Cinema – Film: Spielberg, Hanks e Streep insieme per “The Post”

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Una mattinata tutta da vivere quella che abbiamo seguito in occasione della prima per i media del nuovo film di Stephen Spielberg. Torna infatti il cinema dei grandi protagonisti con un film tutto da vivere, una pellicola che scava in quello che i governi ed i politici ci nascondono, camuffano, celano in nome della difesa della democrazia, della sicurezza dello Stato. Tutto questo e molto altro arriva al cinema grazie alla maestria di Stephen Spielberg ed alla appassionante recitazione di Tom Hanks.
“The Post” racconta la storia dei celebri “Pentagon Papers”, i documenti riservati del Dipartimento della difesa americano sulla strategia degli Stati Uniti in Vietnam, relativi al periodo compreso tra il 1945 e il 1967.
I documenti, che furono pubblicati per la prima volta sul New York Times nel 1971 – nelle fasi finali della guerra in Vietnam – furono poi oggetto di un’approfondita inchiesta del Washington Post.
La storia del film si focalizza sulla storia dell’allora direttore del Washington Post, Ben Bradlee (Tom Hanks), e dell’editore Katharine Graham (Maryl Streep), e di come entrambi sfidarono il governo e rivendicarono il loro diritto a pubblicare e commentare i documenti riservati. Tutti sapete quanto sia difficile far uscire alla luce del sole quelli che vengono catalogati come segreti di stato (Trump ci sta provando ma tra molteplici ostacoli ed anche in Italia ne abbiamo vari esempi) e nel caso specifico i documenti, scritti e rubati dall’analista militare Daniel Ellsberg, dimostravano che l’amministrazione Johnson aveva mentito al Congresso riguardo l’impiego di truppe in Vietnam, e che in seguito l’amministrazione Nixon aveva in segreto incrementato l’impegno dell’esercito nel conflitto.

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“Tricky Dicky” (questo il soprannome di Nixon) cercò di fermare la pubblicazione dei documenti, e la battaglia per la libertà di stampa arrivò fino alla Corte Suprema, che si dichiarò in favore del Washington Post.
I “Pentagon Papers”, commissionati dall’allora segretario alla difesa Robert S. McNamara, raccontavano di come quattro amministrazioni, da Truman a Johnson, avessero di fatto mentito all’opinione pubblica nascondendo le loro effettive intenzioni legate al Vietnam.
Nel corso della sua campagna elettorale nel 1964, per esempio, Lyndon Johnson aveva affermato di non voler estendere il conflitto, ma nella realtà dei fatti si era mosso per espandere le operazioni belliche anche in Laos e Cambogia.
La pubblicazione di tali documenti consentì così all’opinione pubblica di venire a conoscenza di alcune azioni militari sulle quali le amministrazioni non avevano mai fornito notizie.
La pubblicazione del materiale, a partire dal 13 giugno 1971, portò a numerose manifestazioni di protesta e diede il via a una serie di cause legali.

