Papa Francesco: “ Siamo tutti chiamati alla Santità, modello di vita controcorrente”

337

Papa Francesco – Nella solennità dei Santi, il Papa invita a riflettere sulla loro testimonianza che per noi è fonte di speranza nella risurrezione.

“In questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto e anche noi saremo con Lui. I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini che Gesù ha predicato e che oggi risuonano nella Liturgia” (cfr Mt 5,1-12a) Con queste parole Papa Francesco apre l’appuntamento con i Fedeli dell’Angelus domenicale che oggi “cade” nel giorno dedicato ai Santi.
Sono le Beatitudini, che Gesù ha predicato e che oggi risuonano nella Liturgia (cfr Mt 5,1-12a),la “ via della santità” o, come altre volte ha detto Francesco, “la carta d’identità del cristiano”, che ne fa un seguace di Gesù. E oggi il Papa sceglie di riflettere sulla seconda e la terza di queste strade che possono farci beati, felici, cioè Santi. Entrambe, dice Francesco, “cominciano quaggiù e si compiranno in Cristo”.
Sembrano parole contraddittorie, perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori: semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni.
Eppure Gesù proclama beati proprio coloro che piangono perché, spiega il Papa, “nonostante tutto confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra”:
Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita.
La terza Beatitudine esalta invece la mitezza che è “la caratteristica di Gesù”, un modo di essere e di vivere dunque che ci avvicina a Lui e crea unità, non dominio e sopraffazione, come argomenta il Papa descrivendo queste persone che il mondo non apprezza, ma alle quali Dio dono la vita eterna:
Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna.
Nella vita di oggi a livello mondiale, “c’è tanta aggressività e anche nella vita di ogni giorno, la prima cosa che esce da noi è l’aggressione, la difesa”:
Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza.
Cosa trarre dunque da queste Beatitudini, da questa “strada evangelica percorsa da Santi e Beati? Innanzitutto che è “controcorrente rispetto alla mentalità di questo mondo” e poi che siamo chiamati tutti a percorrerla in modo personale:
La solennità di oggi, che celebra Tutti i Santi, ci ricorda la personale e universale vocazione alla santità, e ci propone i modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, in maniera irripetibile. Basta pensare all’inesauribile varietà di doni e di storie concrete che c’è tra i santi e le sante: non sono uguali, ognuno ha la propria personalità e ha sviluppato la sua vita nella santità secondo la propria personalità e ognuno di noi può farlo, andare su quella strada: mitezza, mitezza per favore e andremo alla santità.
“Mitezza per favore e andremo alla santità!”, ripete dunque il Papa prima di affidare tutti a Maria affinchè, in quanto Madre, possa aiutarci ad “alimentare il desiderio di santità, camminando sulla via delle Beatitudini”.
“Non dimentichiamo quanto sta accadendo nel Nagorno-Karabakh”. Papa Francesco nel giorno della festa di Tutti i Santi volge il suo pensiero, al termine dell’Angelus, ancora una volta, al conflitto in atto nel Caucaso, “dove gli scontri armati si susseguono a fragili tregue, con tragico aumento delle vittime, distruzioni di abitazioni, infrastrutture e luoghi di culto, con il  coinvolgimento sempre più massiccio delle popolazioni civili”: Vorrei rinnovare il mio accorato appello ai responsabili delle parti in conflitto affinché intervengano quanto prima possibile per fermare lo spargimento di sangue innocente. Non pensino di risolvere la controversia che si oppone con la violenza ma impegnandosi in un sincero negoziato con l’aiuto della comunità internazionale. Da parte mia sono vicino a tutti quelli che soffrono e invito a chiedere l’intercessione dei santi per una stabile pace nella regione.
Dal Caucaso, alla Turchia e alla Grecia. Francesco chiede di pregare per quanti sono stati colpiti dalla forte scossa di terremoto, due giorni fa, al largo dell’isola greca di Samo, un sisma che provocato il crollo di diversi edifici nella città turca di Smirne.
Il Papa ricorda poi la beatificazione ieri negli Stati Uniti, di Micheal McGivney, fondatore dei Cavalieri di Colombo e chiede ai fedeli un appaluso per questo sacerdote diocesano e il suo esempio: Impegnato nella evangelizzazione si prodigò per sovvenire alle necessità dei bisognosi, promuovendo il mutuo soccorso. Il suo esempio stimoli tutti noi a testimoniare sempre più il vangelo della carità.
Un saluto speciale il Papa lo rivolge quindi ai partecipanti alla Corsa dei Santi, promossa dalla Fondazione don Bosco nel mondo, che “anche quest’anno gareggiano anche a distanza e individualmente”:
Nonostante si svolga a piccoli gruppi nel rispetto del distanziamento imposto dalla pandemia, questo evento sportivo offre una dimensione di festa popolare alla celebrazione religiosa di tutti i santi.
Anche quest’anno la Corsa dei Santi servirà a fornire un supporto concreto alle iniziative salesiane nel mondo, grazie alla campagna solidale “Il tuo amore può abbattere le sbarre”. Il progetto stavolta si rivolge ai minori privati della libertà nelle carceri di tutto il mondo. Secondo le Nazioni Unite, più di un milione di bambini e giovani si trovano nelle carceri o nei centri di reclusione per minori, accusati di piccoli reati. Di loro il 59% è in attesa di giudizio, spesso senza alcun tipo di supporto ed assistenza sociale.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *