Papa Francesco in Iraq: le tappe del viaggio

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Papa – Covid-19 permettendo nel prossimo mese di marzo Papa Francesco riprenderà le sue visite pastorali con l’atteso viaggio in Iraq.

Inizierà il 5 marzo con un volo da Roma Fiumicino a Baghdad, il tanto desiderato viaggio del Papa in Iraq all’insegna del motto “Siete tutti Fratelli”. L’accoglienza ufficiale sarà presso l’aeroporto della capitale irachena, dove Papa Francesco avrà il suo primo incontro, nella sala vip dello scalo, con il primo ministro, per poi proseguire presso il Palazzo presidenziale dove avrà luogo la cerimonia ufficiale di benvenuto.

In questa sede, al termine della visita di cortesia al presidente della Repubblica nello suo studio privato, il Papa terrà il primo discorso ufficiale alle autorità, alla rappresentanza della società civile e al Corpo diplomatico che incontrerà nel salone del Palazzo presidenziale.

La prima giornata del Pontefice si concluderà incontrando i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e i catechisti a cui Papa Francesco rivolgerà un discorso nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad.

Najaf, Nassirya e la Piana di Ur, saranno il programma della nella seconda giornata in Iraq di Papa Francesco.

Sabato 6 marzo Francesco il pontefice lascerà Baghdad per raggiungere in aereo la città di Najaf a sud della capitale, una delle località più sacre dell’islam sciita. Qui avrà luogo la visita di cortesia al Grande Ayatollah Sayyd Ali Al- Husaymi Al -Sistani, al termine della quale il Pontefice ripartirà alla volta di Nassiriya, sulle rive dell’Eufrate, per un Incontro interreligioso presso la Piana di Ur. Previsto in questa occasione un discorso del Papa. Nel pomeriggio, dopo il rientro a Baghdad, sarà la celebrazione della Messa a chiudere la giornata, nella Cattedrale Caldea di “San Giuseppe” a Baghdad, una delle 11 Cattedrali presenti nel Paese.

Domenica 7 marzo vedrà il Papa spostarsi tra il Kurdistan iracheno e la Piana di Ninive.

La giornata avrà inizio con la partenza in aereo per Erbil. All’aeroporto Papa Francesco sarà accolto dalle autorità religiose e civili della Regione autonoma del Kurdistan iracheno. Da lì, in elicottero, il trasferimento a Mosul, città per anni nelle mani del sedicente Stato islamico, dove è prevista una Preghiera di suffragio per le vittime della guerra presso Hosh al – Bieaa, la piazza della chiesa.

Sempre, in mattinata, il trasferimento del Papa in elicottero nella città assira di Qaraqosh nella piana di Ninive a pochi chilometri da Mosul, occupata dallo Stato islamico fino al 2016.

Dopo l’arrivo al campo di atterraggio, Papa Francesco si trasferirà nella Chiesa dell'”Immacolata Concezione” per la visita alla comunità di Qaraqosh a cui rivolgerà un discorso, per poi recitare la preghiera mariana dell’Angelus.

Al termine, nel pomeriggio, il trasferimento del Papa nuovamente ad Erbil per la Santa Messa che presiederà nello Stadio “Franso Hariri”. In serata, il rientro a Baghdad, da cui Papa Francesco, lunedì mattina, ripartirà per Roma al termine della cerimonia di congedo.

Motto e logo del viaggio

Dunque  sono previsti 4 discorsi, due omelie, un Angelus e una preghiera di suffragio per le vittime della guerra. “Siete tutti Fratelli” sarà  il motto – tratto dal Vangelo di Matteo – della visita di Francesco in Iraq  il cui logo raffigura il Papa nel gesto di salutare il Paese, rappresentato in mappa e dai suoi simboli, la palma e i fiumi Tigri ed Eufrate. Il logo mostra anche una colomba bianca, nel becco un ramoscello di ulivo, simbolo di pace, volare sulle bandiere della Santa Sede e della Repubblica dell’Iraq. A sovrastare l’immagine, il motto della visita riportato in arabo, curdo e caldeo.

«Accogliendo l’invito della Repubblica d’Iraq e della Chiesa cattolica locale – aveva detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni – Papa Francesco compirà un Viaggio Apostolico nel suddetto Paese dal 5 all’8 marzo 2021, visitando Bagdad, la piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive. A suo tempo sarà pubblicato il programma del viaggio, che terrà conto dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria mondiale». Scrive Vatican News che certamente il viaggio rappresenta «un gesto concreto di vicinanza a tutta la popolazione di quel martoriato Paese». Francesco aveva espresso con chiarezza l’intenzione di visitare l’Iraq il 10 giugno 2019, durante l’udienza ai partecipanti alla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco).

