Calcio – Serie A – Storia del quinto scudetto bianconero

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Il calcio è sport ma anche spettacolo, a volte creatore di emozione, altre di violenza, altre ancora di suspance. Vi sono compagini come quelle di Guardiola, giocatori come Messi, arbitri di valore internazionale e presidenti e direttori sportivi sempre alla ricerca di talenti. In Italia l’esempio di squadra vincente ha da 5 anni lo stesso nome: Juventus. Un gruppo unito, forte e che quando ha avuto difficoltà è stato in grado di guardarsi negli occhi e rialzarsi sino alla rimonta entusiasmante che l’ha portata allo scudetto. Dal gol di Nainggollan che ha dato la certezza matematica alla Juventus della vittoria del campionato, si è detto scritto e letto un po’ di tutto sulla compagine bianconera. Dai classici festeggiamenti a Piazza San Carlo, sede storica delle feste del tifo bianconero, alla classifica dei migliori giocatori della stagione, allo strapotere nei confronti del resto delle squadre italiane, alle differenze tra la Juve di Conte e quella di Allegri, fino alla diatriba se gli scudetti siano veramente 32 o 34, per finire con le solite polemiche sugli aiuti degli arbitri e del fantomatico palazzo rinvigoriti addirittura dal “divino” Maradona. Come sempre nella vittoria di uno scudetto ci sta tutto questo, ma per capire il vero perché del dominio juventino in questo e negli ultimi cinque anni di campionato, a mio avviso la cosa più giusta è guardare indietro alla storia di questa squadra.

Alla Juventus vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. La celebre frase di Giampiero Boniperti e il vero e proprio motto di questa società, sono le fondamenta della squadra bianconera, è la scintilla che ha permesso ai bianconeri di superare lo tsunami Calciopoli, la retrocessione in serie B e le deludenti stagioni dopo il ritorno in serie A. Con l’arrivo di Andrea Agnelli la squadra ha ritrovato il suo DNA vincente e quelle motivazioni che l’hanno fatto diventare la prima squadra d’Italia. Senza una presidenza forte e competente nessuna società può aspirare ad una qualsiasi vittoria, cosa che era mancata nel precedente quinquennio juventino. Accanto ad Agnelli l’altro artefice della rinascita è senza dubbio il DG Giuseppe Marotta fortemente voluto dalla presidente e autore dei principali colpi di mercato juventini che han fatto la fortuna di queste stagioni. Terzo tassello della rinascita bianconera fu l’ingaggio di Mr. Conte che ebbe il merito di costruire un gruppo con delle solide competenze di gioco abbinate ad una determinazione ai limiti della ferocia.

Una volta che tutte queste componenti si sono andate via via consolidando, la Juventus ha intrapreso il suo cammino vincente di cinque anni che per ora non sembra avere rivali all’orizzonte. In questo lustro anche il cambio di allenatore e la partenza di alcuni elementi chiave come Del Piero, Pirlo, Tevez, Vidal, solo per citare i più importanti, non ha minimamente intaccato le qualità della rosa, né la determinazione nella ricerca della vittoria. Mai come quest’anno la corazzata bianconera ha dimostrato tutto il suo valore sia dal punto di vista tecnico che dal punto caratteriale. Una qualsiasi altra squadra che dopo dieci giornate si trovava in 12° posizione con undici punti dalla Roma allora capolista, avrebbe mollato. Dopo quattro scudetti consecutivi e una Champions ancora da giocare, un calo di motivazioni verso il campionato sarebbe stato naturale.

Ma è proprio nel momento più basso degli ultimi cinque anni, che sono usciti fuori gli uomini e il carattere che compongono questa squadra. I “vecchi senatori”, su tutti uno straordinario Buffon e un sorprendente Evrà, han fatto capire al resto della squadra quali sono i valori e gli obiettivi che animano questa società fin dall’inizio della sua fondazione, cosa vuol dire essere la Juventus e portare questa maglia. Da quella sera a Reggio Emilia è incominciata la marcia trionfale per la conquista del quinto scudetto consecutivo. Una rimonta inarrestabile che ha sorpreso tutti, addetti ai lavori, tifosi, avversari, ma non la Juventus che sapeva di possedere le doti per rimontare e per agguantare il quinto scudetto consecutivo.

