Papa Francesco il Cristo risorto e la domenica tra la gente

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E’ stata una fine settimana ricca di appuntamenti per Papa Francesco. Durante il Regina Coeli ha parlato del Cristo Risorto.
“Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Al centro di questa terza domenica di Pasqua c’è l’esperienza del Risorto fatta dai suoi discepoli, tutti insieme. Ciò è evidenziato specialmente dal Vangelo che ci introduce ancora una volta nel Cenacolo, dove Gesù si manifesta agli Apostoli, rivolgendo loro questo saluto: «Pace a voi!» (Lc 24,36). E’ il saluto del Cristo Risorto, che ci dà la pace: «Pace a voi!» Si tratta sia della pace interiore, sia della pace che si stabilisce nei rapporti tra le persone. L’episodio raccontato dall’evangelista Luca insiste molto sul realismo della Risurrezione. Gesù non è un fantasma. Infatti, non si tratta di un’apparizione dell’anima di Gesù, ma della sua reale presenza con il corpo risorto. Gesù si accorge che gli Apostoli sono turbati nel vederlo, che sono sconcertati perché la realtà della Risurrezione è per loro inconcepibile. Credono di vedere un fantasma; ma Gesù risorto non è un fantasma, è un uomo con corpo e anima. Per questo, per convincerli, dice loro: «Guardate le mie mani e i miei piedi – fa vedere loro le piaghe –: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (v. 39). E poiché questo non sembra bastare a vincere l’incredulità dei discepoli. Il Vangelo dice anche una cosa interessante: era tanta la gioia che avevano dentro che questa gioia non potevano crederla: “No, non può essere! Non può essere così! Tanta gioia non è possibile!”. E Gesù, per convincerli, disse loro: «Avete qui qualche cosa da mangiare?» (v. 41). Essi gli offrono del pesce arrostito; Gesù lo prende e lo mangia davanti a loro, per convincerli.
L’insistenza di Gesù sulla realtà della sua Risurrezione illumina la prospettiva cristiana sul corpo: il corpo non è un ostacolo o una prigione dell’anima. Il corpo è creato da Dio e l’uomo non è completo se non è unione di corpo e anima. Gesù, che ha vinto la morte ed è risorto in corpo e anima, ci fa capire che dobbiamo avere un’idea positiva del nostro corpo. Esso può diventare occasione o strumento di peccato, ma il peccato non è provocato dal corpo, bensì dalla nostra debolezza morale. Il corpo è un dono stupendo di Dio, destinato, in unione con l’anima, ad esprimere in pienezza l’immagine e la somiglianza di Lui. Pertanto, siamo chiamati ad avere grande rispetto e cura del nostro corpo e di quello degli altri. Ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo, è un oltraggio a Dio creatore! Il mio pensiero va, in particolare, ai bambini, alle donne, agli anziani maltrattati nel corpo. Nella carne di queste persone noi troviamo il corpo di Cristo. Cristo ferito, deriso, calunniato, umiliato, flagellato, crocifisso… Gesù ci ha insegnato l’amore. Un amore che, nella sua Risurrezione, si è dimostrato più potente del peccato e della morte, e vuole riscattare tutti coloro che sperimentano nel proprio corpo le schiavitù dei nostri tempi. In un mondo dove troppe volte prevalgono la prepotenza contro i più deboli e il materialismo che soffoca lo spirito, il Vangelo di oggi ci chiama ad essere persone capaci di guardare in profondità, piene di stupore e di gioia grande per avere incontrato il Signore risorto. Ci chiama ad essere persone che sanno raccogliere e valorizzare la novità di vita che Egli semina nella storia, per orientarla verso i cieli nuovi e la terra nuova. Ci sostenga in questo cammino la Vergine Maria, alla cui materna intercessione ci affidiamo con fiducia”.
