Papa Francesco all’Angelus: via le sicurezza mondane che ci allontanano da Gesù

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Papa – Ai nostri giorni la vita di alcuni può risultare mediocre e spenta perché probabilmente non sono andati alla ricerca di Dio ma non è mai troppo tardi per farlo.

Papa Francesco ha celebrato l’Angelus in Vaticano nonostante l’afosa domenica capitolina.
“Aderiscono pienamente al Regno coloro che sono disposti a giocarsi tutto, che sono coraggiosi”. Lo ha ricordato il Papa, durante l’Angelus di ieri, in cui ha sottolineato che “la costruzione del Regno esige non solo la grazia di Dio, ma anche la disponibilità attiva dell’uomo. Tutto fa la grazia, tutto! Da parte nostra soltanto la disponibilità a riceverla, non la resistenza alla grazia: la grazia fa tutto ma ci vuole la mia responsabilità, la mia disponibilità”.
“Abbandonare il fardello pesante delle nostre sicurezze mondane che ci impediscono la ricerca e la costruzione del Regno”, l’invito di Francesco: “La bramosia di possedere, la sete di guadagno e di potere, il pensare solo a noi stessi”. Il “vero tesoro”, ha spiegato il Papa, non è tatto di “cose attraenti ma effimere, di bagliori luccicanti ma illusori perché lasciano poi al buio”: la luce del Regno “non è un fuoco di artificio, è luce: il fuoco di artificio dura soltanto un istante, la luce del Regno ci accompagna per tutta la vita”. “Il Regno dei cieli è il contrario delle cose superflue che offre il mondo, è il contrario di una vita banale”, ha proseguito Francesco: “È un tesoro che rinnova la vita tutti i giorni e la dilata verso orizzonti più vasti. Chi ha trovato questo tesoro ha un cuore creativo e cercatore, che non ripete ma inventa, tracciando e percorrendo strade nuove, che ci portano ad amare Dio, ad amare gli altri, ad amare veramente noi stessi. Il segno di coloro che camminano su questa strada del Regno è la creatività, sempre cercando di più. E la creatività è quella che prende la vita e dà la vita, e dà, e dà, e dà… Sempre cerca tanti modi diversi di dare la vita. Gesù, lui che è il tesoro nascosto e la perla di grande valore, non può che suscitare la gioia, tutta la gioia del mondo: la gioia di scoprire un senso per la propria vita, la gioia di sentirla impegnata nell’avventura della santità”.
Al termine dell’Angelus il pontefice ha aggiunto: “nella memoria dei santi Gioacchino e Anna, i “nonni” di Gesù, vorrei invitare i giovani a compiere un gesto di tenerezza verso gli anziani, soprattutto i più soli, nelle case e nelle residenze, quelli che da tanti mesi non vedono i loro cari.
Sposati, Gioacchino e Anna non hanno figli per oltre vent’anni. Non generare prole, per gli ebrei, in quest’epoca è segno della mancanza della benedizione e del favore di Dio; perciò, un giorno, nel portare le sue offerte al Tempio, Gioacchino viene redarguito da un tale Ruben (forse un sacerdote o uno scriba): indegno per non avere procreato, infatti, secondo lui non ha il diritto di presentare le sue offerte. Gioacchino, umiliato e sconvolto da quelle parole, decide di ritirarsi nel deserto e per quaranta giorni e quaranta notti implora Dio, fra lacrime e digiuni, di dargli una discendenza. Anche Anna trascorre giorni in preghiera chiedendo a Dio la grazia della maternità.
Le suppliche di Gioacchino e Anna lassù vengono ascoltate; così un angelo appare separatamente a entrambi e li avverte che stanno per diventare genitori. L’incontro sulla porta di casa fra i due, dopo l’annuncio, si arricchisce di dettagli leggendari. Il bacio che i due sposi si sarebbero scambiati è stato tramandato dinanzi alla Porta Aurea di Gerusalemme, il luogo in cui, secondo una tradizione ebraica, si manifestava la presenza divina e si sarebbe manifestato l’avvento del Messia. Ampia l’iconografia di tale bacio davanti alla nota porta che i cristiani ritengono quella attraverso la quale Gesù avrebbe fatto il suo ingresso nella Città Santa la Domenica delle Palme. Mesi dopo il ritorno di Gioacchino, Anna dà alla luce Maria. La bimba viene cresciuta tra le affettuose premure del papà e le amorevoli attenzioni della mamma, nella casa che si trovava nei pressi della piscina di Betzaeta. Qui, nel XII secolo, i crociati hanno costruito una chiesa, ancora oggi esistente, dedicata ad Anna che ha educato la figlia alle arti domestiche.
Quando Maria compie 3 anni, per ringraziare Dio, Gioacchino e Anna la presentano al Tempio per consacrarla al servizio del Tempio stesso, così come avevano promesso nelle loro preghiere. Di Gioacchino gli apocrifi non riferiscono altro, mentre su Anna aggiungono che sarebbe vissuta fino all’età di 80 anni. Le sue reliquie sarebbero state custodite a lungo in Terra Santa, poi traslate in Francia e tumulate in una cappella scavata sotto la cattedrale di Apt. Il ritrovamento e l’identificazione, successivamente, sarebbero stati accompagnati da alcuni miracoli

Ma torniamo alle parole del pontefice: “Cari giovani, ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli! Usate la fantasia dell’amore, fate telefonate, videochiamate, inviate messaggi, ascoltateli e, dove possibile nel rispetto delle norme sanitarie, andate anche a trovarli. Inviate loro un abbraccio.

Loro sono le vostre radici. Un albero staccato dalle radici non cresce, non dà fiori e frutti. Per questo è importante l’unione e il collegamento con le vostre radici. “Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha di sotterrato”, dice un poeta della mia Patria. Per questo vi invito a fare un applauso grande ai nostri nonni, tutti!
Ho appreso che un nuovo cessate-il-fuoco riguardante l’area del Donbass è stato recentemente deciso a Minsk dai Membri del Gruppo di Contatto Trilaterale. Mentre ringrazio per questo segno di buona volontà volto a riportare la tanto desiderata pace in quella martoriata regione, prego perché quanto concordato sia finalmente messo in pratica, anche attraverso un effettivo processo di disarmo e di rimozione delle mine. Solo così si potrà ricostruire la fiducia e porre le premesse per la riconciliazione, tanto necessaria e tanto attesa dalla popolazione




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