Ordo virginum – 50esimo anniversario dalla rinascita

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Ordo virginum – Il 31 maggio 1970, su mandato di Paolo VI, la Sacra Congregazione per il Culto Divino promulgò il nuovo Rito della Consacrazione delle vergini, che ha fatto rifiorire l’antico Ordine delle vergini, testimoniato nelle comunità cristiane fin dai tempi apostolici.
Anche se la rinascita dell’Ordo virginum è recente, questa vocazione è conosciuta nel mondo, dove sono circa 5000 le consacrate presenti in tutti i continenti.
In Italia le donne dell’Ordo sono circa 700, presenti in gran parte delle Diocesi italiane,dove offrono la propria testimonianza in molti ambiti della società e della Chiesa.
Le prime consacrazioni vengono celebrate già negli anni ’70 e da allora il numero delle donne che ricevono la consacrazione secondo il Rito della Consecratio virginum cresce in modo costante.

La Congregazione per la vita consacrata, per solennizzare la rinascita dell’Ordo virginum, aveva convocato dal 28 al 31 maggio 2020, a Roma, il terzo Incontro Internazionale.

In questa occasione le appartenenti all’Ordo virginum di tutto il mondo, come già avvenuto nel 1995, nel 2008 e nel 2016, erano invitate a radunarsi per lodare e ringraziare il Signore, riflettere insieme, arricchirsi del vicendevole scambio di esperienze, testimoniare alla Chiesa e al mondo la bellezza di questa vocazione ed essere confermate in
essa dal Successore di Pietro.

Rimandato a causa della pandemia in corso, all’Incontro erano iscritte oltre 700 donne consacrate, con diversi Vescovi e delegati, provenienti da 61 diverse Nazioni.

Donne chiamate alla profezia della gioia evangelica, in questo tempo, le vergini consacrate riflettono con la loro vita la bellezza dell’armonia e dell’amore di Cristo nel concreto, condividendo gioie e dolori del mondo.

Le donne che ricevono questa consacrazione restano radicate nella Diocesi in cui già vivono e nella quale hanno maturato il discernimento vocazionale e il percorso formativo verso la consacrazione. È in questa porzione del popolo di Dio che mettono a frutto i propri doni, con la guida del Vescovo.

La vita delle consacrate dell’Ordo, pur senza segni esterni, se non l’anello consegnato durante il rito di consacrazione, come segno dell’alleanza sponsale con Cristo, esprime l’amore e la fedeltà con cui Dio ama il suo popolo.
Immerse nella storia, le consacrate accettano di portarne le difficoltà e di vivere in na rete di legami, nello stile della prossimità e condivisone.
Attente a cogliere gli appelli che vengono dal contesto in cui vivono le vergini condividono, secondo le proprie possibilità, la predilezione della Chiesa per i poveri, i sofferenti, gli emarginati.

Si sostengono economicamente col proprio lavoro e lo vivono come testimonianza di collaborazione all’opera creatrice e redentrice di Dio, per questo si impegnano a maturare una professionalità sempre più competente e responsabile.

Per celebrare il 50° anniversario del ripristino del Rito, il giorno 31 maggio, le consacrate italiane – in comunione con le consacrate di tutto il mondo – vivranno una Veglia di preghiera a distanza e ripercorreranno la propria storia attraverso un video che sarà pubblicato sul sito www.ordovirginum.org

