Papa Francesco da Santa Marta ci invita ad avere Speranza

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Papa -Nella Messa del mattino, Francesco ha rivolto la sua preghiera per il personale sanitario che si sta impegnando al massimo per assistere i malati di coronavirus, in particolare a Bergamo, Treviglio, Brescia e Cremona. Ha pregato anche per le autorità, che talvolta soffrono delle incomprensioni nella gestione di questo momento difficile. Nell’omelia, il Papa invita a riscoprire Dio come Padre buono e spiega come confessarsi in assenza di un sacerdote

Ieri ho ricevuto un messaggio di un sacerdote del bergamasco che chiede di pregare per i medici di Bergamo, Treviglio, Brescia, Cremona, che stanno al limite di lavoro; stanno dando proprio la propria vita per aiutare gli ammalati, per salvare la vita degli altri. E preghiamo anche per le autorità; per loro non è facile gestire questo momento e tante volte soffrono delle incomprensioni. Che siano medici, personale ospedaliero, volontari della salute o le autorità, in questo momento sono colonne che ci aiutano ad andare avanti e ci difendono in questa crisi. Preghiamo per loro.

Quando leggo o ascolto questo passo del Profeta Osea che abbiamo sentito nella Prima Lettura (cfr 14,2-10), che dice: «Torna Israele, al Signore, tuo Dio» (v. 2), “torna”… Quando lo sento, mi viene alla memoria una canzone che cantava 75 anni fa Carlo Buti e che nelle famiglie italiane a Buenos Aires si ascoltava con tanto piacere: “Torna dal tuo papà. La ninna nanna ancora ti canterà”. “Torna”: è il tuo Papà che ti dice di tornare: Dio è il tuo Papà, non è il giudice, è il tuo papà. “Torna a casa, ascolta, vieni”. E quel ricordo – io ero ragazzino – mi porta subito al papà del capitolo 15° di Luca, quel papà che – dice – “vide venire il figlio da lontano” (cfr v. 20), quel figlio che se ne era andato con tutti i soldi e li aveva sprecati (vv. 13-14). Ma, se lo vide da lontano, è perché lo aspettava. Saliva sul terrazzo – quante volte al giorno! – durante il giorno e giorni, mesi, anni forse, aspettando il figlio. Lo vide da lontano (cfr v. 20). Torna dal tuo Papà, torna dal tuo Padre. Lui ti aspetta. È la tenerezza di Dio che ci parla, specialmente nella Quaresima. È il tempo di entrare in noi stessi e ricordare il Padre, tornare dal Papà.

“No, padre, io ho vergogna di tornare perché… Lei sa padre, io ne ho fatte tante, ne ho combinate tante…”. Cosa dice il Signore? “Torna, io ti guarirò dalla tua infedeltà, ti amerò profondamente, perché la mia ira si è allontanata. Sarò come rugiada; fiorirai come un giglio e metterai radici come un albero del Libano” (cfr Os 14,5-6). Torna da tuo padre che ti aspetta. Il Dio della tenerezza ci guarirà; ci guarirà da tante, tante ferite della vita e da tante cose brutte che abbiamo combinato. Ognuno ha le proprie!

Pensiamo questo: tornare da Dio è tornare all’abbraccio, all’abbraccio del Padre. E pensiamo a quell’altra promessa che fa Isaia: “Se i tuoi peccati sono brutti come scarlatto, io ti farò bianco come la neve” (cfr 1,18). Lui è capace di trasformarci, Lui è capace di cambiare il cuore, ma bisogna fare il primo passo: tornare. Non è andare da Dio, no: è tornare a casa.

E la Quaresima sempre punta su questa conversione del cuore che, nell’abitudine cristiana, prende corpo nel sacramento della Confessione. È il momento per… – non so se dire “aggiustare i conti”, questo non mi piace – lasciare che Dio ci “imbianchi”, che Dio ci purifichi, che Dio ci abbracci.

Io so che tanti di voi, per Pasqua, andate a fare la Confessione per ritrovarvi con Dio. Ma tanti mi diranno oggi: “Ma padre, dove posso trovare un sacerdote, un confessore, perché non si può uscire da casa? E io voglio fare la pace con il Signore, io voglio che Lui mi abbracci, che il mio Papà mi abbracci… Come posso fare se non trovo sacerdoti?”.

Tu fai quello che dice il Catechismo. È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti, parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: “Signore, ho combinato questo, questo, questo… Scusami”. E chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’Atto di dolore, e promettigli: “Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso”. E subito tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il Catechismo, al perdono di Dio senza avere un sacerdote “a portata di mano”. Pensateci: è il momento! Questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un Atto di dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve.

Sarebbe bello che oggi nei nostri orecchi risuonasse questo “torna”, “torna dal tuo Papà, torna da tuo Padre”. Ti aspetta e ti farà festa”.

 

Le parole del Papa sono, ancora una volta, ricche di speranza, speranza che non va mai abbandonata.

A tal proposito mentre scrivevo questo articoli ho riportato alla memoria queste parole legate al racconto di un marines rimasto in coma per 82 giorni dopo un incidente stradale nel quale perse la moglie e due figlie: “Ecco perché ogni giorno mettevo un piede davanti all’altro, era la Fede a mandarmi avanti, ma nelle ultime settimane quella Fede è stata rimpiazzata da una certezza, io sono qui per una ragione. Dentro ciascuno di noi c’è la voce della speranza, la voce di Dio e bisogna continuare ad ascoltarla, il nostro viaggio non finirà qui. ”  Qundi la Sacra Scrittura: “ E Mosè rispose al popolo, non abbiate paura, restate saldi e vedrete la salvezza che Dio oggi opera per voi. Il Signore lotterà per voi dovete solo stare saldi. Confidate nel fatto che c’è  qualcos’altro  là fuori, qualcosa di più grande di noi, qualcosa di migliore perché oggi si sentiamo molto, molto piccoli, non siamo troppo orgogliosi per dire che ci serve aiuto e ci serve ora e dunque chiniamo insieme il capo e leviamo questa preghiera a te e chiediamo che tu ci protegga così che possiamo operare il bene nel mondo che Tu hai creato. Amen




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