La Cina apre le porte alle religioni

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I tempi sembrano cambiare anche in Cina dove, si schiudono nuovi orizzonti in materia di religione.

Ricorderete il 23 Aprile del 2016 quando si tenne a Pechino il più importante incontro sulle religioni degli ultimi 20 anni a questa parte. Il presidente Xi aveva sottolineato come le religioni fossero strettamente “legate alla sicurezza dello Stato e all’unificazione della nazione”. Per questo si rendeva necessario che le comunità religiose “mescolino le dottrine con la cultura cinese, obbedendo alle leggi cinesi e votandosi completamente alla riforma della Cina e alla modernizzazione socialista per contribuire alla realizzazione del sogno cinese”.

Quindi in quell’occasione si chiarì che le religioni dovevano “aderire alla leadership del Partito, perché si rafforzi la posizione del Partito”. Xi aveva messo in guardia tutti i membri del Partito dal professare una fede religiosa, perché “non devono cercare i loro valori e la loro fede nelle religioni, ma devono rimanere con fermezza degli atei marxisti” criticando le “forze esterne che vogliono influenzare la religione in Cina”, un implicito riferimento al Vaticano e alla Chiesa cattolica, che da due anni cercava un accordo con Pechino sulla vita dei cattolici in Cina.

Circa un mese fa la posizione governativa si mostrava ancora molto rigida: “ La Cina deve far fronte a crescenti minacce di infiltrazioni straniere che usano le religioni per diffondere estremismo. È quanto affermava Wang Zuoan, direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi.

Wang faece notare il grande pericolo che correva il suo Paese dato che “temi religiosi continuano ad emergere su internet e in alcuni luoghi continuano ad esserci raduni religiosi illegali, nonostante il divieto”.
Dal 18 Ottobre 2017 la musica sembra cambiare: infatti nel suo discorso al Congresso del Partito, Xi Jinping ha ribadito i “nuovi approcci” verso le attività religiose parlando di “Sinicizzare” le religioni”. La “sinicizzazione”, assieme ad altri scopi e visioni fanno parte del “Xi Jinping-pensiero” che egli ha espresso nel suo discorso da molti definito “epico”, e che si pensa diventerà dogma del Partito.

Secondo le nostre fonti, il Congresso si protrarrà fino al 24 ottobre e si avvarrà della partecipazione di 2280 rappresentanti del Partito. Fra I 74 ospiti speciali invitati all’incontro, oltre a cinque leader di Quattro religioni, vi sono i vescovi Giovanni Fang Xingyao di Linyi (Shandong) e monsignor Giuseppe Ma Yinglin di Kunming (Yunnan), rispettivamente presidenti dell’Associazione patriottica e del Consiglio dei vescovi cinesi. Entrambe le organizzazioni non sono riconosciute dalla Santa Sede.

Xi Jinping ha chiarito che il Partito applicherà in pieno la sua politica di base sulle attività religiose, “mantenendo il principio che le religioni in Cina devono essere cinesi nell’orientamento, e provvederà guida attiva alle religioni così che esse possano adattarsi alla società socialista”.

Durante il suo discorso il leader cinese ha anche messo l’accento sulla necessità del Partito di proteggersi in modo rigoroso e prendere risolute misure per combattere ogni atto di infiltrazione, sovversione, sabotaggio, violente attività terroriste, attività di separatismo etnico e di estremismo religioso per salvaguardare la sicurezza nazionale.

Xi ha parlato anche di una crescente democrazia consultiva socialista, del “consolidamento del fronte patriottico unito, e di nuovi approcci adottati per il lavoro legato agli affari etnici e religiosi” per compiere importanti passi nello sviluppo di una società socialista e dello stato di diritto.

Per sostenere e sviluppare il socialismo con caratteristiche cinesi, il Partito deve compiere “analisi teoriche e provvedere una guida politica” negli affari etnici e religiosi, insieme ad altri aspetti quali gli affari politici, lo stato di diritto, la cultura, l’educazione, il benessere del popolo, il fronte unito, gli affari internazionali e la costruzione del Partito.

Sul suo profilo Facebook, Ying Fuk-tsang direttore della Divinity School alla Chinese University di Hong Kong, ha scritto che la “sinicizzazione” delle religioni” è uno dei punti centrali della teoria sulle religioni per il socialismo con caratteristiche cinesi della nuova era.

Su “Qiushi”, una rivista di riflessioni comuniste a cura del Comitato centrale del Partito è apparso un articolo che forse dà qualche indicazione riguardo a questi “nuovi approcci”.

All’interno del ‘pezzo’ si sottolinea che Xi Jinping “ha offerto una serie di nuovi pensieri e visioni, come pure nuovi requisiti sulle attività religiose e ha tracciato una serie di importanti decisioni” , evidenziando una vera e propria linea guida sui settori religiosi, insistendo sul principio di indipendenza nelle religioni, e la possibilità per la Chiesa cattolica di sostenere elezione e ordinazione di vescovi in modo indipendente, potenziando le forze patriottiche.

Negli ultimi decenni la Cina ha assistito a una rinascita religiosa impressionante. Nonostante i divieti, l’obbligo di insegnamento dell’ateismo, il divieto ai membri del Partito di avere una qualunque fede, almeno l’85% dei cinesi ha una qualche fede religiosa.

Interessante sottolineare che il Cattolicesimo fu introdotto per la prima volta in Cina nel settimo secolo d.C., con un’ampia diffusione dopo la guerra dell’oppio del 1840. Al momento il paese conta 100 diocesi, 5 milioni di fedeli, 5mila chiese aperte e 12 seminari. Negli ultimi 20 anni, la Chiesa cinese ha formato più di 1500 giovani sacerdoti, di cui 100 inviati all’estero per il perfezionamento. Inoltre la Cina conta 3000 giovani suore che hanno pronunciato i voti iniziali e 200 che hanno pronunciato i voti definitivi. Ogni anno 50mila persone vengono battezzate, mentre vengono stampate tre milioni di copie della Bibbia.




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