Movienerd – “Tolo Tolo” pellicola di successo nel nome di Checco Zalone

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Tolo Tolo – Il 27 Dicembre scorso mi sono recato all’anteprima nazionale del film di Checco Zalone (Luca Medici) “Tolo Tolo”.

Si sentiva una certa tensione tra tanti colleghi di sinistra pronti a stroncare la pellicola dopo il trailer che tante polemiche aveva generato ma….

Già c’è un grandissimo “MA”! Zalone infatti ha “cucinat” tutti alla perfezione con una pubblicità pre-film che ha acceso gli animi e fatto gridare ( i soliti “buonisti”) al razzismo per poi presentare un film che narra ben altra cosa. Intendiamoci: chi si è affrettato a constatare che il film è pro immigrazione non ha capito nulla, Checco, ancora una volta prende in giro tutto e tutti dando una “sportellata” ed una “pacca sulle spalle” a tutto e tutti.

Tutti hanno tirato Zalone dalla loro parte. La destra, qualunque cosa significhi questa parola, ha gradito il trailer scorretto e bocciato la pellicola, troppo corretta. La sinistra, qualunque cosa significhi questa parola, ha gradito la pellicola corretta e bocciato il trailer scorretto.

Prima di addentrarmi nella trama e le curiosità sul film mi piace narrarvi il momento più interessante della conferenza stampa. Alla domanda della solita faziosa giornalista che chiedeva all’attore-regista pugliese se tutti avrebbero capito il film (andando a sottolineare la solita manfina inerente la superiorità degli intellettuali di sinistra sul resto della popolazione), Luca Medici ha risposto con una calma ed una puntualizzazione disarmante: “Cito De Gregori, io sono convinto che la gente sa benissimo dove andare, quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare”.

Non compreso da madre patria, Checco trova accoglienza in Africa. Ma una guerra lo costringerà a far ritorno percorrendo la tortuosa rotta dei migranti. Lui, Tolo Tolo, granello di sale in un mondo di cacao.

Zalone ci racconta l’Africa e l’immigrazione attraverso gli occhi del solito Checco, cialtrone dal cuore d’oro. Con mano leggerissima si prende gioco di tutti gli stereotipi, sia di quelli “scorretti” sia di quelli “corretti”. E se voleva lanciare un messaggio, ma non credo a giudicare dalla inconsistenza “ideologica” della sceneggiatura, forse è riassumibile nell’immagine in cui i manifestanti pro e contro l’immigrazione si trovano fianco a fianco al porto, diventando quasi indistinguibili.

Ci sono stoccate azzeccate al giornalista impegnato, che si rivela un ipocrita; alla classe politica italiana.

Zalone poi riesce nel miracolo di mettere in scena il naufragio di un barcone senza precipitare nella pornografia del dolore. Non è poco. Ma neppure tanto. Perché Zalone sembra fin troppo consapevole di maneggiare un tema esplosivo e quindi dove potrebbe affondare il colpo, a destra come a sinistra, fa un passo indietro (le allusioni al fascismo e quelle al terrorismo islamico restano tali). Solo in una Italia lacerata un film innocuo come questo poteva sembrare rivoluzionario, in un senso e perfino in quello opposto.

“Checco Zalone ha riunito gli italiani dentro le sale cinematografiche”, commenta con soddisfazione Pietro Valsecchi, produttore del film: “Un risultato incredibile che mi rende ancora più felice perché premia l’opera prima di Checco come regista, una scommessa vinta non solo per gli incassi ma anche per la riuscita del film, che ha saputo divertire ed emozionare grandi e piccoli al di là di ogni divisione ideologica. Il nuovo decennio inizia bene per il cinema italiano grazie a questa iniezione di fiducia e di incassi che ricadono su tutto il sistema cinematografico”.

“Tolo Tolo è il quinto film di Checco che produco ed è il primo che lo vede anche nel ruolo di regista. Si tratta di un debutto dietro la macchina da presa che ho fortemente voluto; ora a film finito, posso dire che non solo non si è trattato di un salto nel vuoto, ma di un passaggio doveroso nella carriera di un artista completo come Checco. È un film che manifesta, oltre al suo inarrivabile talento comico e musicale, anche quelle qualità che in un regista fanno la differenza: la composizione della scena, il lavoro con gli attori, l’attenzione ai dettagli che vedrete nel film lo rendono l’opera di un vero regista. E queste qualità Checco le ha messe in mostra in un progetto molto ambizioso, di estrema complessità sia artistica che produttiva, e che proprio per questo motivo ha avuto una lunghissima gestazione. Checco infatti si è costruito addosso ogni scena, in maniera direi sartoriale, portando questa sua visione dalla pagina scritta al set e poi al montaggio.

E quello che ne è uscito è un film al cento per cento suo, con il suo sguardo unico sulla realtà e il suo stile inimitabile di racconto.

È stato un lavoro molto lungo (quasi nove mesi dal primo ciak in Kenya a gennaio all’ultimo a

Roma a settembre, con molte pause in mezzo), complesso (molte settimane di riprese in Kenya e

nel deserto del Marocco, ma anche a Malta e in tante città italiane, con tantissime comparse), che

non sarebbe stato possibile realizzare senza il grande lavoro di tutto il reparto di produzione che

merita un grazie per l’impegno e l’energia che ha messo in ogni momento. Ora che il set è chiuso

posso dire che valeva la pena aspettare quattro anni per avere un film così, un’opera importante

in cui Checco dimostra ancora una volta un talento davvero unico”.

