Iran e Vaticano in preghiera per la pace

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papa francesco 2016
Non sono state giornate come le altre quelle della visita a Roma del presidente iraniano Rouhani.

La capitale è sembrata in stato d’allerta ed un nutrito numero di agenti è stato impiegato negli impegni istituzionali che hanno portato il leader dell’Iran ad incontrare membri del Governo e del Parlamento Italiano ed alla visita in Vaticano. Chi come noi ha avuto la fortuna di assistere a tali eventi ha potuto “contare” 30 auto tra autorità e forze di sicurezza che hanno accompagnato per Roma Rouhani, senza contare naturalmente moto ed auto degli agenti in servizio di pattugliamento.

Al di là dei servizi e disservizi cittadini, va segnalato la cronaca di un ‘vis a vis’ storico: infatti nel Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Bergoglio ha ricevuto in Udienza Hassan Rouhani, Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, il quale ha incontrato successivamente il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, Monsignor Paul Gallagher.

Rouhani, il secondo presidente iraniano a varcare il portone di Bronzo dopo Mohammad Khatami, che nel 1999, durante la sua visita in Italia, fu ricevuto in udienza da Giovanni Paolo II.

Come evidenziato dal comunicato ufficiale della Sala Stampa Vaticana, durante i cordiali colloqui, si sono sottolineati i valori spirituali comuni e si è poi fatto riferimento al buono stato dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell’Iran, alla vita della Chiesa nel Paese e all’azione della Santa Sede in favore della promozione della dignità della persona umana e della libertà religiosa.

Ci si è poi soffermati sulla conclusione e l’applicazione dell’Accordo sul Nucleare e si è rilevato l’importante ruolo che l’Iran è chiamato a svolgere, insieme ad altri Paesi della Regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi. Al riguardo, è stata ricordata l’importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità delle comunità religiose nella promozione della riconciliazione, della tolleranza e della pace.

Papa Francesco ha regalato a Rouhani una medaglia raffigurante San Martino “che si toglie il cappotto per coprire un povero, un segno di fratellanza gratuita”.

Il Santo Padre ha voluto donare anche due copie dell’Enciclica ‘Laudato si‘ in inglese e una in arabo. Il presidente iraniano ha chiesto al Papa “di pregare per me. La visita in Vaticano mi ha fatto un vero piacere e le auguro buon lavoro”.

Il capo di Stato persiano aveva prima ribadito al business forum: “L’Iran è il Paese più sicuro e stabile non intende attaccare nessun Paese né ingerire negli affari interni di nessun Paese, si difende con forza”.

L’Iran, ha sottolineato Rohani, “ha delle leggi e dei regolamenti affidabili, in nessuna condizione mancherà di adempiere a suoi impegni con gli altri Paesi né nel settore pubblico né in quello privato”.

E sulle sanzioni: “Non portano a niente, non sono efficaci, ma la loro fine delle sanzioni ha posto le condizioni per investimenti e per trovare nuovi mercati”.

Rouhani ha incluso nella sua visita un’altra importante dichiarazione. Scandita davanti agli imprenditori riuniti per il business forum Italia-Iran: “Il Corano invita i musulmani a proteggere per prima le chiese e le sinagoghe: questo significa tolleranza”. “Spero nella pace”, la prima frase attribuita invece a Francesco, dopo 40 minuti di colloquio riservato durante il quale il Santo Padre ha invitato l’Iran a “promuovere soluzioni politiche per il Medio Oriente”.

Potrebbe risultare importante la dichiarazione di Rouhani sulla tolleranza religiosa, chiarimento di sacre disposizioni coraniche troppo spesso strumentalizzate dal terrorismo e dure soprattutto con l’apostasia, perché ha valore di apertura al dialogo con l’Occidente dopo gli anni dell’isolamento del regime di Teheran. E’ anche una risposta al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, per le attenzioni riservate alla visita di Rouhani, che rischia di oscurare la Shoah (oggi 27 gennaio è la giornata della memoria ) “con la celebrazione dei negazionisti”.

Ma la negazione dell’Olocausto è avvenuta per bocca del predecessore di Rouhani, Mahmud Ahmadinejad, primo laico, e conservatore, a ricoprire la carica di presidente dello Stato teocratico d’Iran. Rouhani, sin dal suo insediamento, ha dato l’impressione di lavorare per cambiare la percezione del suo Paese nella comunità internazionale, avendo come primo obiettivo quello di arrivare alla cancellazione delle sanzioni internazionali imposte all’Iran per il suo programma nucleare.

A parole si cammina nella direzione giusta ed i primi fatti appaiono seguire tali promesse ma soltanto il tempo potrà essere galantuomo per mostrare al mondo la realizzazione di tutto questo.

Raffaele Dicembrino




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