Enciclica Giovanni Paolo II – Redemptor Hominis, dedicata a Cristo Redentore dell’uomo

317

Redemptor Hominis – Il 4 marzo 1979 – prima domenica di Quaresima – Papa Giovanni Paolo II pubblicava la sua prima enciclica “Redemptor Hominis”, dedicata a Cristo Redentore dell’uomo. Dopo questa enciclica Giovanni Paolo II pubblicherà altre 13 encicliche. Era dal 1968 – con l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI – che un Papa non pubblicava una enciclica.

L’enciclica appare quasi come un manifesto programmatico del pontificato, se si tiene presente che il Papa era stato eletto neanche cinque mesi prima.

Già nelle prime righe dell’enciclica il Papa guarda al futuro, all’anno 2000: “Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia. A Lui si rivolgono il mio pensiero ed il mio cuore in questa ora solenne, che la Chiesa e l’intera famiglia dell’umanità contemporanea stanno vivendo. Questo tempo, nel quale Dio per un suo arcano disegno, dopo il prediletto Predecessore Giovanni Paolo I, mi ha affidato il servizio universale collegato con la Cattedra di San Pietro a Roma, è già molto vicino all’anno Duemila. Per la Chiesa, per il Popolo di Dio, quell’anno sarà l’anno di un gran Giubileo. Ci stiamo ormai avvicinando a tale data che ci ricorderà e in modo particolare rinnoverà la consapevolezza della verità-chiave della fede, espressa da San Giovanni agli inizi del suo Vangelo: il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

Ricordando l’impegno di Giovanni XXIII e di Paolo VI, Giovanni Paolo II ribadisce poi l’importanza della via che conduce all’unità dei cristiani: “dobbiamo, pertanto, ricercare l’unione senza scoraggiarci di fronte alle difficoltà, che possono presentarsi o accumularsi lungo tale via; altrimenti, non saremmo fedeli alla parola di Cristo, non realizzeremmo il suo testamento”.

Il Papa venuto dalla Polonia non lesina poi critiche a quei regimi – come quello polacco – che hanno posto limiti alla libertà religiosa: “la limitazione della libertà religiosa delle persone e delle comunità non è soltanto una loro dolorosa esperienza, ma colpisce innanzitutto la dignità stessa dell’uomo, indipendentemente dalla religione professata o dalla concezione che esse hanno del mondo. La limitazione della libertà religiosa e la sua violazione contrastano con la dignità dell’uomo e con i suoi diritti oggettivi”.

L’uomo – scrive ancora Giovanni Paolo II – è “via della Chiesa” e “la Chiesa del nostro tempo deve essere, in modo sempre nuovo, consapevole della di lui situazione. Deve cioè essere consapevole delle sue possibilità, che prendono sempre nuovo orientamento e così si manifestano; la Chiesa deve, nello stesso tempo, essere consapevole delle minacce che si presentano all’uomo. Deve essere consapevole, altresì, di tutto ciò che sembra essere contrario allo sforzo perché la vita umana divenga sempre più umana, perché tutto ciò che compone questa vita risponda alla vera dignità dell’uomo. In una parola, dev’essere consapevole di tutto ciò che è contrario a quel processo”.

 

Ma andiamo nei dettagli dell’enciclica.

 

Redemptor Hominis (in italiano Il Redentore dell’uomo) è la prima enciclica scritta da papa Giovanni Paolo II.

In essa, che costituisce quasi un manifesto del suo pontificato, egli indica come priorità l’analisi dei problemi dell’uomo contemporaneo; le soluzioni che essa propone vogliono partire da una profonda comprensione della persona umana alla luce della Rivelazione cristiana.

 

Contenuti

L’indice della Redemptor Hominis (RH) è così strutturato:

 

I – Introduzione (n. 1-6)

II – Il mistero della redenzione (n. 7-12)

III – L’uomo redento e la sua situazione nel mondo contemporaneo (n. 13-17)

IV – La missione della chiesa e la sorte dell’uomo (n. 18-22)

 

Introduzione

L’enciclica esamina i maggiori problemi su cui il mondo si stava confrontando in quel periodo. Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato durante una fase di crisi interna della Chiesa cattolica. Egli vi allude nell’introduzione, dichiarando comunque la sua convinzione che anche tante energie positive siano all’opera nella Chiesa, per cui “questa nuova «ondata» della vita della Chiesa” è “ben più potente dei sintomi di dubbio, di crollo e di crisi” (RH 5).

 

La Redemptor Hominis afferma che la soluzione a questi problemi può essere trovata attraverso una comprensione più profonda della persona, sia della persona umana, sia della persona di Cristo. Per fare questo, l’enciclica si rifà ripetutamente alla corrente filosofica del personalismo, approccio caro al Papa anche nel resto del suo pontificato.