Dopo il Regina Coeli ecco parole importanti contro la guerra, per il rispetto della vita ed in omaggio alla santità: “Cari fratelli e sorelle a Vohipeno, in Madagascar, viene proclamato beato il martire Luciano Botovasoa, padre di famiglia, coerente testimone di Cristo fino al dono eroico della vita. Arrestato e ucciso per aver manifestato la sua volontà di rimanere fedele al Signore e alla Chiesa, rappresenta per tutti noi un esempio di carità e di fortezza nella fede. Sono profondamente turbato dall’attuale situazione mondiale, in cui, nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale, si fatica a concordare un’azione comune in favore della pace in Siria e in altre regioni del mondo. Mentre prego incessantemente per la pace, e invito tutte le persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace. Con dolore ho ricevuto la notizia dell’uccisione dei tre uomini rapiti alla fine di marzo al confine tra Ecuador e Colombia. Prego per loro e per i loro familiari, e sono vicino al caro popolo ecuadoriano, incoraggiandolo ad andare avanti unito e pacifico, con l’aiuto del Signore e della sua Santissima Madre.
Affido alla vostra preghiera le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari. Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita…”.
Nel pomeriggio domenicale la visita Pastorale del Santo Padre alla Parrocchia romana “San Paolo della Croce” dove abbiamo assistito al commovente abbraccio tra il Vescovo di Roma ed un bimbo alla ricerca di speranza. Durante l’incontro con i bambini ha risposto al piccolo Emanuele: “Magari tutti noi, potessimo piangere come Emanuele quando avremo un dolore come lo ha lui nel cuore. Lui piangeva per il papà e ha avuto il coraggio di farlo davanti a noi, perché nel suo cuore c’è amore per il papà. Io ho chiesto il permesso ad Emanuele di dire in pubblico la domanda e lui mi ha detto di sì. Per questo la dirò: “Poco tempo fa è venuto a mancare il mio papà. Lui era ateo, ma ha fatto battezzare tutti e quattro i figli. Era un uomo bravo. È in Cielo papà?” Che bello che un figlio dica del suo papà: “Era bravo”. Bella testimonianza di quell’uomo che ha dato ai suoi figli, perché i suoi figli potranno dire: “Era un uomo bravo”. È una bella testimonianza del figlio che ha ereditato la forza del papà e, anche, ha avuto il coraggio di piangere davanti a tutti noi. Se quell’uomo è stato capace di fare figli così, è vero, era un uomo bravo. Era un uomo bravo. Quell’uomo non aveva il dono della fede, non era credente, ma ha fatto battezzare i figli. Aveva il cuore buono. E lui ha il dubbio che il papà, per non essere stato credente, non sia in Cielo. Chi dice chi va in Cielo è Dio. Ma come è il cuore di Dio davanti ad un Papà così? Come è? Come sembra a voi?… Un cuore di papà! Dio ha un cuore di papà. E davanti ad un papà, non credente, che è stato capace di battezzare i figli e di dare loro quella bravura ai figli, voi pensate che Dio sarebbe capace di lasciarlo lontano da sé? Pensate questo?… Forte, con coraggio… Dio sicuramente era fiero di tuo papà, perché è più facile essendo credente, battezzare i figli, che battezzarli essendo non credente. Sicuramente questo a Dio è piaciuto tanto. Parla con tuo papà, prega tuo papà. Grazie Emanuele per il tuo coraggio”.
A seguire durante la celebrazione eucaristica ha detto: “I discepoli sapevano che Gesù era risorto, perché lo aveva detto Maria Maddalena al mattino; poi Pietro lo aveva visto; poi i discepoli che erano tornati da Emmaus avevano raccontato l’incontro con Gesù risorto. Lo sapevano: è risorto e vive. Ma quella verità non era entrata nel cuore. Quella verità, sì, la sapevano, ma dubitavano. Preferivano avere quella verità nella mente, forse. È meno pericoloso avere una verità nella mente che averla nel cuore. È meno pericoloso.
