Vaticano – Papa Francesco ha salutato l’Iraq

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Papa – La terza e conclusiva giornata del viaggio del Pontefice in Iraq è stata densa di appuntamenti ma soprattutto di significati. Andiamo a rivisitarne le tappe.

Erbil, Mosul e Qaraqosh

Erbil, Mosul e Qaraqosh sono le tre città irachene che il Pontefice ha toccato con il rinnovato appello alla fraternità, alla speranza e alla pace. Tappe significative in luoghi che portano i segni della distruzione da parte del sedicente Stato islamico ma anche quelli della liberazione e della rinascita. Infine la Messa ad Erbil nello stadio Hariri con l’abbraccio gioioso ai fedeli e la certezza del Papa di avere per sempre l’Iraq nel suo cuore.
Il pontefice è tornato a ribadire, che Dio ha il potere di vincere i mali, le malattie, di restaurare i templi fisici e quelli dei nostri cuori. Solo dalle piaghe di Cristo può arrivare quel balsamo capace di sanare l’umanità e di guarire ricordi dolorosi ispirando un futuro di pace e di fraternità, ma anche dall’impegno quotidiano della Chiesa, che in Iraq continua ad essere viva e presente in tanti modi.

ERBIL

Ad Erbil, vessata dalla piaga dell’emigrazione, con oltre 540mila tra rifugiati siriani e sfollati iracheni ammassati nei campi profughi, il Papa ha celebrato la Messa nello Stadio “Franso Hariri”. Un momento atteso con grande gioia e fermento dai cattolici del luogo, che attivi in tante organizzazioni caritative e insieme alle Chiese locali, assistono con amorevole cura la gente di questo Paese, nell’opera di ricostruzione e rinascita sociale.

MOSUL

Seconda tappa di Francesco Mosul dove si sta lavorando alla ricostruzione per permettere il rientro di quanti in preda alla disperazione e alla fame hanno dovuto lasciare le proprie case. Poche parole e tanti silenzi a Hosh al-Bieaa, la preghiera del Papa in suffragio per tutte le vittime di guerra. Dopo aver ascoltato la testimonianza di un sunnita e di un parroco del posto, il Pontefice ha inaugurato una lapide commemorativa per poi liberare in cielo una colomba bianca e lasciare che anche in questo luogo, soffi il vento della pace e alle voci di dolore e angoscia, subentrino quelle della speranza e della consolazione.

Qaraqosh

Terrorismo e morte non hanno mai l’ultima parola. Il messaggio del riscatto e della speranza Papa Francesco lo ha lancia toda Qaraqosh, Proprio qui, nella Piana di Ninive, a pochi chilometri da Mosul, un tempo viveva la comunità cristiana più grande del Paese, prima che la devastasse la furia dello Stato islamico, che la occupò la notte del 7 agosto del 2014, distruggendo case e chiese, costringendo 120mila cristiani alla fuga e molti di loro ad una vita da sfollati nel Kurdistan iracheno. Da questa città, simbolo del martirio dei cristiani del terzo millennio, dalla cattedrale dell’Immacolata Concezione, ora ricostruita ma per tre anni poligono di tiro dei miliziani e che in parte mostra ancora le testimonianze della violenza dell’Is, Papa Francesco, ha pronunciato anche l’Angelus, sottolineando il “trionfo della vita sulla morte”:
Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio e al suo figlio vincitore del peccato e della morte. Anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte
Tanto è stato distrutto e tanto deve essere ricostruito, ha segnalato il Papa, che ha incita to il popolo a seguire l’esempio di chi in precedenza in quel luogo, ha “adorato e lodato Dio”, di chi ha perseverato “con ferma speranza” nel cammino terreno, lasciando una grande eredità spirituale: Abbracciate questa eredità! Questa eredità è la vostra forza! Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare, affidandosi alla grazia di Dio, che guida le sorti di ogni uomo e di tutti i popoli. Non siete soli! La Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta. E in questa regione tanti vi hanno aperto le porte nel momento del bisogno.
Questo è il momento di risanare gli edifici e i legami che uniscono tutti, ha sollecitato il Papa, poiché l’unione degli anziani e dei giovani preserva il futuro, attraverso l’eredità della terra, della cultura e della tradizione, ma soprattutto della fede:
Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite! A custodire i legami che vi tengono insieme, a custodire le vostre radici! Sicuramente ci sono momenti in cui la fede può vacillare, quando sembra che Dio non veda e non agisca. Questo per voi era vero nei giorni più bui della guerra, ed è vero anche in questi giorni di crisi sanitaria globale e di grande insicurezza. In questi momenti, ricordate che Gesù è al vostro fianco. Non smettete di sognare! Non arrendetevi, non perdete la speranza.