Sin dai tempi apostolici nella Chiesa troviamo delle donne che, corrispondendo al carisma
suscitato in loro dallo Spirito santo, con amore sponsale si sono dedicate al Signore Gesù nella
verginità, per sperimentare la fecondità spirituale dell’intimo rapporto con Lui e offrirne i frutti alla
Chiesa e al mondo.
Nei primi tre secoli numerosissime furono le vergini consacrate che per restare fedeli
al Signore subirono il martirio. Tra queste Agata di Catania, Lucia di Siracusa, Agnese e
Cecilia di Roma, Tecla di Iconio, Apollonia di Alessandria, Restituta di Cartagine, Justa e
Rufina di Siviglia.
Allora le vergini consacrate vivevano con le proprie famiglie. Con lo sviluppo del
monachesimo cenobita, la Chiesa associò la consacrazione verginale alla vita comunitaria,
all’osservanza di una regola comune e all’obbedienza a una superiora. La celebrazione
della consecratio virginum fu sostituita dal rito d’ingresso nella vita monastica, dove si
emettevano i voti solenni. Le vergini consacrate passeranno dalla casa paterna e sotto
l’autorità del Vescovo al monastero sotto l’autorità della superiora.
Per comprendere la riscoperta dell’Ordine delle vergini occorre collocarla
nell’ambito del rinnovamento ecclesiale voluto dal Concilio Vaticano II. Si tratta di uno dei
frutti dell’approfondimento liturgico e patristico, della crescente attenzione all’apostolato
dei laici, ma soprattutto dell’ecclesiologia conciliare e della riscoperta della Chiesa locale,
del cambiamento della condizione femminile nella Chiesa e nella società. Seguendo le
indicazioni della Costituzione Sacrosantum concilium al n. 80, il Rito della consecratio
virginum fu sottoposto a revisione.
La fisionomia spirituale delle consacrate appartenenti all’Ordo virginum è
chiaramente delineata nel Rito di consacrazione, cioè l’azione liturgica con cui la Chiesa
celebra la decisione di una vergine cristiana di consacrare a Cristo la propria verginità e,
invocando su di lei il dono dello Spirito, la dedica per sempre al servizio cultuale del
Signore e a una diaconia di amore in favore della comunità ecclesiale. Esso descrive le
vergini consacrate sul modello della Chiesa vergine per l’integrità della fede, sposa per
l’indissolubile unione con Cristo, madre per la moltitudine di figli generati alla vita di
grazia1
.
Durante la consecratio virginum, le consacrande esprimono il sanctum propositum,
cioè la ferma e definitiva volontà di perseverare per tutta la vita nella castità perfetta e nel
servizio di Dio e della Chiesa, seguendo Cristo come propone il Vangelo per rendere al
mondo una viva testimonianza di amore ed essere segno manifesto del Regno futuro.
«Il propositum delle consacrande viene accolto e confermato dalla Chiesa attraverso
la solenne preghiera del Vescovo, il quale invoca ed ottiene per loro l’unzione spirituale che
stabilisce il vincolo sponsale con Cristo e a nuovo titolo le consacra a Dio. In questo modo,
le vergini sono costituite persone consacrate, segno sublime dell’amore della Chiesa verso
Cristo, immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura. L’appartenenza
1 Cf. Ordo consecrationis virginum, 16.
esclusiva a Cristo, sancita col vincolo nuziale, mentre alimenta in loro la vigile attesa del
ritorno dello Sposo glorioso (Mt 25,1-13), le associa in modo peculiare al suo sacrificio
redentore e le dedica alla edificazione e alla missione della Chiesa nel mondo (Col 1,24)»2
.
Magistero pontificio
Negli ultimi cinquant’anni non è mancata l’attenzione dei Pontefici a partire da san
Paolo VI, a cui molti autori attribuiscono la rinascita di questa vocazione3
. Nel
Magistero di Paolo VI non troviamo pagine dedicate alle vergini consacrate, perché non ha
mai parlato loro ufficialmente, ma durante l’episcopato a Milano aveva riflettuto sulla
consacrazione femminile vissuta in seno alla comunità locale, come servizio all’edificazione
della Chiesa nel normale ambiente di vita familiare e sociale. Mons. Montini credeva
possibile:«darsi al Signore e vivere pienamente e perfettamente la vita della Chiesa, senza
nessuna famiglia, abito religioso e senza costituire un gruppo sociale e una forma
particolare»4
. Queste considerazioni descrivono bene la consacrata dell’Ordo. Infatti, a chi
riceve la consecratio virginum non è richiesto alcun cambiamento esteriore, non
“appartiene” ad altri che alla Chiesa, non c’è un’organizzazione che supporta e indica la via
da seguire che non sia la Chiesa. Sono le stesse vergini consacrate a stilare – in comunione
con il Vescovo diocesano – la propria regola di vita.
San Giovanni Paolo II incontrando l’Ordo virginum, in occasione del XXV
anniversario del ripristino del Rito di consacrazione, rivolse parole particolarmente tenere:
«Da parte mia, vorrei parlarvi, con il calore affettuoso, con cui gli antichi vescovi, si
