Acs: in continuo aumento le persecuzioni religiose nel mondo

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ACS – In 26 Paesi del mondo la libertà religiosa è soffocata dalla persecuzione. L’inquietante allarme giunge da fonte sicura ed è affermata dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021, pubblicato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e giunto alla sua XV edizione.
Lo scacchiere della terra proposto nel Rapporto si tinge di rosso e d’arancione. Non per indicare aree di restrizione per il Covid ma per segnalare le violazioni che aumentano per il diffondersi del “virus” della violenza sulla libertà di esercitare la propria fede.
Un “virus” capace di uccidere e ferire, nel corpo e nell’anima. Dal rapporto emerge che in un Paese su 3 viene violata la libertà di religione. E se nel precedente rapporto, erano 38 i Paesi con violazioni, oggi sono ben 62. Si calcola che circa il 67% della popolazione mondiale, cioè 5,2 miliardi di persone, viva in Paesi dove vi sono gravi restrizioni. L’aggravamento soprattutto in Africa per il moltiplicarsi del terrorismo jihadista. “Lo scopo è di creare un sedicente califfato transcontinentale”, afferma il direttore di Acs-Italia, Alessandro Monteduro. A questo continente appartengono 7 dei 9 Paesi che si sono aggiunti per la prima volta alla lista: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Mali e Mozambico. Due sono asiatici: Malesia e Sri Lanka. Dal Burkina Faso si collega monsignor Laurent Dabiré, vescovo di Dori in Burkina Faso e presidente della Conferenza episcopale locale e del Niger, per testimoniare un fenomeno di massacri di civili e distruzione, che prima non conosceva il Paese a cui appartiene la sua diocesi. li jihadisti, poi, si servono sempre più delle reti, tra web e social, per cercare nuovi affiliati e pianificare le loro azioni: “il cyber-califfato, in espansione a livello globale, è divenuto ormai uno strumento consolidato”, si legge nel Rapporto.


Un virus che nel mondo uccide e ferisce anche per mano di regimi autoritari. O di nazionalismi etno-religiosi e il riferimento che Monteduro fa, in questo senso, è a Paesi come India, Nepal, Myanmar o Thailandia. Quando le minoranze religiose rischiano di essere cittadini di “serie B”. Tra i vari focus di approfondimento proposti, non solo quello sulla pandemia con l’evidenza di alcune minoranze discriminate negli aiuti, ma anche sull’abuso della tecnologia digitale con la sorveglianza di massa attraverso intelligenza artificiale e sistema di riconoscimento facciale. Un fenomeno, questo, “evidente soprattutto in Cina”. Presa in considerazione anche quella “persecuzione educata” che si registra in Occidente. Un ospite particolare è intervenuto alla presentazione via web della quindicesima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, A sorpresa, dal Canada dove oggi vive con la famiglia, si è collegata, Asia Bibi, che ha ripercorso il suo calvario specie raccontando delle sue due figlie che nel 2009, quando venne arrestata, avevano 8 e 9 anni, una di loro con disabilità a livello fisico e ritardo mentale e oggi adolescenti. Lontane dalla mamma per tanto tempo, hanno subito chiaramente dei traumi, spiega Asia Bibi, la cui voce risuona con fermezza nel chiedere una revisione della legge sulla blasfemia, e se fosse possibile un’abolizione. La definisce “una spada” che colpisce musulmani, cristiani e altre minoranze. Così come punta l’attenzione sul dramma in Pakistan delle minorenni cristiane rapite, violentate, convertite con la forza e costrette a matrimoni forzati. Annuncia, quindi, che verrà presto a Roma e esprime gratitudine a Papa Francesco e a Benedetto XVI per il sostegno ricevuto negli anni e per le preghiere, auspicando anche di poterli incontrare. Il suo “grazie” si allarga poi a tutti quelli che si sono impegnati per la sua liberazione.


Il suo pensiero va anche a Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze, e al governatore del Punjab, Salman Taseer, musulmano, che manifestando la propria opposizione alla legge sulla blasfemia vennero entrambi uccisi nel 2011. Ad intervenire anche Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di Acs Internazionale, Alfredo Mantovano, presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia, e il professor Shahid Mobeen, Fondatore dell’Associazione Pakistani cristiani in Italia. Arriva, dunque, l’accorato appello a non ignorare i tanti perseguitati per la fede. Ricordando, come fa il cardinale Mauro Piacenza, presidente di Acs Internazionale, che la via della pace passa per il rispetto di questo diritto fondamentale.


Papa Francesco porta costantemente all’attenzione della comunità internazionale il fenomeno delle violenze anticristiane. Violenze spesso non riportate dai media – afferma il Papa – e a volte compiute “col silenzio complice di tante potenze” che potrebbero fermarle (Messa a Santa Marta 7 settembre 2015). Anche le denunce di Papa Francesco sono spesso passate sotto silenzio: eppure sin dall’inizio del suo Pontificato ha parlato delle persecuzioni contro i cristiani di oggi. In una delle sue prime Messe a Santa Marta ha detto: “Per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno” (Messa a Santa Marta 6 aprile 2013). “Oggi la Chiesa – osserva Francesco – è Chiesa di martiri”, “martiri nascosti” di tutti i giorni, di cui non conosciamo i nomi, che soffrono nelle carceri o vengono calunniati e perseguitati per rimanere fedeli a Gesù: “Loro soffrono, loro danno la vita e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza” (Messa a Santa Marta 21 aprile 2015).




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