IRAQ E SANTI

L’Iraq è terra di tanti uomini e di tante donne, “santi della porta accanto”, che vi potranno accompagnare verso un futuro migliore. Il Papa ha citato le parole di Doha Sabah Abdallah, testimone cristiana della ferocia dell’Is, madre di uno dei tanti piccoli martiri della città, per ribadire che è necessario il perdono “da parte di coloro che sono sopravvissuti agli attacchi terroristici”: Perdono: questa è una parola chiave. Il perdono è necessario per rimanere nell’amore, per rimanere cristiani. La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi. Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare. So che questo è molto difficile. Ma crediamo che Dio può portare la pace in questa terra. Noi confidiamo in Lui e, insieme a tutte le persone di buona volontà, diciamo “no” al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione.
Non si devono dimenticare i doni e le promesse di Dio, ha chiesto ancora Francesco, perché la gratitudine nasce dalla “memoria del passato” che “plasma il presente” e “porta avanti verso il futuro”: Non stanchiamoci di pregare per la conversione dei cuori e per il trionfo di una cultura della vita, della riconciliazione e dell’amore fraterno, nel rispetto delle differenze, delle diverse tradizioni religiose, nello sforzo di costruire un futuro di unità e collaborazione tra tutte le persone di buona volontà.
Il Papa ha concluso il suo discorso con lo sguardo rivolto a tutte le madri e le donne dell’Iraq, ringraziandole per il loro coraggio: Vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità! Le madri “consolano, confortano, danno vita” ed è così che fa la Madonna, quella Madre alla quale il Papa, a chiusura dell’incontro, affida tutto il popolo cristiano della terra martire d’Iraq. Ed alla intercessione della Vergine Maria è dedicata la firma di Francesco sul Libro d’Onore, a chiusura dell’incontro di Qaraqosh: Da questa chiesa distrutta e ricostruita, simbolo della speranza di Qaraqosh e di tutto l’Iraq, invoco da Dio, per intercessione della Vergine Maria, il dono della pace.

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

SALUTI E CONGEDO DEL PAPA

Nel saluto finale della Messa celebrata nello stadio Hariri ad Erbil, Papa Francesco ha lasciato al Paese del Golfo l’invito a “lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno”.
“In questi giorni passati in mezzo a voi, ho sentito voci di dolore e di angoscia, ma ho sentito anche voci di speranza e di consolazione. E questo è merito, in buona parte, di quella instancabile opera di bene che è stata resa possibile grazie alle istituzioni religiose di ogni confessione, grazie alle vostre Chiese locali e alle varie organizzazioni caritative, che assistono la gente di questo Paese nell’opera di ricostruzione e rinascita sociale.
“Ora si avvicina il momento di ripartire per Roma”. Ma l’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore. Chiedo a tutti voi, cari fratelli e sorelle, di lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno.
Prego perché i membri delle varie comunità religiose, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, cooperino per stringere legami di fraternità e solidarietà al servizio del bene e della pace. Salam, salam, salam! Shukrán! (Grazie).




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