E Zalone cos’altro dice del suo film?

Si ride e molto, ma con meno spensieratezza e più sentimento, rispetto agli altri miei film” ha sottolineato l’attore pugliese.

L’attore ha inoltre fatto notare che la pellicola non va in alcun tipo di direzione politica attraverso queste dichiarazioni che non lasciano alcun dubbio: “È un film che non può essere definito nè di destra nè di sinistra”. .

Anche negli altri film qualcuno si è arrabbiato, ormai ci convivo – spiega riferendosi alle polemiche – Non puoi fare qualcosa che lasci indifferenti, sarebbe stato peggio se avesse lasciato indifferenti. Il tema è caldo, non è un film di impegno civile ma sono andato a parlare di questo argomento con il mio sguardo e la mia visione che non sto a commentare perché trovo terribile autorecensirsi.

Ma com’è l’italiano medio? “Concentrato su se stesso, che veste grandi griffe, che non avverte ciò che sta accadendo intorno a lui e si trova intorno agli immigrati a fare il viaggio con loro – spiega – “Immigrato” fa canticchiare la gente, perché ci si concentra solo sui temi, sul testo, sul razzismo o meno e nessuno ha detto che la canzone è orecchiabile e radiofonica. Ora Toto Cutugno e Celentano mi denunciano per plagio, quello è il tipo di canzone che mi ha cresciuto”.

Checco Zalone ha raccontato così il viaggio affrontato: “Incredibile. A partire dalla durata, un anno e mezzo tra scrittura e riprese. Non ho visto l’inverno per due anni, ero in Kenya, con 50 gradi. Mi sono rimaste dentro le emozioni del viaggio. L’incontro con un bambino in un villaggio, Nassor Said Birya. Era tra quelli che si avvicinavano per chiederti le caramelle, ma era il più vispo, il più brillante. Aveva gli occhioni e il fare dell’attore. Ho tirato fuori il telefonino, ho trovato per caso un interprete e con quel bambino ho provato la scena in cui vende Dolce e Gabbana. All’inizio non sapeva neanche quel che diceva. Alla fine del film ho capito una delle cose più importanti dell’essere regista: saper scegliere una faccia. In quel caso ci sono riuscito!”

Se vi state chiedendo qual è il significato di Tolo Tolo, siete nel posto giusto! Un curioso aneddoto sul set ha dato il nome a Tolo Tolo di Checco Zalone. Come molti di voi sapranno, questo film segna anche il debutto alla regia del comico barese.

Durante le riprese, il titolo del film non era ancora stato deciso e si stava girando in Africa. Zalone per il cast ha scelto molti attori del luogo, anche inesperti come il dodicenne Nassor Said Birya. In una scena, Zalone, nelle vesti di regista, ha detto al ragazzo di nuotare da solo e Nassor, per comunicare al regista di aver capito l’indicazione, ha ripetuto nel suo italiano Tolo Tolo, volendo dire solo solo. Ecco cosa vuol dire Tolo Tolo, il significato del titolo del film di Checco Zalone è legato a un aneddoto simpatico e tenero sul set.

Tolo Tolo è inarrestabile: già al debutto ha infranto ogni record di incassi nella storia del cinema italiano, sfiora i 30 milioni di euro (29.967.803 euro) in cinque giorni di programmazione nelle sale (ben 1285 monitorate da Cinetel, con 21,1 milioni rastrellati nel week end). Ma per gli italiani che film è? Un sondaggio Noto sentenzia: Tolo Tolo, per gli italiani è solo un film comico. È di destra. No è di sinistra. È per i porti chiusi. No è a favore dell’accoglienza. Il 35% degli italiani ha ammesso di aver parlato del film nelle discussioni di fine e inizio anno, tra una portata e l’altra. Per il 67% degli intervistati il film non esprime alcuna posizione politica ma è semplicemente da prendere come una performance comica. Solo il 17% pensa che Zalone abbia invece voluto veicolare un messaggio politico attraverso il film.

Tolo Tolo era stato anticipato da un trailer che aveva fatto molto discutere. Il sondaggio Noto rivela che il 40% degli italiani lo ha visto. E anche qui la maggioranza degli intervistati (70%) afferma di non aver percepito alcun messaggio politico nè favorevole nè contrario al tema dell’immigrazione. Di più: per il 77% non rappresenta affatto un’offesa nei confronti degli immigrati. Anzi, il 75% dichiara di averlo trovato divertente.

Il bla bla che ha accompagnato l’uscita del film e che è esploso subito dopo viene spiegato così da Antonio Noto, direttore dello studio omonimo: “Gli italiani assegnano al cinema una maggiore reputazione nel comunicare rispetto alla classe politica”. Infatti, per il 61% il cinema può fare molto di più della politica in questo senso. Anche se per quanto riguarda il tema dell’immigrazione, gli italiani si dividono: il 48% ritiene che non si possa parlare liberamente dell’argomento mentre il 42% la pensa diversamente




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