Richard Nixon, che nel 1971 era presidente degli Stati Uniti, accusò Ellsberg e uno dei suoi collaboratori – Anthony Russo – di tradimento.
Insieme al procuratore generale John N. Mitchell, Nixon ottenne un’ingiunzione da parte di una corte federale per impedire al New York Times di proseguire nella pubblicazione dei documenti.
Il giornale decise di appellarsi e il caso giunse molto rapidamente alla Corte Suprema, dove sei giudici su nove stabilirono l’incostituzionalità dell’ingiunzione.
Riassumendo: siamo nel 1971. Katharine Graham (Streep) è la prima donna alla guida del The Washington Post in una società dove il potere è di norma maschile, Ben Bradlee (Hanks) è il duro e testardo direttore del suo giornale. Nonostante Kay e Ben siano molto diversi, l’indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la prima grande scossa nella storia dell’informazione con una fuga di notizie senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam durata per decenni. La lotta contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa è il cuore del film, dove la scelta morale, l’etica professionale e il rischio di perdere tutto si alternano in un potente thriller politico. I due metteranno a rischio la loro carriera e la loro stessa libertà nell’intento di portare pubblicamente alla luce ciò che quattro Presidenti hanno nascosto e insabbiato per anni. Per la prima volta nella sua lunga carriera Steven Spielberg dirige in The Post la coppia premio Oscar Meryl Streep e Tom Hanks, con una sceneggiatura scritta da Liz Hannah e Josh Singer. Nel cast Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Bruce Greenwood, Tracy Letts, Bob Odenkirk, Sarah Paulson, Jesse Plemons, Matthew Rhys, Michael Stuhlbarg, Bradley Whitford e Zach Woods.
Nella storia americana ci sono stati momenti cruciali nei quali i comuni cittadini hanno dovuto decidere se mettere a rischio tutto – livello di vita, reputazione, status, perfino la libertà – per fare quello che credevano fosse giusto e necessario per proteggere la Costituzione e difendere la libertà del loro paese. Con The Post, il regista premio Oscar Steven Spielberg analizza proprio un momento del genere.Il risultato è un dramma avvincente basato sulla storia vera di quando il Washington Post e il New York Times crearono un’alleanza pragmatica dopo la sconvolgente scoperta del Times del rapporto top secret che sarebbe diventato famoso con il nome di Pentagon Papers. Anche se lo scoop era del New York Times, il Washington Post cominciò a interessarsi alla storia che aveva provocato minacce legali e mobilitato tutto il potere della Casa Bianca contro il Times – unendo una scommessa personale con i bisogni di una nazione scandalizzata dalla scoperta di cosa le stava nascondendo il governo. Nella questione entrava anche il destino di milioni di persone, compreso quello di migliaia di soldati americani che combattevano una guerra che il loro governo non credeva di poter vincere. In pochi, drammatici giorni, la pionieristica ma inesperta editrice del Post, Katharine Graham, dovrà mettere in gioco la sua eredità e ascoltare la propria coscienza mentre inizia a rendersi conto di essere in grado di condurre la battaglia; e il giornalista Ben Bradlee dovrà mettere sotto pressione la sua redazione perché vada fino in fondo nella ricerca della verità, consapevole che proprio per questo tutti loro potrebbero essere incriminati per tradimento. Ma gli sfavoriti del Post diventano una squadra compatta in una battaglia più grande di loro – una battaglia per i loro colleghi giornalisti e per la Costituzione – che sottolinea la necessità della libertà di stampa affinché i leader di una democrazia siano affidabili.
Con The Post, Spielberg crea un mix straordinario di attori nel loro momento migliore, con al centro le performances di Streep e Hanks, rispettivamante nel ruolo di Graham e Bradlee – lei una leader che non si era mai messa alla prova e che impara a imporsi come donna in un mondo complesso; lui un giornalista freddo e determinato che da cacciatore di notizie diventa un uomo che lotta per far emergere la verità – e tutti e due scopriranno che insieme possono dare il meglio di sé. Dietro le quinte, Spielberg torna a lavorare con i suoi collaboratori storici, come il direttore della fotografia Janusz Kaminski, il montatore Michael Kahn, lo scenografo Rick Carter e il compositore John Williams, con la leggendaria costumista Ann Roth a chiudere il cerchio. E così gli avvenimenti del 1971 vengono raccontati in un crescendo di tensione che sembra in tempo reale. Nel corso della sua carriera, Spielberg è sempre stato attratto dai momenti che segnano profonde trasformazioni storiche, dall’Impero del Sole 7 e Schindler’s List a Munich, Lincoln e Il ponte delle spie.
Spielberg concentra per la prima volta la sua macchina da presa sull’America degli anni ’70, gli stessi anni in cui lui si affermò come uno dei cineasti più talentuosi. Con un linguaggio narrativo incalzante ed essenziale, la storia parla di rapporti personali e di coraggio, ma porta Spielberg nel mondo del giornalismo investigativo in un momento molto critico per la nazione, in un ambiente che sta cambiando, con il crescente potere delle donne e la trasformazione delle redazioni in vere e proprie aziende. Ma soprattutto la storia crea un contesto estremamente interessante per affrontare un dilemma senza tempo: quando si deve portare all’attenzione dell’opinione pubblica un grave pericolo nazionale, pur sapendo che la posta in gioco è molto alta? “Steven ha trasformato questa storia in un thriller”, dice la produttrice Amy Pascal. “Ha l’innata capacità di rendere dinamici e attuali anche episodi storici lontani nel tempo, sei seduto sull’orlo della poltrona quando guardi il film, che non smette di ricordarci il dovere di dire la verità”. La produttrice Kristie Macosko Krieger aggiunge: “Questo film parla del potere della verità, ma racconta anche la storia di una donna che da casalinga si trasforma nell’editrice di una delle più grandi testate giornalistiche americane, una storia personale nell’ambito di una storia più grande ed è proprio questo che ce la fa amare e ci fa appassionare”.

Ma cosa dice il primo emendamento alla costituzione USA?
“ Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che
ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti.
E cosa stabilì la suprema corte?
Ecco un estratto della sentenza del giudice Hugo Black: “Nel primo emendamento i Padri Fondatori hanno garantito alla libertà di stampa la protezione che deve avere per svolgere il suo ruolo essenziale nella nostra democrazia. La stampa doveva essere al servizio dei governati, non dei governatori. Il potere del Governo di censurare la stampa venne abolito affinché la stampa potesse
essere sempre libera di censurare il Governo. La stampa era protetta in modo che potesse scoprire i segreti del Governo e informare la gente. Solo una stampa libera e senza costrizioni può effettivamente rivelare gli inganni del Governo.
E fondamentale tra le responsabilità di una stampa libera è il dovere di impedire a qualsiasi parte del Governo di ingannare il popolo e mandarlo in terre lontane a morire di febbri e di proiettili stranieri.
Dal mio punto di vista, lungi dal meritare la condanna per la loro coraggiosa inchiesta, il New York Times, il Washington Post e gli altri giornali dovrebbero essere lodati per aver servito lo scopo che i Padri Fondatori indicarono così chiaramente. Nel rivelare le manovre del Governo che hanno portato alla guerra in Vietnam, i giornali nobilmente hanno fatto esattamente quello che i Fondatori speravano e confidavano facessero”.