Erano tutti riuniti e apparve il Signore. E loro dapprima si spaventarono e credevano che fosse un fantasma. Ma Gesù stesso disse loro: “No, guardate, toccatemi. Vedete le piaghe. Un fantasma non ha corpo. Vedete, sono io!”. Ma perché non credevano? Perché dubitavano? C’è una parola nel Vangelo che ci dà la spiegazione: “Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore…”. Per la gioia non potevano credere. Era tanta quella gioia! Se questo è verità, è una gioia immensa! “Ah, io non ci credo. Non posso”. Non potevano credere che ci fosse tanta gioia; la gioia che porta a Cristo. Succede anche a noi quando ci danno una bella notizia. Prima di accoglierla nel cuore diciamo: “Ma è vero? Ma come lo sai? Dove lo hai sentito?”. Lo facciamo per essere sicuri, perché, se questo è vero, è una gioia grande. Questo che succede a noi nel piccolo, immaginate voi i discepoli! Era tanta la gioia che era meglio dire: “No, io non ci credo”. Ma era lì! Sì, ma non potevano. Non potevano accettare; non potevano lasciar passare nel cuore quella verità che vedevano. E alla fine, ovviamente, hanno creduto. E questa è la “rinnovata giovinezza” che ci dona il Signore. Nell’orazione Colletta ne abbiamo parlato: la “rinnovata giovinezza”. Noi siamo abituati a invecchiare con il peccato… Il peccato invecchia il cuore, sempre. Ti fa un cuore duro, vecchio, stanco. Il peccato stanca il cuore e perdiamo un po’ la fede in Cristo Risorto: “No, non penso… Sarebbe tanta gioia questo… Sì, sì, è vivo, ma è in Cielo per gli affari suoi…”. Ma gli affari suoi sono io! Ognuno di noi! Ma questo collegamento non siamo capaci di farlo.
L’apostolo Giovanni, nella seconda Lettura, dice: “Se qualcuno ha peccato abbiamo un avvocato presso il Padre”. Non abbiate paura, Lui perdona. Lui ci rinnova. Il peccato ci invecchia, ma Gesù, risorto, vivo, ci rinnova. Questa è la forza di Gesù risorto. Quando noi ci accostiamo al sacramento della Penitenza è per essere rinnovati, per ringiovanire. E questo lo fa Gesù risorto. È Gesù risorto che oggi è in mezzo a noi: sarà qui sull’altare; è nella Parola… E sull’altare sarà così: risorto! È Cristo che vuole difenderci, l’Avvocato, quando noi abbiamo peccato, per ringiovanirci.
Fratelli e sorelle, chiediamo la grazia di credere che Cristo è vivo, è risorto! Questa è la nostra fede, e se noi crediamo a questo, le altre cose sono secondarie. Questa è la nostra vita, questa è la nostra vera gioventù. La vittoria di Cristo sulla morte, la vittoria di Cristo sul peccato. Cristo è vivo. “Sì, sì, adesso farò la Comunione…”. Ma quando tu fai la Comunione, sei sicuro che Cristo è vivo lì, è risorto? “Sì, è un po’ di pane benedetto…” No, è Gesù! Cristo è vivo, è risorto in mezzo a noi e se noi non crediamo questo, non saremo mai buoni cristiani, non potremo esserlo.
“Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore”. Chiediamo al Signore la grazia che la gioia non ci impedisca di credere, la grazia di toccare Gesù risorto: toccarlo nell’incontro mediante la preghiera; nell’incontro mediante i sacramenti; nell’incontro con il suo perdono che è la rinnovata giovinezza della Chiesa; nell’incontro con gli ammalati, quando andiamo a trovarli, con i carcerati, con quelli che sono i più bisognosi, con i bambini, con gli anziani. Se noi sentiamo la voglia di fare qualcosa di buono, è Gesù risorto che ci spinge a questo. E’ sempre la gioia, la gioia che ci fa giovani.
Chiediamo la grazia di essere una comunità gioiosa, perché ognuno di noi è sicuro, ha fede, ha incontrato il Cristo risorto”.




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