Cei: assurde le scelte di investire in armi anziché in agricoltura

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CEI – Al centro del Messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 72ma Giornata Nazionale del Ringraziamento, in programma il 6 novembre 2022, i temi della custodia del creato, della legalità e delle agromafie.

Le scelte assurde di investire in armi anziché in agricoltura fanno tornare attuale il sogno di Isaia di trasformare le spade in aratri, le lance in falci”. È quanto affermano i vescovi italiani nel messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 72.ma Giornata Nazionale del Ringraziamento, incentrato sul tema “Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto (Am 9,14). Custodia del creato, legalità, agromafie”. Nel documento si ricorda che “all’interno dell’attività agricola si infiltra un agire che crea grandi squilibri economici, sociali e ambientali”. Ed è ormai ampiamente documentata in alcune regioni italiane “l’attività fiorente delle agromafie, che fanno scivolare verso l’economia sommersa anche settori e soggetti tradizionalmente sani, coinvolgendoli in reti di relazioni corrotte”.

Sono esempi di degrado “il riciclaggio di denaro sporco o l’inquinamento dei terreni su cui si sversano sostanze nocive, il fenomeno delle ‘terre dei fuochi’ che evidenziano i danni subiti dagli agricoltori e dall’ambiente, vittime di incendi provocati da mani criminali”. Nelle imprese “catturate da dinamiche ingiuste” si rafforzano poi comportamenti “che minacciano ad un tempo la qualità del cibo prodotto e i diritti dei lavoratori coinvolti nella produzione”. Si tratta di strutture di peccato “che si infiltrano nella filiera della produzione alimentare: si pensi alle forme di caporalato, che portano a sfruttamento e talvolta alla tratta, le cui vittime sono spesso persone vulnerabili, come i lavoratori e le lavoratrici immigrati o minorenni, costretti a condizioni di lavoro e di vita disumane e senza alcuna tutela”.

Nel documento viene presa in esame, in particolare, una relazione fondamentale: quella “tra cura del creato e giustizia”. “La terra è creata ed affidata all’umanità come un giardino”: l’immagine biblica – sottolineano i vescovi italiani – esprime “la bellezza del creato e suggerisce il compito degli uomini di esserne i custodi e i coltivatori, con la responsabilità di trasmetterlo alle generazioni future”. “L’esperienza del peccato incrina la relazione all’interno dell’umanità e con la casa comune del creato: la Scrittura non manca di denunciare chi calpesta la dignità dell’altro, attraverso un uso ed un commercio iniquo di beni che sono invece destinati a tutti. In modo particolare è il profeta Amos che denuncia questa situazione: mercanti disonesti falsano le bilance e ingannano sulle unità di misura, per fare guadagni iniqui a svantaggio di chi lavora con onestà e dei poveri. Riescono persino a vendere lo scarto del grano”. L’ingiustizia che ha devastato il lavoro dell’uomo e ne ha calpestato la dignità “è destinata ad essere sconfitta: laddove si custodisce il legame con il Creatore, l’uomo mantiene viva la sua vocazione di custode del fratello e della casa comune”.

Nel messaggio si sottolineano anche l’importanza della denuncia e il valore della testimonianza. “La Chiesa continua a denunciare le forme di corruzione mafiosa e di sfruttamento dei poveri e vuole mantenere le mani libere da legami con i poteri di agromafie invasive e distruttive. Purtroppo, le terre inquinate sono frutto anche di silenzi omertosi e di indifferenza”. “La Chiesa incoraggia e sostiene tutte le aziende agricole esemplari nella legalità. Una testimonianza così preziosa vale tantissimo: arricchisce il tessuto relazionale di un territorio e forma coscienze libere. Non ha prezzo un’economia che si alimenta di giustizia e trasparenza”.




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