Comune di Roma: Marino sfiduciato

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marino barba

26 consiglieri comunali in Campidoglio hanno rassegnato le dimissioni. Non appena il segretario generale protocollerà le firme, l’attuale giunta sarà ufficialmente decaduta, e Ignazio Marino non sarà più sindaco.

Con i 19 del Pd si sono dimessi altri 7 consiglieri, di cui due della maggioranza (Centro democratico e Lista Civica Marino) e 5 dell’opposizione. Tra questi ultimi anche due della Lista Marchini, Alfio Marchini compreso, due della lista di Fitto Conservatori riformisti, uno del Pdl. M5S e Sel non hanno firmato le dimissioni.

Dopo lo scioglimento del consiglio il prefetto Franco Gabrielli nominerà il commissario.

«Il regolamento prevede che bisogna firmare contestualmente le dimissioni e che i consiglieri devono essere almeno 25. Una volta protocollata questa comunicazione le dimissioni diventano efficaci e quindi ci sarà lo scioglimento del Comune, probabilmente già oggi», ha detto il presidente dell’Assemblea capitolina e consigliere Pd, Valeria Baglio, in piazza del Campidoglio.

L’addio del sindaco: «Il Pd mi ha deluso per i comportamenti dei suoi dirigenti, che hanno rinunciato ad agire nei limiti della democrazia rinnegando il suo nome e il suo dna»

“Mi hanno accoltellato. Quando un familiare ti accoltella pensi se è un gesto inconsulto o premeditato, io non l’ho capito. Chi mi ha accoltellato ha 26 nomi e cognomi e un solo mandante”.

Marino si sfoga in conferenza stampa. “Si sono sottomessi preferendo il notaio all’Aula – spiega l’ormai ex primo cittadino – Ostinatamente ho chiesto di poter intervenire in Assemblea capitolina, la casa degli eletti dal popolo, la casa delle romane e dei romani, ma mi è stato negato e chiedo ancora perché, perché? Prendendo atto della scelta dei consiglieri che hanno preferito sottomettersi e dimettersi pur di evitare quel confronto pubblico e democratico. Certamente ho fatto degli errori – dice – ma in medicina si dice che l’unico chirurgo che non sbaglia è quello che non entra in sala operatoria. Per fortuna di chirurghi così ce ne sono pochi, mentre sono molti i politici che preferiscono non entrare in sala operatoria”. Non mancano le accuse al Pd: “Io avrei parlato anche al Partito Democratico, partito in cui ho creduto e che oggi più mi ha deluso per i comportamenti, perché ha rinunciato ad agire nei confini della stessa democrazia negando il proprio nome e il proprio dna”.

Stamattina, inaugurando una targa toponomastica che intitola il Parco di Tor Vergata a Salvador Allende, Marino aveva citato una sua celebre frase: “Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli”. Parole che il presidente Allende riferì alla Nazione in un discorso tenuto poco prima di morire. E così, dopo Che Guevara già citato da Marino, era toccato a Salvador Allende e le parole del Presidente cileno possono assumere un valore simbolico vista la situazione politica che coinvolge il primo cittadino.

“Sta assumendo i contorni di una farsa la vicenda legata alle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ieri, con una mossa in verità non del tutto inattesa, ha ritirato la lettera con cui lo scorso 12 ottobre aveva rinunciato al suo incarico”. Così l’Osservatore Romano, in un articolo dal titolo Roma attende di conoscere il suo futuro, commenta il dietro front del primo cittadino della Capitale sottolineando come “al di là di ogni altra valutazione – resta il danno, anche di immagine, arrecato a una città abituata nella sua storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende». «Marino – riporta poi il quotidiano della Santa Sede – ha motivato la scelta, chiedendo un confronto in aula con la maggioranza che lo ha sostenuto nei due anni della sua amministrazione. Ben sapendo, tuttavia, che una maggioranza disposta a sostenerlo non esiste più. Tanto è vero che, dopo una lunga riunione svoltasi ieri sera nella sede del Pd, sono attese per oggi le dimissioni di almeno 25 consiglieri capitolini, dimissioni che, salvo ulteriori sorprese, dovrebbero portare allo scioglimento immediato del Consiglio comunale e dunque al decadimento di sindaco e giunta”.

 

 




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