Vaticano – Papa Francesco ricorda il D-Day

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Papa  Francesco – Messaggio al vescovo di Bayeux-Lisieux, per le celebrazioni promosse in questi giorni per il 75˚ anniversario del cosiddetto D-Day, lo sbarco il 6 giugno 1944 degli Alleati in Normandia, che ha dato inizio alla liberazione dall’occupazione nazista prima della Francia e poi del resto dell’Europa occidentale.
All’alba del 6 giugno 1944 cominciava una delle più vaste e complesse operazioni militari di sempre: lo Sbarco in Normandia, il momento tanto atteso e meticolosamente pianificato della liberazione dell’Europa continentale dal controllo nazista, ma anche uno dei più ingenti spargimenti di sangue su militari e civili della Seconda Guerra Mondiale.

“Sappiamo – scrive il Pontefice – che lo sbarco del 6 giugno 1944, proprio qui in Normandia, è stato decisivo nella lotta contro la barbarie nazista e che ha spianato la strada alla fine di questa guerra che ha ferito profondamente l’Europa e il mondo”. Per questo, ricordo con gratitudine tutti i soldati che, provenienti da diversi paesi, tra cui la Francia, hanno avuto il coraggio di impegnarsi e dare la vita per la libertà e la pace. Li affido all’amore infinitamente misericordioso del Signore, così come i milioni di vittime di questa guerra, senza dimenticare coloro che, da parte tedesca, hanno combattuto in obbedienza a un regime animato da un’ideologia assassina”.

La Commemorazione dello sbarco di Normandia – si augura Papa Francesco nel suo messaggio al vescovo di Bayeux-Lisieux, mons. Jean-Claude Boulanger – sia oggi un invito all’Europa, ai “cristiani di tutte le confessioni, credenti di altre religioni e uomini di buona volontà, a promuovere una vera fraternità universale, favorendo una cultura dell’incontro e del dialogo, attenta ai piccoli e ai poveri”.

“Spero – afferma il Papa – che questa commemorazione consenta a tutte le generazioni, in Europa e nel mondo, di riaffermare con forza che “la pace si basa sul rispetto di ogni persona, indipendentemente dalla sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, della creazione che ci è stata affidata e della ricchezza morale trasmessa dalle passate generazioni”.

Nel gergo militare inglese, la D maiuscola di “D-Day” significa semplicemente “giorno”, il giorno stabilito per una missione. Il codice “D-Day”, quindi, era un’espressione generica che indicava l’inizio di una particolare manovra, e prima del 1944 venne usato in numerose altre occasioni. Dopo quella data si legò indissolubilmente allo Sbarco in Normandia, il cui segretissimo nome in codice era originariamente “Overlord“. Per altri, D-Day significherebbe invece “Decision Day” (il giorno della decisione), o ancora, “Deliverance Day”, “giorno della liberazione”.

E’ noto che lo sbarco, previsto inizialmente per il 5 giugno 1944, fu rimandato al giorno seguente per le pessime condizioni meteo sul canale della Manica. Ma i meteorologi britannici commisero comunque un colossale errore di valutazione, che avrebbe potuto ribaltare l’esito dell’operazione: ipotizzarono una tregua tra la tempesta del 5 giugno e quella successiva, che avrebbe aperto uno spiraglio di sereno per dare il via alla missione.

Quella pausa non ci fu: durante lo sbarco si osservò solamente un leggero indebolimento dei venti, che consentì comunque di procedere con l’approdo delle navi.

Il successo degli alleati, quindi, fu anche merito dalla buona sorte. Fortunatamente i tedeschi avevano invece previsto correttamente l’andamento del meteo, e quindi non si aspettavano l’arrivo delle forze nemiche prima delle due settimane successive. Così lasciarono gran parte dei loro uomini nelle retrovie.




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