Vaticano – Papa Francesco ai cappellani della Protezione Civile

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Papa Francesco  parlando ai cappellani dell’aviazione ne ha lodato l’impegno. E’ una presenza importante quella del cappellano e dell’operatore di pastorale negli aeroporti che sono luoghi di continuo e frenetico transito, dove milioni di persone di diverse nazionalità, culture, religioni e lingue si incrociano, e dove gli equipaggi passano molto del loro tempo lontani dalle famiglie. Questi luoghi hanno bisogno della presenza e della testimonianza di Cristo che “Solo”, legge nel cuore di ogni uomo, per essere trasformati da “periferie esistenziali” in “porti”.

“Ho avuto l’opportunità di passare per molti aeroporti”,  “grandi periferie umane” rese “anonime” e “indifferenti” dallo “sviluppo tecnologico, dalla frenesia del lavoro e dal continuo transito di gente”: milioni di persone diverse,  “ognuno è una storia che solo Dio conosce”. Per questo il Papa chiede a cappellani e operatori di essere innanzitutto “presenza gratuita dell’amore di Dio”, testimoni di un messaggio di speranza, tenerezza e pace che, “in quel giorno e in quell’ora di passaggio” potrebbe lasciare un segno per la vita. È vero, la cultura degli aeroporti, non è, purtroppo, una cultura di gratuità. Non è. É il contrario, sempre. E voi, aprite le porte a spazi e anche a dialoghi di gratuità. In quel contesto, voi offrite – in modo molto rispettoso e discreto – la possibilità di incrociare “l’adesso di Dio”. Perché quel giorno, quell’ora di passaggio, è in realtà irripetibile, e voi siete bravi a cogliere le opportunità che vi si presentano per avvicinarvi alle persone con la fantasia della carità pastorale: sia ai dirigenti, sia agli impiegati e ai diversi operatori, come pure ai passeggeri. La vostra testimonianza e il messaggio che date, “qui e ora”, può lasciare un segno che dura per tutta la vita, proprio con la forza della gratuità. Ed è successo veramente ad una persona. Il Papa lo racconta ricordando la vicenda di un uomo d’affari che, durante una sosta in aeroporto, entra nella cappella per cercare una presa e ricaricare il suo computer. Nell’attesa, un cappellano gli si avvicina e gli parla e con “una parola dietro l’altra”, quell’uomo sente “che nel suo cuore qualcosa era cambiato”. Da quel giorno ad oggi – racconta ancora il Pontefice – non ha mai più cessato di “leggere il Vangelo per incontrare di nuovo quel Gesù incontrato in aeroporto”.

E’ questo dunque che il Papa esorta a fare. Trasformare con la testimonianza e l’annuncio di Cristo, il luogo in cui viviamo e le persone che incontriamo:

Vi esorto a svolgere il vostro ministero con dedizione e passione, guardando i mille volti che vi passano davanti con il cuore di Cristo, perché ognuno possa sentire la vicinanza di Dio. Con questo sguardo, gli aeroporti diventano “porte” e “ponti” all’incontro con Dio e con i fratelli, figli dell’unico Padre. Possono diventare addirittura luoghi privilegiati dove la pecora perduta possa tornare ad incontrarsi col suo vero Pastore. Infatti, in questi luoghi di partenza e di arrivo, spesso si crea una specie di “zona franca”, dove la persona nell’anonimato riesce ad aprire il proprio cuore, iniziando un processo di guarigione e di ritorno alla casa del Padre, magari abbandonata da tempo per varie circostanze della vita.

Sappiamo poi che per gli equipaggi, piloti e assistenti di volo, gestire la propria vita personale e familiare non è facile: anche per loro è importante la vostra presenza, il vostro ascolto! L’amicizia, la vicinanza, e il tempo che dedicate ad essi e, direttamente o indirettamente, alle loro famiglie risultano di grande aiuto.

Inoltre, conosco la vostra premura perché negli aeroporti non manchi la possibilità di incontrare Dio nella preghiera e nei Sacramenti. Condivido con voi il desiderio, il “sogno” pastorale che anche nell’aeroporto possa formarsi una comunità di credenti, che possa essere lievito, sale e luce in quell’ambiente umano particolare.

E non posso qui non menzionare i migranti e i profughi che raggiungono i maggiori aeroporti con la speranza di poter chiedere asilo o trovare un rifugio, o che sono bloccati in transito. Invito sempre le Chiese locali alla dovuta accoglienza e sollecitudine nei loro confronti, pur se si tratta di una responsabilità diretta delle Autorità civili. Fa parte anche della vostra cura pastorale vigilare che sia sempre tutelata la loro dignità umana e siano salvaguardati i loro diritti, nel rispetto della dignità e delle credenze di ciascuno. Le opere di carità nei loro confronti costituiscono una testimonianza della vicinanza di Dio a tutti i suoi figli.

Alcuni di voi, forse tutti, siete chiamati a svolgere più servizi nella vostra realtà ecclesiale. Questo può portare stanchezza fisica e spirituale, e magari anche scoraggiamento, insoddisfazione o sconforto. Pertanto, è bene che, in accordo con i vostri Vescovi, possiate coinvolgere nella vostra missione qualche persona, o del personale aeroportuale o della comunità ecclesiale locale, preoccupandovi anche della loro formazione. Sono quindi molto contento di vedere tra voi tanti laici e religiosi con i quali già collaborate: vi incoraggio a cercare insieme nuove vie di azione pastorale, condividendo i pesi e soprattutto la gioia di evangelizzare. E questo lo vorrei sottolineare. Mi piace che ci siano tanti laici coinvolti in questo. E, per favore, non cadiamo nella tentazione di “clericalizzare” i laici. I laici sono messaggeri, sono missionari a pieno diritto.

La qualità del vostro servizio pastorale – come anche del mio! – è proporzionale alla qualità della vita spirituale e della preghiera; ma pure al vostro sentirvi partecipi della missione della Chiesa universale. La missionarietà è l’atteggiamento fondamentale del nostro ministero. Il Signore Risorto vi doni di tenerlo sempre sveglio e rinnovato, con la forza dello Spirito Santo.

Cari fratelli e sorelle, abbiamo da poco celebrato la festa di Pentecoste. Lo Spirto Santo vi illumini e vi riempia dei suoi doni, affinché possiate riprendere il vostro ministero con nuovo slancio e vigore. Vi affido tutti a Maria, Madre della Chiesa, la cui festa celebriamo oggi. In particolare, la invochiamo come Vergine di Loreto, patrona dell’aviazione, perché vi aiuti ad offrire la fiamma della fede ad ogni persona che incontrate nei vostri luoghi di lavoro, perché la salvezza possa arrivare davvero sino agli estremi confini della terra. Grazie.

 

 

 




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