Papa Francesco: Angiolino Bonetta è venerabile

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Angiolino Bonetta – Una storia di sofferenza, dolore ed umanamente difficile da spiegare se non con la Fede di un ragazzo che ha lottato con il suo male con la Fede in Cristo e nella Croce ed ora ad un passo dalla santità.

E’ la storia di Angiolino Bonetta, figlio di una modesta famiglia di operai, al quale a 12 anni viene diagnosticato un sarcoma osseo: i medici sono costretti ad amputargli una gamba.

Ha solo 12 anni, ma si comporta come un piccolo eroe. Chi gli è vicino comprende dove Angiolino attinge tanta luce e forza. Aveva letto la storia dei bambini di Fatima, che nel 1917 avevano visto la Madonna e che, per suo invito, offrivano le loro preghiere e i loro sacrifici per la conversione dei peccatori. Angiolino vuole imitare quei bambini e prega. “Signore, io ti ho offerto tutto per i peccatori, ma tu adesso aiutami“.

Mentre viene trasferito in sala operatoria, una suora – raccontano le testimonianze raccolte dal Cvs – gli chiede: «Angiolino, hai pensato a chi offrire la tua sofferenza?». «Sì – risponde il ragazzino – ho già offerto tutto a Gesù per la conversione dei peccatori»

La mattina dopo l’intervento, offre un mazzo di rose rosse al chirurgo che lo ha operato: «Queste sono per lei – gli dice con un sorriso – in ringraziamento di quanto ha fatto per me». Trascorre i giorni in ospedale, pregando e facendo del bene agli ammalati. Subito dopo l’amputazione, una suora gli chiede di pregare per un protestante, molto grave, che l’indomani deve essere operato. Angiolino, per ottenere la conversione di quell’uomo, appena sono spente le luci della camera, scende dal letto, e passa la notte sul pavimento, in preghiera. Il protestante si converte e muore nella fede cattolica, dopo aver ricevuto tutti i sacramenti.

È l’inizio di una rapida e prodigiosa trasformazione spirituale. Angiolino entra in contatto con il Centro Volontari della Sofferenza e fa sua la spiritualità del beato Luigi Novarese. I pochi anni che vive dopo l’operazione sono ricchi di apostolato, negli incontri con i sofferenti: «lui, ragazzo mutilato – si legge nella biografia di Angiolino Bonetta scritta dall’Opera beato Luigi Novarese – sapeva infondere serenità e gioia negli ammalati che avvicinava e per i quali pregava». Ed era lui a confortare i familiari: «Mamma, non temere, ciò che il Signore chiede non è mai troppo, io mi sento forte». Durante un corso di esercizi spirituali incontra monsignor Novarese, e tra i due nasce un dialogo molto intenso: «Angiolino, perché vuoi andare a Lourdes?» gli chiede don Luigi. «Per chiedere alla Madonna la guarigione», risponde il ragazzo. «E perché vuoi guarire?». «Per stare con lei, monsignore, e lavorare per gli ammalati». In seguito all’aggravarsi della sua condizione, si consacra al Signore tra i Silenziosi Operai della Croce. «Da quando sono entrato tra i Silenziosi Operai – scrive ai confratelli -, il Signore mi ha dato una tempesta di grazie, da me finora sconosciute. Mi sento forte come un leone e canto dalla mattina alla sera»

Così papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi ad emettere il decreto sulle «virtù eroiche» di Angiolino Bonetta nato a Cigole (Brescia) il 18 settembre 1948 e morto il 22 gennaio 1963 a causa di un tumore che lo aveva colpito quando era dodicenne. La causa di postulazione fu avviata nel 1999 dal vescovo ausiliare monsignor Olmi.

«Questo tragico evento (l’operazione)  – ricordava il vice postulatore don Pietro Bonfadini (anche la sua una vita dedicata ai più deboli e agli ammalati“) – segnò per Angiolino l’inizio di una rapida e prodigiosa trasformazione interiore»

Nella malattia Angiolino scopre la bellezza della preghiera e impara a ricorrere alla Madonna con il Rosario. Si attacca alla corona, prega e fa pregare. Sarà così fino alla notte del 22 gennaio 1963, quando volerà in cielo nella casa del Padre guardando per l’ultima volta la sua mamma e la statuetta della Madonna di Lourdes che aveva sul comodino.

Per il modo con cui ha affrontato la terribile malattia e per la capacità che aveva di trasmettere la fede, è rimasto nel cuore e nella memoria collettiva di tutta la comunità di Cigole. E a diffondere oggi il suo ricordo sono i fratelli. Come Maria, la sorella di un anno più grande di Angiolino, che ancora rammenta i momenti felici e quelli tristi insieme a lui.

Sin dai primi anni di vita aveva iniziato a coltivare una fede inedita. A cinque anni si alzava all’alba per andare alla messa delle 6 di mattina, una vocazione che lo portò presto a consacrarsi tra i Silenziosi operai della Croce.

Nella chiesa del paese intanto è già stato collocato un quadro di Angiolino, la sua località di nascita Cigole sta preparando iniziative ed eventi in memoria di un giovane coraggioso e baciato dalla fede il cui sorriso è nel cuore  di tante persone.

 




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