Papa Francesco ed il Concerto di Natale in Vaticano

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Concerto di Natale – Questa sera, sabato 15 dicembre 2018 appuntamento con il concerto di Natale in Vaticano. L’Aula Paolo VI ospiterà l’esecuzione dal vivo del concerto, che sarà replicato su Canale 5 il prossimo 24 Dicembre alle 21.30, e in replica il 25 dicembre a partire dalle 13.30. Sarà una serata di musica e solidarietà: ieri gli artisti hanno potuto incontrare Papa Francesco nella Sala Clementina (dell’incontro vi narreremo a breve le parole), che ha condiviso con loro la propria visione educativa.

. L’edizione 2018 del Concerto sostiene due interventi: il primo è realizzato da Missioni Don Bosco Valdocco onlus in Uganda, dove hanno trovato riparo molte persone provenienti dai vicini Paesi in conflitto (su tutti il Sud Sudan, in guerra dal 2013). Nel campo profughi di Palabek, aperto nell’aprile 2017 e che oggi ospita 40.000 profughi, i Salesiani vogliono investire sulla formazione professionale dei giovani. Il secondo vede la Fondazione pontificia Scholas Occurrentes intervenire ad Erbil, in Iraq. Per le migliaia di bambini e ragazzi che vivono nei campi profughi, andare a scuola è l’unica possibilità di riscatto: Scholas vuole costruire la pace attraverso attività di cittadinanza, culturali, artistiche e sportive. È possibile sostenere i progetti inviando un sms solidale al numero 45530, già attivato e valido fino al 15 gennaio 2019. Al concerto, promosso dalla Congregazione per l’educazione cattolica della Santa Sede e organizzato dalla Prime Time Promotions, sono stati invitati alcuni migranti e senzatetto, accolti durante l’anno dalle realtà cristiane di Roma.

Ecco le parole di Papa Francesco agli artisti presenti: Cari amici, ci stiamo preparando alla celebrazione del Natale. L’evento della nascita di Gesù, duemila anni fa, avvenne in un preciso contesto culturale. Oggi, il Natale è festeggiato in tutte le parti del mondo e si manifesta secondo i costumi e le tradizioni più diverse, generando molteplici rappresentazioni, a cui anche voi artisti contribuite con i vostri talenti e la vostra passione.
Il Natale è sempre nuovo, perché ci invita a rinascere nella fede, ad aprirci alla speranza, a riaccendere la carità. Quest’anno, in particolare, ci chiama a riflettere sulla situazione di tanti uomini, donne e bambini del nostro tempo – migranti, profughi e rifugiati – in marcia per fuggire dalle guerre, dalle miserie causate dalle ingiustizie sociali e dai cambiamenti climatici. Per lasciare tutto – casa, parenti, patria – e affrontare l’ignoto, bisogna avere patito una situazione molto pesante!
Anche Gesù proveniva “da un altro luogo”. Dimorava in Dio Padre, con lo Spirito Santo, in una comunione di sapienza, luce e amore, che Lui ha voluto portarci con la sua venuta al mondo. È venuto ad abitare in mezzo a noi, in mezzo ai nostri limiti e ai nostri peccati, per donarci l’amore della Santissima Trinità. E come uomo ci ha mostrato la “via” dell’amore, cioè il servizio, fatto con umiltà, fino a dare la vita.
Quando l’ira violenta di Erode si abbatté sul territorio di Betlemme, la Santa Famiglia di Nazareth visse l’angoscia della persecuzione e, guidata da Dio, si rifugiò in Egitto. Il piccolo Gesù ci ricorda così che la metà dei profughi di oggi, nel mondo, sono bambini, incolpevoli vittime delle ingiustizie umane.
A questi drammi la Chiesa risponde con tante iniziative di solidarietà e assistenza, di ospitalità e accoglienza. C’è sempre molto da fare, ci sono tante sofferenze da lenire e problemi da risolvere. C’è bisogno di un coordinamento maggiore, di azioni più organizzate, in grado di abbracciare ogni persona, gruppo e comunità, secondo il disegno di fraternità che accomuna tutti. Ecco perché è necessario fare rete.
Fare rete con l’educazione, prima di tutto, per istruire i più piccoli fra i migranti, cioè coloro che invece di sedere fra i banchi di scuola, come tanti coetanei, passano le giornate facendo lunghe marce a piedi, o su mezzi di fortuna e pericolosi. Anche loro hanno bisogno di una formazione per potere un domani lavorare e partecipare da cittadini consapevoli al bene comune. E nello stesso tempo si tratta di educarci tutti all’accoglienza e alla solidarietà, per evitare che i migranti e i profughi incontrino, sul loro cammino, indifferenza o, peggio, insofferenza.

Fare rete con l’educazione significa permettere alle persone di rialzarsi in piedi, di rimettersi in cammino con piena dignità, con la forza e il coraggio per affrontare la vita valorizzando i propri talenti e la propria operosità.
Fare rete con l’educazione è una soluzione valida per spalancare i cancelli dei campi-profughi, consentire ai giovani migranti di inserirsi nelle società nuove, incontrando solidarietà, generosità e promuovendole a loro volta.
Ringrazio il progetto di Missioni Don Bosco in Uganda e quello di Scholas Occurrentes in Iraq, perché hanno raccolto questo appello a “fare rete con l’educazione”, cooperando alla trasmissione del messaggio di speranza del Natale.
Da sempre la missione della Chiesa si è manifestata anche attraverso la creatività e la genialità degli artisti, perché essi, con le loro opere, riescono a raggiungere i risvolti più intimi della coscienza degli uomini e delle donne di ogni tempo. Per questo, a voi qui presenti, va il mio grazie e il mio incoraggiamento a proseguire nel vostro lavoro, per accendere in ogni cuore il calore e la tenerezza del Natale. Grazie e buon concerto!”.




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