L’analisi tecnica di una simile vittoria, non può che partire dall’architetto che assembla giorno dopo giorno le sua squadra, ovvero Massimiliano Allegri. L’inizio del tecnico livornese è stato a dir poco traumatico: tra partenze di campioni, infortuni in serie, giovani da inserire, errori di valutazione su alcuni giocatori e scelte tecniche sbagliate, il Mr. è andato veramente vicino a lasciare la panchina bianconera. Ma Max è stato bravo a tornare sui suoi passi, ovvero a tornare agli schemi dell’anno scorso, abbandonando velleità di trequartista e di cambi modulo, per tornare a quel 3-5-2 che ormai questa squadra sa a memoria. Dando certezze alla squadra il mister è riuscito a far inserire i nuovi acquisti facendoli rendere come all’inizio non si sarebbe mai pensato. L’inserimento di Dybala è stato un vero colpo da maestro, ma i risultati ottenuti con Alex Sandro e nel finale di stagione con Rugani, fanno capire lo spessore di questo allenatore, che forse non farà il gioco più appassionante della serie A, ma che sa gestire il materiale umano a sua disposizione come nessun altro.

Sicuramente questo verrà ricordato come lo scudetto di Gigi Buffon. Il metterci la faccia sempre, soprattutto nei momenti più difficili, sia nello spogliatoio sia con stampa e media, e le sue prestazioni in campo hanno quasi dell’incredibile per uno sportivo di 38anni, il tutto coronato dal record di imbattibilità di 973 minuti che resterà per sempre nella storia del calcio. Gigi è stata la vera anima di questa squadra e lo si può definire tranquillamente la vera bandiera della Juventus, sia per la sua lunga militanza, ma soprattutto per essere rimasto in serie B da campione del mondo, quando le squadre di mezza Europa facevano la fila per poterlo ingaggiare. Il rigore parato negli ultimi minuti contro la Fiorentina è la firma in calce ad una delle più belle stagione di questo ragazzo di quasi 40 anni, un vero patrimonio per tutto lo sport italiano.

La forza incredibile di questa squadra sta anche nella profondità della rosa. Mai come quest’anno gli infortuni sono stati moltissimi, su tutti quello di Marchisio della scorsa settimana, ma chiunque sia stato chiamato in causa ha sempre risposto presente. I gol di Dybala, le chiusure di Barzagli, il temperamento di Bonucci, la determinazione di Mandzukic, l’esperienza di Khedira e di Evrà, il talento di Pogbà, la corsa di Lichtsteiner, il carattere di Chiellini, la polivalenza di Marchisio, l’imprevedibilità di Cuadrado, per parlare dei giocatori più impegnati, ma se si pensa che questa squadra ha vinto lo scontro diretto col Napoli con un gol di Zaza, la quarta punta del parco attaccanti, si capisce quanto è completa questa rosa.

Per il futuro ora si deve finalmente centrare l’obiettivo Champions League. La stagione scorsa la finale persa di pochissimo contro i fenomeni del Barcellona, quest’anno la sconfitta solo ai supplementari col Bayern Monaco, praticamente le due squadre più forti di questi ultimi anni. Manca poco per raggiungere il massimo anche in Europa e coronare il cammino iniziato. Per questo servirà rinforzarsi prima di tutto confermando i campioni che già si hanno e pensando preventivamente a innestarne di nuovi per sostituire quelli che sono già avanti con gli anni. L’unica certezza che però abbiamo è che chiunque giochi con la maglia bianconera, avrà ben impressa la frase: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.”

 

Raffaele Dicembrino e Pierfrancesco Bonanno




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