Una possibilità apparsa sempre più concreta, quando un anno fa circa, il 25 gennaio 2020, il Pontefice riceveva in Vaticano Barham Salih, presidente della Repubblica d’Iraq, che aveva incontrato anche il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Erano state affrontate le sfide del Paese, come quella di «favorire la stabilità e il processo di ricostruzione – evidenziava una nota della Sala Stampa vaticana – incoraggiando la via del dialogo e della ricerca di soluzioni adeguate a favore dei cittadini e nel rispetto della sovranità nazionale». Centrale «l’importanza di preservare la presenza storica dei cristiani» e «la necessità di garantire loro sicurezza e un posto nel futuro» del paese.
In Iraq, prima del 2003, anno del conflitto che porta alla caduta di Saddam Hussein, i cristiani erano circa 1-1,4 milioni. L’orrore della guerra e l’occupazione della Piana di Ninive da parte del Daesh, tra il 2014 e il 2017, li ha ridotti a circa 300-400mila. Il Presidente Salih ha più volte sottolineato il valore dei cristiani e il loro ruolo nella costruzione, sulla stessa linea il premier, Mustafa Al-Kazemi, il quale ha invitato i cristiani, fuggiti dall’Iraq a causa delle violenze, a tornare per contribuire alla ricostruzione. Il quadro iracheno è tragico: sono circa 1,7 milioni gli sfollati interni e l’Unicef stima che oltre degli 4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, la metà sono bambini.
Il cardinale Raphael Sako, patriarca dei Caldei, si fa portavoce della comunità cristiana e afferma che il Papa «viene da noi e ciò vuol dire che porta il suo supporto ma anche la speranza per una situazione migliore».
Il Papa che arriva è una benedizione per tutti. È un atto coraggioso”. “Il Pontefice visiterà quasi tutto l’Iraq – aggiunge – da Ur a sud risalendo verso Mosul, Qaraqosh, nella Piana di Ninive fino a Erbil”. Luoghi simbolo della storia recente irachena, segnata dalle violenze dello Stato Islamico, dalla persecuzione dei cristiani, dall’esodo di massa di tantissimi iracheni in cerca di salvezza. “Ma sono anche luoghi della Mesopotamia culla della civiltà antica – ricorda il patriarca -. È da qui che ripartiremo per cercare di costruire un Iraq nuovo, solidale, rispettoso del diritto, stabile e sicuro. Un messaggio che si allarga a tutto il Medio Oriente. Fratellanza e convivenza armonica”.

Fratellanza è la parola che il cardinale ripete continuamente a sottolineare che il viaggio vive nella prospettiva del Documento sulla fratellanza umana di Abu Dhabi firmato dal Papa e dal grande Imam sunnita, Al Tayyeb, e dell’enciclica del Pontefice, “Fratelli tutti”, sulla fraternità e l’amicizia sociale, firmata ad Assisi. “Credo sia molto importante – dice Sako – aiutare la gente a vedere l’altro come un fratello e non come un nemico, un avversario. Viviamo tutti insieme, lavoriamo, siamo vicini, non dobbiamo avere paura. Dobbiamo cambiare la mentalità e la cultura”.

Non è casuale, allora che una delle tappe simbolo di questo viaggio sia proprio Ur dei caldei, luogo di origine delle tre religioni abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Qui dovrebbe tenersi un incontro interreligioso: “Stiamo pensando – rivela il cardinale Sako – ad una preghiera con cristiani, musulmani e altre denominazioni religiose. Saranno letti passi della Bibbia e del Corano relativi ad Abramo. Da Ur – annuncia il patriarca – partirà un messaggio al mondo intero: per i cristiani che sono perseguitati, per i musulmani che soffrono tensioni e divisioni, per tutta l’umanità sofferente ora anche per la pandemia. Siamo tutti, nella fede, figli di Abramo. Abramo è un uomo che ha fiducia nel Signore. Ci sono simboli che possono toccare il cuore di ogni uomo, anche se è un fondamentalista”.

“Con il suo carisma profetico il Papa è come un nuovo Ezechiele che viene a dirci che ci sarà una Resurrezione, che si può rinascere. Ezechiele, il profeta che ha vissuto a Babilonia parlando agli ebrei che in quel tempo vivevano come noi: fuori delle proprie terre, come rifugiati, scoraggiati”. La forza della profezia delle ossa inaridite sull’Iraq e sul Medio Oriente: “Dice il Signore Dio a queste ossa: ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore (cap. 37)”. “Io spero nella rinascita dell’Iraq e degli iracheni, prego per una vita nuova. Il Papa, nuovo Ezechiele, può aprirci la porta verso un futuro di pace”.




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