Che splendida serata! Non si può iniziare che con questa frase qualunque commento sulla straordinaria prestazione della nazionale italiana di oggi.
Eliminare i campioni in carica della Spagna è stata un’impresa straordinaria, ovvero quello che Conte aveva affermato nella conferenza stampa del prepartita. Quasi profetico il Mr. di Lecce, ma solo lui conosce quanto valgono i suoi ragazzi, sa quello che può chiedere loro e sa quanto loro possono dargli in cambio. È stata la vittoria del gruppo, della dedizione, della concentrazione massima, del lottare su ogni pallone e dell’aiutare il compagno in difficoltà. Una vera e propria lezione di tattica e di gioco a chi fino a due anni dominava il calcio mondiale, ma che ormai è avviato a chiudere un ciclo. Ma questi non sono più nostri problemi!
Italia e Spagna si affrontano a Saint Denis con le formazione largamente preannunciate. Senza Candreva infortunato, Florenzi a destra per il resto confermati gli altri dieci che hanno sconfitto il Belgio. Per la Spagna l’undici che ha sempre giocato nelle precedenti partite con Morata unico terminale offensivo. Pronti via e si scatena il diluvio. Un acquazzone di un quarto d’ora che sembra un fosco presagio. Ma così non è. L’Italia è perfetta nei sui movimenti, nel coprire il campo e chiudere nell’angolo gli spagnoli che nei primi minuti non ci capiscano veramente niente. Nel primo quarto d’ora contiamo almeno tre occasioni da rete con De Gea costretto a superarsi per mantenere la porta imbattuta.
Finisce di piovere, ma il cielo sopra la roja continua ad essere di un colore plumbeo. Gli azzurri continuano a martellare, sembrano la prosecuzione di Conte che dalla panchina li guida senza smettere mai un attimo di gridare. La Spagna mette la testa fuori solo una volta, ma Chiellini spazza in angolo un pericoloso cross di Jordi Alba. La squadra azzurra ha preparato la partita in maniera inappuntabile. La Spagna fa il suo solito palleggio ma lentissimo, con l’Italia che pressa come raramente si è visto. Manca solo la rete a questa nazionale. E il gol arriva sempre quando meno te lo aspetti. Al 33° punizione dal limite servirebbe Pirlo, ma è negli States, infatti sulla palla si accende un capannello azzurro che dura circa un minuto per decidere chi debba tirare. Alla fine si incarica del tiro Eder che lascia partire una conclusione forte e tesa che De Gea respinge corto, si avventa sulla palla Giaccherini, ma De Gea riesce ancora respingere, ma proprio sui piedi di Chiellini che a porta vuota insacca. 1-0 strameritato!
La Spagna ha una timidissima reazione, ma siamo noi ad avere un’occasione colossale con Giaccherini che si vede deviare da De Gea una conclusione che sarebbe finita nel sette. Si va al riposo con un 1-0 che ci va strettissimo. La ripresa si apre con Aduriz al posto di Nolito. Il neo entrato si porta al centro dell’attacco e Morata va a sinistra. La Spagna incomincia a prendere campo; piano piano ci schiacciamo troppo sulla nostra area. A peggiorare la situazione Conte si vede costretto a sostituire De Rossi, fino a lì monumentale nella sua posizione davanti alla difesa, per una dolorosa botta. Al suo posto il sempre discusso Motta: siamo ancora al 53° e il fischio finale è ancora lontanissimo. Ma due minuti dopo ci divoriamo l’ennesima occasione di raddoppiare. Pellè nel cerchio di centrocampo assiste Eder che lanciato in velocità si beve letteralmente il suo diretto marcatore, ma quando il 2-0 sembra ad un passo, ancora De Gea gli nega la gioia chiudendo benissimo in uscita.
La partita ora si fa anche spigolosa; gli spagnoli non ci stanno e incominciano anche ad usare le maniere forti, con un arbitro che ogni tanto chiude un occhio. La pressione rossa però sale e noi non riusciamo più né a tener palla né a far salire la squadra. Motta non è all’altezza di De Rossi sia nel tamponare che nel dettare i tempi in uscita e soffriamo anche un ovvio calo fisico, dopo aver corso come forsennati per settanta minuti. Fabregas sfiora il palo con una bella conclusione dal limite e subito dopo Buffon è costretto ad uscire coi pugni per sventare una pericolosa giocata. Ormai siamo sotto assedio. Due conclusioni da lontano di Piquè e di Iniesta trovano sempre prontissimo Buffon. Conte mette dentro Insigne all’80° per tentare di colpire in ripartenza e anche per tenere un po’ palla.
Ora le squadre sono lunghissime. L’Italia è sulle gambe, ma il cuore e la testa sopperiscono all’assenza di ossigeno. A cinque dal termine Insigne se ne va palla al piede, ma la sua conclusione dal limite è centrale e facile per De Gea. Ormai siamo ai titoli di coda. Del Bosque le prova tutte anche Piquè centravanti come nel calcio di qualche era geologica fa, quando si metteva lo stopper centravanti. E per poco la mossa non funziona! Cross in area per il lungagnone catalano, Barzagli sfiora solamente, ma la palla arriva lo stesso a Piquè che a tu per tu con Buffon costringe il nostro portierone ad una parata stratosferica. E come sempre il primo comandamento del calcio si materializza. Gol sbagliato gol subito. Insigne allarga il gioco per Darmian, l’esterno da poco entrato mette in mezzo e Pellè confeziona il raddoppio in mezza rovesciata proprio come aveva fatto contro il Belgio. È l’apoteosi! Conte si lancia addirittura sopra la panchina, mentre i suoi ragazzi esultano per la splendida realizzazione. 2-0 e fischio finale.
Impossibile dire chi sia stato il migliore. Gli azzurri sono stati tutti perfetti. Fantastica la scena di tutta la panchina abbracciata che salta e canta quando ancora mancavano dei secondi alla fine. È il segno di un gruppo unico che il suo condottiero Conte ha forgiato nell’acciaio. Finalmente non si parlerà più di vittoria del catenaccio o dello stellone italiano, ma si dovrà parlare di vittoria del gioco e dell’organizzazione. E ora la Germania senza paura e senza timore. Dopo i campioni di Europa i campioni del Mondo in questo folle tabellone che ci è capitato, che sembra un tappone dolomitico dove superata una montagna ce ne si trova davanti una ancora più alta da scalare. Aspettiamo con ansia sabato sera, perché questa nazionale partita tra lo scetticismo e la sfiducia generale ha ormai conquistato tutti.
In conclusione un plauso alla splendida favola dell’Islanda che stasera ha sconfitto i maestri del calcio inglesi. Questa piccola isola si è permessa il lusso di estromettere dalla manifestazione gli inventori del calcio con una prestazione incredibile. Senza talenti e senza giocatori di prestigio, l’Islanda è l’ode all’organizzazione e alla mutua assistenza fra compagni, dove non arriva uno c’è sempre il suo compagno a coprire. L’Inghilterra non ha cavato un ragno del buco per tutto la partita costruendo una sola azione da gol, oltre al rigore del vantaggio. Spettacolo in campo e spettacolo sugli spalti dove l’armata blu dei sostenitori islandesi è veramente uno spettacolo nello spettacolo. Ora la favola continua e la piccola Islanda si troverà di fronte la favorita Francia. Noi faremo tutti il tifo per i piccoli grandi islandesi.
Pierfrancesco Bonanno