Papa Francesco ed il viaggio pastorale in Africa raccontato al mondo

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A 5 giorni dall’apertura della Porta Santa in Vaticano cresce l’attesa e la partecipazione dei fedeli ed il Santo Padre prosegue nella sua opera di sensibilizzazione dei ‘poteri forti’. “Dappertutto. La convivenza tra ricchezza e miseria è uno scandalo, è una vergogna per l’umanità” ha sottolineato Bergoglio.

Il Vescovo di Roma ha iniziato il suo discorso ripercorrendo il pellegrinaggio appena concluso: ”Cari fratelli e sorelle, buon giorno, nei giorni scorsi ho compiuto il mio primo Viaggio apostolico in Africa. Che bella è l’Africa! Rendo grazie al Signore per questo suo grande dono, che mi ha permesso di visitare tre Paesi: dapprima il Kenia, poi l’Uganda e infine la Repubblica Centrafricana. Esprimo nuovamente la mia riconoscenza alle Autorità civili e ai Vescovi di queste Nazioni per avermi accolto, e ringrazio tutti coloro che in tanti modi hanno collaborato. Grazie di cuore!”.

Poi è sceso nei particolari più significanti del viaggio partendo dal Kenya. Negli ultimi anni, in Kenya è stato aperto un grande numero di bar e discoteche, in parte come risultato dell’aumentato numero di turisti. In connessione con l’espansione di queste infrastrutture per il tempo libero, si è registrato un aumento della prostituzione ed un più frequente traffico di esseri umani. Questo sviluppo è stato anche favorito dall’impoverimento della popolazione. La difficile situazione finanziaria sta conducendo sempre più bambini sulle strade, dove sono particolarmente a rischio di rapimento e di sfruttamento sessuale a scopo di lucro. Nella loro disperazione, parecchi cedono alle promesse di lavori ben remunerati nelle città e nelle cittadine. Il Papa ha proposto soluzioni ed aiuti per questo paese: “ Il Kenya è un Paese che rappresenta bene la sfida globale della nostra epoca: tutelare il creato riformando il modello di sviluppo perché sia equo, inclusivo e sostenibile. Tutto questo trova riscontro in Nairobi, la più grande città dell’Africa orientale, dove convivono ricchezza e miseria, ma questo è uno scandalo … (…) e dove ha sede proprio l’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Ambiente, che ho visitato. In Kenya ho incontrato le Autorità e i Diplomatici, e anche gli abitanti di un quartiere popolare; ho incontrato i leader delle diverse confessioni cristiane e delle altre religioni, i sacerdoti e i consacrati, e ho incontrato i giovani, tanti giovani! In ogni occasione ho incoraggiato a fare tesoro della grande ricchezza di quel Paese: ricchezza naturale e spirituale, costituita dalle risorse della terra, dalle nuove generazioni e dai valori che formano la saggezza del popolo. In questo contesto così drammaticamente attuale ho avuto la gioia di portare la parola di speranza di Gesù Risorto: “Siate saldi nella fede, non abbiate paura”. Questo era il motto della visita. Una parola che viene vissuta ogni giorno da tante persone umili e semplici, con nobile dignità; una parola testimoniata in modo tragico ed eroico dai giovani dell’Università di Garissa, uccisi il 2 aprile scorso perché cristiani. Il loro sangue è seme di pace e di fraternità per il Kenya, per l’Africa e per il mondo intero”.

Anche in Uganda non mancano le problematiche: la zona settentrionale dell’Uganda è stata teatro di diversi anni di guerra civile che ha contrapposto l’esercito regolare (Ugandan Peoples’ Defence Forces, UPDF) e i ribelli del Lord’s Resistance Army (LRA). Il conflitto è stato teatro di numerose gravi violazioni dei diritti umani, inclusi massacri di popolazione civile, rapimenti di bambini a scopo di arruolamento forzato e abuso sessuale, stupri e saccheggi. Gli sfollati ospitati nei campi profughi governativi hanno denunciato la mancanza di protezione da parte dell’esercito. Le parti hanno attualmente raggiunto un armistizio, che non ha però prodotto una completa interruzione delle violenze contro i civili.

“In Uganda la mia visita è avvenuta nel segno dei Martiri di quel Paese, a 50 anni dalla loro storica canonizzazione, da parte del beato Paolo VI – ha detto il Pontefice-. Per questo il motto era: «Sarete miei testimoni» (At 1,8). Un motto che presuppone le parole immediatamente precedenti: «Avrete forza dallo Spirito Santo», perché è lo Spirito che anima il cuore e le mani dei discepoli missionari.

E tutta la visita in Uganda si è svolta nel fervore della testimonianza animata dallo Spirito Santo. Testimonianza in senso esplicito è il servizio dei catechisti, che ho ringraziato e incoraggiato per il loro impegno, che spesso coinvolge anche le loro famiglie. Testimonianza è quella della carità, che ho toccato con mano nella Casa di Nalukolongo, ma che vede impegnate tante comunità e associazioni nel servizio ai più poveri, ai disabili, ai malati.

Testimonianza è quella dei giovani che, malgrado le difficoltà, custodiscono il dono della speranza e cercano di vivere secondo il Vangelo e non secondo il mondo, andando contro-corrente. Testimoni sono i sacerdoti, i consacrati e le consacrate che rinnovano giorno per giorno il loro “sì” totale a Cristo e si dedicano con gioia al servizio del popolo santo di Dio. (…) Tutta questa multiforme dimostrazione, animata dal medesimo Spirito Santo, è lievito per l’intera società, come dimostra l’opera efficace compiuta in Uganda nella lotta all’AIDS e nell’accoglienza dei rifugiati”.

La Repubblica Centrafricana è uno dei paesi più poveri della Terra. Qui, dopo due anni di guerra civile 2.7 milioni di persone hanno bisogno di aiuto e assistenza. I ragazzini, se non sono uccisi nei combattimenti, vengono mutilati. Nel secondo anniversario del colpo di stato del 2013, la campagna You save lives, dell’Ue e di Oxfam: 860 mila sfollati, l’80% dei rifugiati sono donne o bambini. Ed il Papa ha proseguito nel suo discorso ben conoscendo tutto questo: “ La terza tappa del viaggio è stata nella Repubblica Centrafricana, nel cuore geografico del continente. Questa visita era in realtà la prima nella mia intenzione, perché quel Paese sta cercando di uscire da un periodo molto difficile, di conflitti violenti e tanta sofferenza nella popolazione. Per questo ho voluto aprire proprio là, a Bangui, con una settimana di anticipo, la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia, in un Paese che soffre tanto, come segno di fede e di speranza per quel popolo, e simbolicamente per tutte le popolazioni africane più bisognose di riscatto e di conforto. L’invito di Gesù ai discepoli: «Passiamo all’altra riva» (Lc 8,22), era il motto per il Centrafrica. “Passare all’altra riva”, in senso civile, significa lasciare alle spalle la guerra, le divisioni, la miseria, e scegliere la pace, la riconciliazione, lo sviluppo. Ma questo presuppone un “passaggio” che avviene nelle coscienze, negli atteggiamenti e nelle intenzioni delle persone. E a questo livello è decisivo l’apporto delle comunità religiose. Perciò ho incontrato le Comunità Evangeliche e quella musulmana, condividendo la preghiera e l’impegno per la pace. Con i sacerdoti e i consacrati, ma anche con i giovani, abbiamo condiviso la gioia di sentire che il Signore risorto è con noi sulla barca, ed è Lui che la guida all’altra riva. Infine – ha detto Papa Francesco – nell’ultima Messa, allo stadio di Bangui, nella festa dell’apostolo Andrea, abbiamo rinnovato l’impegno a seguire Gesù, nostra speranza, nostra pace, Volto della divina Misericordia. Quell’ultima Messa era meravigliosa, era pieno di giovani”.

In conclusione Francesco ha voluto completare il suo discorso aggiungendo alcune riflessioni sui missionari che lavorano e vivono in Africa; sulla loro scelta, sacrificio e impegno ed ha narrato la vita e le opere di una missionaria italiana di 81 anni che vive in Africa da quando aveva poco più di 20 anni. “Ho conosciuto a Bangui una di quei ‘missionari coraggiosi’, un’anziana suora italiana, di 81 anni. Dal Papa in Centrafrica è arrivata ‘in canoa’ dal Congo, in compagnia di una bimba che la chiama ‘nonna’! Si tratta di un’infermiera e un’ostetrica, che ha fatto nascere più di 3.200 bambini: tutta una vita per la vita, per la vita degli altri. E come questa suora, ce ne sono tante, tante: tante suore, tanti preti, tanti religiosi che bruciano la vita per annunciare Gesù Cristo. E’ bello, vedere questo. E’ bello”.

Lodiamo insieme il Signore per questo pellegrinaggio in terra d’Africa, e lasciamoci guidare dalle sue parole-chiave: “Siate saldi nella fede, non abbiate paura”; “Sarete miei testimoni”; “Passiamo all’altra riva”.

Nei saluti finali un pensiero per il Tempo di Avvento, iniziato domenica scorsa: “Esorto tutti a vivere questo tempo di preparazione alla nascita di Gesù, Volto del Padre misericordioso, nel contesto straordinario del Giubileo, con spirito di carità, maggiore attenzione a chi è nel bisogno, e con momenti di preghiera personale e comunitaria”.

 

Raffaele Dicembrino

 




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