente Oswald Boelcke, che insieme a Max Immelmann stava “inventando” l’aviazione da caccia. Richtofen chiede di poter diventare anche lui pilota di caccia, e viene accontentato. Dopo 25 ore di addestramento finalmente esegue il suo primo volo da solista. Non è un gran ché, e all’atterraggio distrugge completamente il suo aereo. Fu respinto al primo esame per il conseguimento del brevetto che finalmente ottenne, superando un secondo esame, nel dicembre.
Finalmente, siamo nell’aprile del 1916, gli viene assegnato il suo primo Fokker Eindecker. Von Richtofen lo sfascia, questa volta in decollo.
Riprende a volare con un Albatros DII biposto da ricognizione, sul quale monta una mitragliatrice aggiuntiva sull’ala superiore.


Il 26 aprile abbatte quella che dovrebbe essere considerata la sua prima vittima, ma anche questa volta l’aereo nemico cade dietro le linee e la vittoria non gli viene assegnata. Nel giugno viene nuovamente mandato sul fronte russo per eseguire missioni di bombardamento.
Qui finalmente Boelcke, in visita occasionale, lo nota e lo vuole con lui nel leggendario “Jasta 2”, insieme a Voss, Udet, Boheme, Goering e gli altri.
Con lo Jasta 2 e l’Albatros D.III Richtofen ritorna sul fronte occidentale. Il 17 settembre 1916, durante la prima missione dello “Jasta 2”, il Barone Manfred Von Richtofen abbatte la sua prima vittima ufficialmente riconosciuta, un F.E.2 inglese. Richtofen colpisce il mitragliere, che morirà subito dopo, e il motore. Il pilota, ferito anche lui, riesce comunque far atterrare l’aereo. Richtofen si posa vicino alla sua vittima e aiuta i fanti a soccorrere il pilota avversario.
Per tutto il mese successivo lo Jasta 2 fa carneficina di piloti ed aerei alleati, fino a quando, il 18 ottobre 1916, durante un convulso combattimento aereo, lo stesso Richtofen , in coda ad un avversario, “taglia la strada” a Boelcke e Boheme. L’ala del comandante tedesco va a sbattere contro il carrello del velivolo di Boheme e si sfascia. La morte di Boelcke è un duro colpo per i tedeschi, che comunque continuano il loro lavoro.
Il 9 novembre Manfred abbatte la sua ottava vittima e guadagna così la sua prima medaglia (i tedeschi “facevano la differenza” dopo 8 vittorie mentre gli alleati assegnavano il titolo di “asso” a chi ne aveva conquistato cinque).
Il 23 novembre, in un epico scontro, abbatte il miglior pilota inglese, il maggiore Lanoe Hawker. E’ la sua undicesima vittoria.
Il 4 gennaio 1917, abbattuto il suo sedicesimo aereo e ottiene la promozione a capitano e gli viene assegnato il comando dello “Jagdstaffel 11”. Il 6 gennaio ottiene la Blue Max, la più alta onorificenza tedesca.
Richtofen e gli altri piloti dello “Jasta 11” dipingono i loro aerei con colori sgargianti, in modo da essere ben individuabili. L’aereo di Richtofen è rosso sangue, e ben presto i francesi imparano a riconoscerlo come “il diavolo rosso” o (meno macabro) “il piccolo rosso”.
Il 23 gennaio 1917 gli aerei del “Circo Volante” di Richtofen si scontrano con alcuni ricognitori F.E.2. Il capitano Grieg e il suo osservatore, il ten. J.E. Mac Lenan sono abbattuti da Richtofen, ma alcuni dei loro proiettili danneggiano l’Albatros rosso che è costretto ad un atterraggio di emergenza.
A metà marzo 1917 Richtofen viene abbattuto per la seconda volta, vicino a Lens. Cinque Albatros attaccano quindici aerei inglesi.
L’aereo del Barone Rosso viene colpito nel serbatoio e Richtofen è nuovamente costretto ad un atterraggio di fortuna.
L’aprile del 1917 viene ricordato come il “Bloody April” dagli alleati, in quel mese lo Jasta 11 di Richtofen, a cui si è unito il fratello minore di Manfred, Lothar, e il giovanissimo cugino Wolfram, ottiene ben 89 vittorie, di cui 20 del solo Richtofen.


Il 2 di Luglio, con uno score di 56 aerei abbattuti, Richtofen viene ferito alla testa.
Durante uno scontro, Richtofen affronta il F.E.2 di Cunnell e Woodbridge. Il F.E.2 è armato con due mitragliatrici, sia il pilota che il mitragliere sparano sul rosso Albatros, che dopo averli sfilati scende rapido in spirale.
Per quanto colpito e quasi incosciente Richtofen riesce a planare sino al suolo. Il proiettile è penetrato nel cranio di Richtofen, e per quanto venga curato con le migliori tecniche che la medicina del tempo permetta, da quel momento continuerà a soffrire di dolorosissime emicranie.
Richtofen ritorna al fronte con il nuovo personalissimo (Fokker ne ha consegnato solo due esemplari, uno è il per i Barone e l’altro per Voss) triplano Fokker Dr.1.
Il suo score è salito a 60, e sino ad ora nessuno ha fatto meglio di lui.
Prima di Natale arriva la sua 64° vittoria e così Manfred ed il fratello Lothar si concedono una breve vacanza a caccia nella foresta di Bialowika.
Nuovamente sul fronte, tra marzo e aprile la falce del Barone miete altre 17 vittime (in verità il tenente D.E. Lewis, la sua 80° vittoria, esce con le proprie gambe dal relitto del suo aereo).
Il 21 aprile 1918 decollò dal campo di Cappy con altri nove piloti, fra cui suo cugino Wolfram von Richthofen, che era alle sue prime missioni di guerra: insieme incontrarono i Sopwith Camel della 209ª squadriglia della neoistituita Royal Air Force. Il giovane tenente canadese Wilfrid May vide che Wolfram von Richthofen restava, come lui, ai margini del combattimento aereo, e gli andò in caccia mettendosi in coda.
Accorgendosi che suo cugino era in pericolo, il Barone Rosso inseguì Wilfrid May, il quale, con la mitragliatrice inceppata, cercava di allontanarsi. Questa era di solito la sua tecnica abituale: cercare gli aerei in difficoltà e prenderli in caccia. Tuttavia stava sempre attento a non portarsi sulle linee nemiche, ma quel giorno non prese questa precauzione. Forse era molto stanco o forse la battaglia aerea si era piano piano spostata a ovest, sulle linee alleate. Vedendo il triplano di Manfred von Richthofen in procinto d’attaccare May, il capitano Arthur Roy Brown, altro pilota canadese, decise a sua volta di attaccare il Barone Rosso.
Ben presto i tre aerei si ritrovarono a bassissima quota sulla terra di nessuno che separava i due fronti. Richthofen desistette dall’inseguimento, ma sembra che avesse calcolato male la sua posizione per cui, quando fece la virata per tornare indietro, sorvolò una delle zone più munite del fronte della Somme. Colpito da proiettili provenienti dalle trincee, il triplano atterrò intatto in una zona controllata dagli australiani. Alcuni testimoni oculari raccontarono che von Richthofen era già morto, riverso sulla cloche, altri che sopravvisse ancora alcuni minuti prima di emettere un ultimo sospiro.


Un caccia inglese lasciò cadere sul campo-base tedesco di Cappy il seguente messaggio: “AL CORPO D’AVIAZIONE TEDESCO. Il capitano barone Manfred von Richtofen è stato ucciso in battaglia il 21 aprile 1918 e seppellito con tutti gli onori militari”.
Il capitano Brown, ritenuto uno dei possibili abbattitori del Barone Rosso, non rivendicò mai ufficialmente la vittoria; recenti ricerche ne attribuiscono l’abbattimento al sergente mitragliere Cedric Popkin oppure all’artigliere Robert Buie o all’artigliere “Snowy” Evans, tutti della contraerea australiana parte della 1st AIF. ichthofen avrebbe compiuto, da lì a undici giorni, ventisei anni di età.
Richtofen fu sepolto dagli inglesi con un funerale degno di un eroe, la sua bara fu salutata dalla rituale salva di fucileria e la cerimonia fu identica a quella riservata agli alti ufficiali inglesi Le sue spoglie furono ospitate nel cimitero del villaggio di Bertangles, vicino ad Amiens. Finita la guerra, nel 1919 furono traslate nel Cimitero Militare Tedesco di Fricourt, sulla Somme. Il 16 novembre 1925 il feretro del Barone Rosso attraversò il Reno e fu accolto da una folla raccolta a Kehl, gli furono tributati grandi funerali di Stato e fu seppellito insieme ai più grandi eroi tedeschi nell’Invalidenfriedhof a Berlino.
Dopo la seconda guerra mondiale, questo cimitero si ritrovò nel settore Est di Berlino: allora la famiglia, temendo che la tomba non venisse più curata, chiese e ottenne, nel 1976, la traslazione delle spoglie a Wiesbaden, nella cappella di famiglia, vicino a sua madre e sua nonna.




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