Papa – Santa Marta – Grazie a chi lotta contro la povertà e la fame causate dal Covid-19

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Papa – Nella Messa celebrata a Santa Marta dal pontefice, Papa Francesco pensa alla povertà, alla disoccupazione e alla fame che saranno provocati dalla pandemia di coronavirus e prega per chi già adesso cerca di porvi rimedio. Nell’omelia, ha ricordato l’Addolorata, invitando a ringraziarla perchè ha accettato di essere Madre

Papa Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta (VIDEO INTEGRALE) nel venerdì della V Settimana di Quaresima, dedicandola all’Addolarata. L’antifona d’ingresso, che il Papa legge all’inizio della celebrazione, è un’invocazione di aiuto nell’angoscia: “Abbi pietà di me, Signore, perché sono in angustia; strappami dalla mano dei miei nemici e salvami dai miei persecutori: Signore, che io non resti confuso” (Sal 30). Nell’introduzione, Francesco rivolge il suo pensiero al dopo pandemia:

C’è gente che da adesso incomincia a pensare al dopo: al dopo pandemia. A tutti i problemi che arriveranno: problemi di povertà, di lavoro, di fame … Preghiamo per tutta la gente che aiuta oggi, ma pensa anche al domani, per aiutare tutti noi.

In questo Venerdì di Passione che precede la Domenica delle Palme, in cui si fa memoria dei dolori di Maria, Francesco ha dedicato l’omelia alla Vergine Addolorata. Oggi – ha detto – ci farà bene pensare ai dolori della Madonna e ringraziarla perché ha accettato di essere Madre.

Il Papa: ringraziamo Maria perché ha accettato di essere Madre

Questo Venerdì di Passione, la Chiesa ricorda i dolori di Maria, l’Addolorata. Da secoli viene questa venerazione del popolo di Dio. Si sono scritti inni in onore dell’Addolorata: stava ai piedi della croce e la contemplano lì, sofferente. La pietà cristiana ha raccolto i dolori della Madonna e parla dei “sette dolori”. Il primo, appena 40 giorni dopo la nascita di Gesù, la profezia di Simeone che parla di una spada che le trafiggerà il cuore (Cf. Lc. 2,35). Il secondo dolore, pensa alla fuga in Egitto per salvare la vita del Figlio (Cf. Mt. 2,13-23). Il terzo dolore, quei tre giorni di angoscia quando il ragazzo è rimasto nel tempio (Cf. Lc. 2,41-50). Il quarto dolore, quando la Madonna si incontra con Gesù sulla via al Calvario (Cf. Gv. 19,25). Il quinto dolore della Madonna è la morte di Gesù, vedere il Figlio lì, crocifisso, nudo, che muore. Il sesto dolore, la discesa di Gesù dalla croce, morto, e lo prende tra le sue mani come lo aveva preso nelle sue mani più di 30 anni prima a Betlemme. Il settimo dolore è la sepoltura di Gesù. E così, la pietà cristiana percorre questa strada della Madonna che accompagna Gesù. A me fa bene, in tarda serata, quando prego l’Angelus, pregare questi sette dolori come un ricordo della Madre della Chiesa, come la Madre della Chiesa con tanto dolore ha partorito tutti noi.

La Madonna mai ha chiesto qualcosa per sé, mai. Sì, per gli altri: pensiamo a Cana, quando va a parlare con Gesù. Mai ha detto: “Io sono la madre, guardatemi: sarò la regina madre”. Mai lo ha detto. Non chiese qualcosa di importante per lei nel collegio apostolico. Soltanto, accetta di essere Madre. Accompagnò Gesù come discepola, perché il Vangelo fa vedere che seguiva Gesù: con le amiche, pie donne, seguiva Gesù, ascoltava Gesù. Una volta qualcuno l’ha riconosciuta: “Ah, ecco la madre”, “Tua madre è qui” (Cf. Mc. 3,31)… Seguiva Gesù. Fino al Calvario. E lì, in piedi … la gente sicuramente diceva: “Ma, povera donna, come soffrirà”, e i cattivi sicuramente dicevano: “Ma, anche lei ha colpa, perché se lo avesse educato bene questo non sarebbe finito così”. Era lì, con il Figlio, con l’umiliazione del Figlio.

Onorare la Madonna e dire: “Questa è mia Madre”, perché lei è Madre. E questo è il titolo che ha ricevuto da Gesù, proprio lì, nel momento della Croce (Cf. Gv.19,26-27). I tuoi figli, tu sei Madre. Non l’ha fatta primo ministro o le ha dato titoli di “funzionalità”. Soltanto “Madre”. E poi, gli Atti degli Apostoli la fanno vedere in preghiera con gli apostoli come Madre (Cf. At. 1,14). La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia. Soltanto discepola e Madre. E così, come Madre noi dobbiamo pensarla, dobbiamo cercarla, dobbiamo pregarla. È la Madre. Nella Chiesa Madre. Nella maternità della Madonna vediamo la maternità della Chiesa che riceve tutti, buoni e cattivi: tutti.

Oggi ci farà bene fermarci un po’ e pensare al dolore e ai dolori della Madonna. È la nostra Madre. E come li ha portati, come li ha portati bene, con forza, con pianto: non era un pianto finto, era proprio il cuore distrutto di dolore. Ci farà bene fermarci un po’ e dire alla Madonna: “Grazie per avere accettato di essere Madre quando l’Angelo Te lo ha detto e grazie per avere accettato di essere Madre quando Gesù Te lo ha detto”.

Il Papa ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale.

Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te. Amen.

Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antica antifona mariana Ave Regina Caelorum (“Ave Regina dei Cieli”):

“Ave, Regina dei Cieli, ave, Signora degli angeli; porta e radice di salvezza, rechi nel mondo la luce. Godi, Vergine gloriosa, bella fra tutte le donne; salve, o tutta santa, prega per noi Cristo Signore”.

Da segnalare che in Vaticano, a A 15 anni dalla morte di Giovanni Paolo II, l’Elemosiniere pontificio e il presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici hanno celebrato una Messa sulla tomba del Papa Santo, che hanno servito insieme per molti anni

Fianco a fianco come una volta, l’antico maestro e il cerimoniere, nel nome di San Giovanni Paolo II sull’altare della tomba di Papa Wojtyla, che si trova nella Cappella di San Sebastiano all’interno della Basilica di San Pietro. Qui il cardinale Krajewski e l’arcivescovo Piero Marini hanno concelebrato una Messa nel giorno del 15.mo anniversario della morte del Pontefice polacco, di cui monsignor Marini è stato dall’87 capo dell’Ufficio cerimonie, affiancato poi dal ’98, nello stesso Ufficio, dall’attuale Elemosiniere.

Ieri Papa Francesco, nei saluti ai gruppi linguistici al termine dell’udienza generale, aveva invitato in particolare i pellegrini polacchi ad affidarsi alla Divina Misericordia e all’intercessione di San Giovanni Paolo II in “questi giorni difficili che stiamo vivendo”, in cui l’uomo contemporaneo, aveva detto, “scorge i segni di morte divenuti più presenti sull’orizzonte della civiltà”.




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