Come affrontare l'integralismo islamico?

Come affrontare l’integralismo islamico?

368

L’islam è integralista per sua essenza?

Storicamente, la maggioranza dei musulmani hanno praticato un islam pacifico e dalle grandissime differenze. L’islam radicale, pur avendo rappresentato una corrente stabile dalla fine del XIX secolo, in un mondo arabo-musulmano destabilizzato, a sempre rimasto molto minoritario.

L’islam non è una religione del ripiegamento.

Fin dalla sua origine, nel VII secolo, è stato portatore di un messaggio universale, che predicava l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Intorno al profeta Maometto vivevano persiani, etiopi, yemeniti. Il Corano faceva esplicitamente riferimento al monoteismo ebraico e a quello cristiano, e l’islam riservava uno spazio alle altre dottrine religiose.

L’islam non è neppure una forma di oscurantismo.

II Corano fa appello continuamente alla ragione umana. I testi e la tradizione avvalorano la conoscenza, le scienze, lo studio delle lingue, gli incontri. Al momento della cosiddetta “età d’oro” degli abbàsidi (VIII-XI secolo) si sono delineate tendenze che potremmo definire razionaliste, si sono sviluppate le scienze teoriche pure (matematiche) e naturali (astronomia, medicina, botanica). Maestri e discepoli dell’islam hanno viaggiato molto tra l’Asia centrale e 1’Andalusia. Una simile fioritura intellettuale ha alimentato il successivo sviluppo del pensiero medievale occidentale, che ha fatto esplicito riferimento a grandi pensatori musulmani, come Averroè, per non citarne che uno soltanto.

L’islam non è intolleranza.

II mondo musulmano ha conosciuto lunghi periodi di coesistenza pacifica con altre culture e tendenze religiose. Non si è forse conservato il ricordo del “miracolo andaluso” dal IX al XII secolo? E non è stato l’Impero ottomano ad accogliere gli ebrei cacciati dalla Spagna dopo il 1492? La “maggioranza silenziosa” dei fedeli, nel grande islam di oggi, sembra non chiedere altro che vivere in pace e coabitare con le altre confessioni. L’islam popolare, l’islam vissuto quotidianamente, chiede ai fedeli la misericordia, la compassione e l’elemosina, la fraternità e la solidarietà.

Affrancare l’islam dalle sue versioni caricaturali non significa però idealizzarlo.

La condizione della donna nel mondo arabo-musulmano resta nella maggior parte dei casi quella di un essere inferiore, o addirittura di un minore, come è avvenuto per lungo tempo anche nelle nostre culture. In terra d’islam, lo Stato e la società civile si sono emancipati poco dalla religione, contrariamente a quanto avvenuto in Occidente dopo la rivoluzione democratica.

Ora, per gli occidentali, i due paesi più emblematici dell’islam sono l’Iran e l’Arabia Saudita. Il rivoluzionarismo sciita dell’uno e il rigorismo wah-habita dell’altro ispirano timore e incomprensione, anche se i musulmani nel nostro paese non si rifanno a quelle tradizioni. E quindi essenziale, in tempi come questi di interpenetrazione tra le aree culturali, conoscere l’islam, distinguere tra le sue vane correnti, rifiutare l’amalgama tra islam e integralismo, favorire il dialogo tra le religioni, facilitare finalmente l’organizzazione dei culti musulmani in Europa, come hanno cominciato a fare gli ultimi governi nel nostro paese, senza per questo cedere al “comunitarismo”. E questo ci porta al mio secondo interrogativo.

Come affrontare l’integralismo islamico?

Le principali democrazie hanno trascurato a lungo la lotta attiva contro il terrorismo che si richiama all’islam. Si pensava che l’integralismo islamico riguardasse soltanto i paesi musulmani. Gli Stati Uniti vi hanno visto addirittura, fino agli anni Ottanta, uno strumento di cui avvalersi nella guerra contro i tradizionali nemici: l’URSS e il comunismo. Hanno, pertanto, ignorato il pericolo che avrebbe potuto costituire il diffondersi della concezione wahh-bita dell’islam. Peggio ancora, hanno creduto di potere strumentalizzare il movimento dei talebani e il gruppo di Bin Laden contro l’occupante sovietico in Afghanistan. Allo stesso modo, gli israeliani sono stati compiacenti con il movimento di Hamas per tutta la fase in cui hanno avuto come principale nemico l’OLP di Yasser Arafat. Sia gli uni sia gli altri, perciò, hanno giocato a fare gli apprendisti stregoni…

continua a leggere sul nostro blog la rassegna stampa dal libro “Il mondo come lo vedo io” di Lionel Jospin ex Primo Ministro francese dal 1997 al 2002




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *