Fede – Passerò per l’ennesima volta per un nostalgico piagnucoloso, ma preferivo l’epoca in cui si calcava la penna a inchiostro sulla carta al digitare messaggini e inviare foto con indice e medio su uno schermo. Era quasi un obbligo scrivere una cartolina dai luoghi di villeggiatura, fosse anche stata una presenza in loco di pochi giorni. Ricordo (sembra un secolo fa) che cercavo sempre, nelle mie rare uscite oltre la Goggia, qualche citazione a effetto in grado di far capire l’esperienza vissuta in poche righe; ma essendo lo spazio assai ridotto, e non avendo il dono dello slogan di facile presa, ne uscivano composizioni sin troppo fitte. La gioia di aprire la casella postale e trovarsi qualche missiva di parenti e amici non la scambierei di sicuro col bip inopportuno della tecnologia tascabile, pur non disdegnando le comodità che questi aggeggi ci riservano quotidianamente.
Per descrivere le emozioni incredibili di questi giorni nella benedetta terra d’Erzegovina occorrerebbero parecchi fogli, e se proprio devo scegliere alcune frasi, ottime per riassumere il pellegrinaggio ai piedi della Gospa, le elenco di seguito succintamente, scegliete voi quale preferite scrivere sul vetusto cartoncino fotografato: la santità si vede dagli occhi illuminati; il bene, pur fatto di soppiatto, tiene ancora vivo il mondo; una luce possente in grado di illuminare la via non va mai nascosta sotto il moggio; se vuoi essere felice rendi felici gli altri; anche se ti trovi davanti a una persona con gravi menomazioni, fai sempre sentire il prossimo importante e unico, non un peso. Innanzitutto ho percepito ancora una volta quanto io sia un privilegiato nella vita, vedendo le enormi croci che qualcuno porta. Mi vengono i brividi a pensare che io spesso sciupi banalmente tanta grazia immeritata, scivolando da babbeo sulla prima buccia di banana posta sulla mia strada. Il sentirsi realmente fratelli, facendo famiglia, è uno dei frutti più belli che si colgono in questi viaggi tra le colline del Podbrdo e del Krizevac. Ne nasce una comunione dei santi unica, non perché si diventa improvvisamente perfetti, ma perché si ha uno sguardo comune verso Qualcosa di sublime, in grado di andare oltre l’effimero delle passeggere passioni carnali. Ho assaporato uno stuzzichino di santità persino io che sono il primo dei traviati, spesso egoista, lussurioso, rancoroso. E non lo dico per auto commiserarmi scioccamente; se la mia anima divenisse improvvisamente come una bottiglia di vetro chiaro, visibile a tutti, la maggior parte dei presenti vomiterebbe seduta stante, e non per qualche fastidioso virus gastroenterico del periodo. Per grazia però puoi buttare fuori tutto il velenoso male che porti dentro, perché c’è sempre qualcuno di misericordioso che, grazie al potere conferitogli dal suo Principale inchiodato sulla croce, è in grado di metterti la mano sulla testa, soccorrerti, consolarti e redimerti. Le file ai confessionali sono chilometriche come da nessun altra parte al mondo: c’è proprio un’altra aria e un altro sole sulle colline di Medjugorje. Eppure qui non vi è in apparenza nulla di eclatante: solo sassi, pungenti ginepri, povertà e preghiera. Si sgranano rosari in continuazione, adorazioni eucaristiche in un incredibile silenzio ossequioso, si ascoltano testimonianze di conversione che hanno dello sbalorditivo, si annusa un’aria di umiltà benefica e corroborante, vi sono comunità in cui la gioia delle testimonianze traspare nitida nelle pupille, vite dilapidate che hanno ripreso la retta via e sono illuminate in viso dalla felicità. Ed è forse proprio per tutto questo che Dio si trova a suo agio e concede ancora la presenza di Sua Madre ogni giorno. Illusioni di fanatici creduloni? Esaltazione o ipnosi collettiva? Imbroglio ben orchestrato, da una parte della Chiesa, per beoti illusi? Macchina strucca soldi per spennare fedeli allocchi? Le lacrime dicono proprio di no, e lo spirito conferma l’assoluta negazione. Il soprannaturale sorprende sempre, se non si serra col catenaccio l’uscio del cuore, e tantissimi particolari vissuti sulla pelle più che coincidenze sono proprio “Dioincidenze”. Come diceva tempo fa un famoso slogan pubblicitario: provare per credere.
È il momento di affrancare la cartolina, il francobollo qui l’ho reperito agevolmente. È di una bellezza sconvolgente, fine, curato nei minimi dettagli, non ne esistono di simili nei tabaccai terrestri, trasuda di una tipica delicatezza femminile. Per inumidirlo, e attaccarlo, basta che io lo ponga vicino agli occhi e il gioco è fatto. Anche se è solo cartone il profumo che emana sa di eternità, e credo che chi lo riceverà sarà felice. Magari poi vorrà venire lui stesso a provare l’esperienza di essere toccato nel profondo dell’anima. Ecco, volevo solo avvisarvi, però, di una piccola controindicazione, un effetto collaterale che va per la maggiore, e qui parlo proprio per esperienza vissuta: chi va a Medjugorje, e si apre anche solo minimamente all’azione dello Spirito, poi rimane per sempre col cuore a Medjugorje. E non vede l’ora di ritornarci.
Fabio Annovazzi