 

L’enciclica inoltre vuole preparare la Chiesa all’arrivo imminente del terzo millennio, che viene chiamato dal Papa un “nuovo Avvento della Chiesa” (RH 1).

 

L’umanità del mistero della redenzione

Giovanni Paolo II indica le dottrine fondamentali dell’incarnazione e della redenzione quali prove supreme dell’amore di Dio per l’umanità:

 

«L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso»

 

In risposta a questo amore ogni uomo che voglia conoscere veramente se stesso, non importa quanto debole egli sia, deve avvicinarsi a Cristo:

 

«L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso, deve «appropriarsi» ed assimilare tutta la realtà dell’Incarnazione e della Redenzione per ritrovare se stesso»

 

Critiche ai governi atei

 

Senza nominarlo esplicitamente, la Redemptor Hominis analizza il comunismo, sistema basato sull’ateismo, che è stato vivo anche in Polonia, terra nativa del Papa; ateismo che è stato “programmato, organizzato e strutturato in un sistema politico” (RH 11). A livello filosofico Giovanni Paolo II lo ritiene un sistema inumano. Citando Sant’Agostino d’Ippona (“ci hai fatti per te, [Signore], e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te.”), egli afferma che l’uomo ha un profondo e naturale bisogno di Dio (come è dimostrato dall’anelito verso il trascendente presente in ogni religione) per completare a pieno la sua umanità. Quindi, dichiara, i sistemi che, come il comunismo, negano questo essenziale aspetto dell’umana natura, sono fondamentalmente difettosi ed intrinsecamente incapaci di soddisfare i bisogni più profondi dell’essere umano.

 

Questo concetto filosofico sarà alla base di tutti gli interventi di Giovanni Paolo II nel criticare il comunismo sul campo politico.

 

In particolare egli denuncia l’opposizione dei governi alla libertà religiosa come un attacco alla dignità propria dell’uomo:

 

«la limitazione della libertà religiosa delle persone e delle comunità non è soltanto una loro dolorosa esperienza, ma colpisce innanzitutto la dignità stessa dell’uomo, indipendentemente dalla religione professata o dalla concezione che esse hanno del mondo. La limitazione della libertà religiosa e la sua violazione contrastano con la dignità dell’uomo e con i suoi diritti oggettivi.»

 

Impegno missionario e libertà religiosa

 

Premonendo i suoi famosi viaggi intorno al mondo, Giovanni Paolo II insiste sul bisogno di portare il messaggio di Dio a “tutte le culture, a tutte le concezioni ideologiche, a tutti gli uomini di buona volontà” con il giusto “atteggiamento missionario”. Questo atteggiamento, fa notare, deve cominciare con la giusta considerazione di ciò che «c’è in ogni uomo», ponendo di nuovo l’enfasi sul tema del personalismo. Continua dicendo che la corretta espressione dell’atteggiamento missionario non è distruttiva, bensì inizia dal costruire su ciò che già c’è.

 

Giovanni Paolo II usa questo concetto quale base di un altro tema centrale del suo pontificato: quello della libertà religiosa. Partendo dalla dichiarazione del Concilio Vaticano II nel Dignitatis Humanae (Dichiarazione sulla Libertà Religiosa), il papa insegna che ogni opera missionaria della Chiesa deve cominciare da “una profonda stima per l’uomo, per il suo intelletto, la sua volontà, la sua coscienza e la sua libertà.” Continua dicendo che la Chiesa cattolica è la vera custode della libertà umana. Al contempo ricorda il rispetto per le altre religioni da parte della Chiesa, redarguendo così, implicitamente, i governi comunisti che vietano la libertà di culto.

 

L’unione di Cristo con ogni persona

 

Riguardo ad un altro aspetto del tema personalista, Giovanni Paolo II scrive che non è corretto parlare dell’unione di Cristo con l’uomo intendendola come un’unione impersonale di Cristo con l’Umanità intesa come un agglomerato uniforme: “Non si tratta dell’uomo «astratto», ma reale, dell’uomo «concreto», «storico». Si tratta di «ciascun» uomo”

 

Invece, dice, Cristo raggiunge ogni uomo nella sua individualità, cosicché ogni persona possa fare il proprio cammino e, dall’esperienza personale dell’amore di Cristo per lui in quanto individuo, possa derivarne la realizzazione delle proprie potenzialità. Allo stesso modo, la missione della Chiesa sta nel raggiungere ogni uomo, singolarmente:

«Essendo quindi quest’uomo la via della Chiesa, via della quotidiana sua vita ed esperienza, della sua missione e fatica, la Chiesa del nostro tempo deve essere, in modo sempre nuovo, consapevole della di lui «situazione».»