rivolgevano alle vergini delle loro Chiese: il calore di Metodio di Olimpia, primo cantore
della verginità cristiana; di Atanasio di Alessandria e di Cipriano di Cartagine, che
ritenevano le vergini consacrate porzione eletta del gregge di Cristo; di Giovanni
Crisostomo, i cui scritti sono ricchi di spunti per alimentare la vita spirituale delle vergini; di
Ambrogio di Milano, le cui opere testimoniano una straordinaria sollecitudine pastorale per
le vergini consacrate; di Agostino di Ippona, acuto e profondo teologo della verginità
abbracciata per il regno dei cieli, del santo e grande pontefice Leone I, autore, con ogni
probabilità, della mirabile prece consacratoria Deus castorum corporum»
5
.
E Papa Benedetto XVI, nel 2008, alle consacrate arrivate a Roma per il congresso
internazionale raccomandava: «La scelta della vita verginale è un richiamo alla transitorietà
delle realtà terrestri e anticipazione dei beni futuri. Siate testimoni dell’attesa vigilante e
operosa, della gioia, della pace che è propria di chi si abbandona all’amore di Dio. Siate
presenti nel mondo e tuttavia pellegrine verso il Regno. La vergine consacrata, infatti, si identifica con quella sposa che, insieme allo Spirito, invoca la venuta del Signore: “Lo
Spirito e la sposa dicono ‘Vieni’ ” (Ap 22,17)»
6
.
Il carisma
La peculiarità del carisma della vergine consacrata nel mondo non dipende dal tipo di
servizio reso alla Chiesa locale, ma dal suo modo di essere in seno ad essa e da ciò che è
chiamata a rappresentare: essere segno vivente dell’amore sponsale della Chiesa a Cristo.
L’esigenza primaria della verginità consacrata è quella di essere vissuta come amore
sponsale. Più sarà reale e forte questa relazione affettiva a Cristo tanto più sarà incisiva la
sua presenza nel mondo. Più è consapevole della radicalità della sua donazione e più la
consacrata sarà aperta a vivere con dedizione silenziosa, preveniente, attenta, che è propria
di una madre che non si preoccupa di definire il proprio ruolo. Sarà, così, capace di donarsi
con quella gratuità e generosità che fanno sentire che c’è un calore che capisce le sofferenze
e consola le ferite più profonde.
Il carisma dell’Ordo va vissuto in continuo discernimento dei tempi, luoghi,
circostanze e complessità della vita. Per poter essere testimoni della carità inventiva del
Vangelo, attraverso una presenza discreta che vuole essere una piccola luce dentro le
ambiguità del mondo. La sfida è di provare esistenzialmente che il Vangelo può essere
testimoniato e vissuto in qualunque situazione. Si tratta di trovare continuamente il giusto
equilibrio tra la tentazione di un anonimato deresponsabilizzato e la riesumazione di forme e
stili di radicalità ostentata che rischiano di allontanarci dagli altri, rendendoci meno
credibili.
Una vita di preghiera e comunione con Cristo sposo è fonte e culmine della vita
spirituale, punto di partenza e di arrivo, luogo in cui affidare il percorso umano, il lavoro
apostolico e la testimonianza di vita.
Pur portando avanti un’esperienza personale e vivendo, in genere, in solitudine, le
vergini consacrate s’impegnano a coltivare la comunione tra loro attraverso la preghiera, la
condivisione di esperienze formative, la conoscenza reciproca.
Dato il radicamento di questa forma di vita consacrata nella Chiesa particolare, il
discernimento e la formazione «si realizzano mediante percorsi ecclesiali che, oltre alla
responsabilità delle stesse donne interessate, richiedono l’attenzione e l’accompagnamento
della comunità cristiana, e in modo particolare interpellano la responsabilità pastorale del
vescovo diocesano»7
.
Poiché il radicamento diocesano non consiste in una chiusura entro i confini della
Diocesi, le consacrate si aprono alla missione universale della Chiesa e sperimentano forme
di comunione anche in ambito regionale o nazionale.
Documenti recenti
Nel 2014 viene pubblicata la Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Italiana:
L’Ordo virginum nella Chiesa in Italia a cura della Commissione Episcopale per il Clero e
la Vita Consacrata. La Nota Pastorale CEI ha contribuito a una migliore conoscenza e comprensione di questa vocazione da parte delle donne interessate e dei Vescovi diocesani
che sempre più le riconoscono il valore profetico.
L’8 giugno 2018, per la prima volta, la Santa Sede ha pubblicato una Istruzione, dal
titolo Ecclesiae Sponsae Imago, che approfondisce la fisionomia e la disciplina di questa
forma di vita.
Il documento, curato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le
società di vita apostolica, si sviluppa in tre parti: la vocazione e la testimonianza dell’Ordo
virginum; la configurazione dell’Ordo virginum nelle Chiese particolari e nella Chiesa
universale; il discernimento vocazionale e la formazione per l’Ordo virginum.




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