Nella storia americana ci sono stati momenti cruciali nei quali i comuni cittadini
hanno dovuto decidere se mettere a rischio tutto – livello di vita, reputazione, status,
perfino la libertà – per fare quello che credevano fosse giusto e necessario per
proteggere la Costituzione e difendere la libertà del loro paese. Con The Post, il regista
premio Oscar® Steven Spielberg analizza proprio un momento del genere.Il risultato è
un dramma avvincente basato sulla storia vera di quando il Washington Post e il New
York Times crearono un’alleanza pragmatica dopo la sconvolgente scoperta del Times
del rapporto top secret che sarebbe diventato famoso con il nome di Pentagon Papers.
Anche se lo scoop era del New York Times, il Washington Post cominciò a
interessarsi alla storia che aveva provocato minacce legali e mobilitato tutto il potere
della Casa Bianca contro il Times – unendo una scommessa personale con i bisogni di
una nazione scandalizzata dalla scoperta di cosa le stava nascondendo il governo. Nella
questione entrava anche il destino di milioni di persone, compreso quello di migliaia di
soldati americani che combattevano una guerra che il loro governo non credeva di poter
vincere. In pochi, drammatici giorni, la pionieristica ma inesperta editrice del Post,
Katharine Graham, dovrà mettere in gioco la sua eredità e ascoltare la propria coscienza
mentre inizia a rendersi conto di essere in grado di condurre la battaglia; e il giornalista
Ben Bradlee dovrà mettere sotto pressione la sua redazione perché vada fino in fondo
nella ricerca della verità, consapevole che proprio per questo tutti loro potrebbero essere
incriminati per tradimento. Ma gli sfavoriti del Post diventano una squadra compatta in
una battaglia più grande di loro – una battaglia per i loro colleghi giornalisti e per la
Costituzione – che sottolinea la necessità della libertà di stampa affinché i leader di una
democrazia siano affidabili.
Con The Post, Spielberg crea un mix straordinario di attori nel loro momento
migliore, con al centro le performances di Streep e Hanks, rispettivamante nel ruolo di
Graham e Bradlee – lei una leader che non si era mai messa alla prova e che impara a
imporsi come donna in un mondo complesso; lui un giornalista freddo e determinato che
da cacciatore di notizie diventa un uomo che lotta per far emergere la verità – e tutti e due
scopriranno che insieme possono dare il meglio di sé. Dietro le quinte, Spielberg torna a
lavorare con i suoi collaboratori storici, come il direttore della fotografia Janusz Kaminski,
il montatore Michael Kahn, lo scenografo Rick Carter e il compositore John Williams, con
la leggendaria costumista Ann Roth a chiudere il cerchio.
E così gli avvenimenti del 1971 vengono raccontati in un crescendo di tensione
che sembra in tempo reale. Nel corso della sua carriera, Spielberg è sempre stato
attratto dai momenti che segnano profonde trasformazioni storiche, dall’Impero del Sole
e Schindler’s List a Munich, Lincoln e Il ponte delle spie. Con The Post Spielberg
concentra per la prima volta la sua macchina da presa sull’America degli anni ’70, gli
stessi anni in cui lui si affermò come uno dei cineasti più talentuosi. Con un linguaggio
narrativo incalzante ed essenziale, la storia parla di rapporti personali e di coraggio, ma
porta Spielberg nel mondo del giornalismo investigativo in un momento molto critico per
la nazione, in un ambiente che sta cambiando, con il crescente potere delle donne e la
trasformazione delle redazioni in vere e proprie aziende. Ma soprattutto la storia crea un
contesto estremamente interessante per affrontare un dilemma senza tempo: quando si
deve portare all’attenzione dell’opinione pubblica un grave pericolo nazionale, pur
sapendo che la posta in gioco è molto alta?
“Steven ha trasformato questa storia in un thriller”, dice la produttrice Amy Pascal.
“Ha l’innata capacità di rendere dinamici e attuali anche episodi storici lontani nel tempo,
sei seduto sull’orlo della poltrona quando guardi il film, che non smette di ricordarci il
dovere di dire la verità”.
La produttrice Kristie Macosko Krieger aggiunge: “Questo film parla del potere
della verità, ma racconta anche la storia di una donna che da casalinga si trasforma
nell’editrice di una delle più grandi testate giornalistiche americane, una storia personale
nell’ambito di una storia più grande ed è proprio questo che ce la fa amare e ci fa
appassionare”




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