 

Le paure dell’uomo

 

Giovanni Paolo II scrive che ciò di cui l’uomo ha maggiormente paura è il risultato delle sue stesse creazioni: il disastro ecologico conseguenza dello sfruttamento incondizionato delle risorse naturali e la paura causata dal crescente potere militare, che implica la minaccia della distruzione totale, “una inimmaginabile autodistruzione, di fronte alla quale tutti i cataclismi e le catastrofi della storia, che noi conosciamo, sembrano impallidire.”

 

Egli mette in evidenza che, sebbene lo sviluppo tecnologico e materiale rappresenti un autentico segno della grandezza dell’uomo, esso suggerisce una domanda inquietante: questo progresso, il cui autore e fautore è l’uomo, rende la vita umana sulla terra, in ogni suo aspetto, «più umana»? La rende più «degna dell’uomo»? E ancora, la persona umana deve essere la misura di ciò che è buono e non è fatta solo per produrre e accumulare. L’enciclica insegna che, anche se contrariamente alle sue intenzioni, ogni sistema puramente materialistico, che essenzialmente ignora la persona umana, condanna definitivamente l’uomo a essere uno schiavo del proprio prodotto.

 

Denunciando il disequilibrio delle risorse economiche, un altro motivo ricorrente del suo pontificato, Giovanni Paolo II incita ad una maggiore attenzione ai problemi dei poveri. Ancora una volta, insiste sul fatto che la soluzione sta in una maggiore responsabilità morale costruita su una più profonda comprensione della dignità della persona umana, come insegnato da Cristo stesso nella sua descrizione del Giudizio universale nel Vangelo secondo Matteo 25,31-46

 

La missione di insegnare della Chiesa

 

Anticipando un tema che sarà sviluppato ampiamente nell’enciclica Veritatis Splendor (1993), Giovanni Paolo II ribadisce la responsabilità della Chiesa nella sua missione profetica di indicare ed insegnare al mondo la verità. Egli ribadisce anche l’importanza della catechesi, che è l’insegnamento della dottrina della fede, un cui punto culminante sarà successivamente la promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

 

Il sacramento dell’Eucaristia e della Penitenza

 

L’enciclica, nella sua parte finale, ha una sezione dedicata all’Eucaristia, un altro tema che contraddistinse il pontificato di Giovanni Paolo II. Sottolineando che l’Eucaristia “è il centro e il vertice di tutta la vita sacramentale” (RH 20), il pontefice richiama il consueto tema dell’unione personale con Cristo della persona, che entra così in un intimo contatto con Cristo stesso attraverso questo sacramento.

 

Egli inoltre porta il tema del personalismo nel suo rispondere a una controversia del periodo post Concilio Vaticano II, relativo al sacramento della riconciliazione. In alcuni casi, tale sacramento era stato amministrato contemporaneamente a più persone, senza la previa confessione individuale dei propri peccati. Giovanni Paolo II insiste contro questa pratica sacramentale perché l’incontro personale con Cristo che perdona è diritto di ogni uomo, e viceversa:

 

«È il diritto ad un più personale incontro dell’uomo con Cristo crocifisso che perdona, con Cristo che dice, per mezzo del ministro del sacramento della Riconciliazione: «Ti sono rimessi i tuoi peccati»; «Va’, e d’ora in poi non peccare più». Come è evidente, questo è nello stesso tempo il diritto di Cristo stesso verso ogni uomo da lui redento. È il diritto ad incontrarsi con ciascuno di noi in quel momento-chiave della vita dell’anima, che è quello della conversione e del perdono.»

 

Maria

 

Iniziando una consuetudine che sarebbe poi diventata una costante in tutte le sue encicliche, nell’ultima parte del documento Giovanni Paolo II si concentra sulla figura di Maria. In particolare, egli invita la Chiesa (intendendo tutti i membri della Chiesa, non solo la gerarchia) a prendere Maria come madre e modello per il nutrimento del mondo.

 

 

 

 

Concludendo Giovanni Paolo II sottolineava che “l’unione del Cristo con l’uomo è in se stessa un mistero, dal quale nasce l’uomo nuovo, chiamato a partecipare alla vita di Dio, creato nuovamente in Cristo alla pienezza della grazia e della verità. L’unione del Cristo con l’uomo è la forza e la sorgente della forza, secondo l’incisiva espressione di S. Giovanni nel prologo del suo Vangelo: il Verbo ha dato potere di diventare figli di Dio. Questa è la forza che trasforma interiormente l’uomo, quale principio di una vita nuova che non svanisce e non passa, ma dura per la vita eterna. Questa vita, promessa e offerta a ciascun uomo dal Padre in Gesù Cristo, eterno ed unigenito Figlio, incarnato e nato quando venne la pienezza del tempo dalla Vergine Maria, è il compimento finale della vocazione dell’uomo. È in qualche modo compimento di quella sorte, che dall’eternità Dio gli ha preparato”.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *