Ostia – Vicini all’Ucraina, lontani dal prossimo

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Ostia – “Ama Dio, ama il prossimo”. Tuona la chiesa di Ostia coordinata dal prefetto don Roberto Visier anche parroco di San Nicola di Bari. “Istituzioni impotenti” le definisce Alessandro Botterocommissario al volontariato delle chiese lidensi [prefettura XXVI, diocesi di Roma] anche parrocchiano della chiesa di Regina Pacis.

Si, perché tra le storie degli ultimissimi morti tra le strade della Capitale in questi giorni, per freddo e incuria, la storia davvero più assurda è quella di Mariek, morto nella centralissima Ostia e rimasto immobile per ben 48 ore, sotto gli occhi dei passanti indifferenti.

L’amministrazione a guida PD Falconi ha concesso una “mancetta” ad un gruppo cristiano, seppure stimatissmo e instancabile, la comunità di Sant’Egidio di Ostiasenza rivolgersi al coordinamento delle chiese, alla rete ufficiale che si preoccupa delle decine di servizi di volontariato presso tutte le comunità ecclesiali, commissione volontariato della prefettura diocesana. Perché?

Uno sgarbo istituzionale verso i cristiani o altro?

Per quale motivo si danno le ‘mancette’ e non si vuole risolvere questi problemi ‘mortali’ in modo strutturale? Eppure, ci dice il commissario Alessandro Bottero“la soluzione sarebbe semplice”: Almeno per le strutture capillari ecclesiastiche. “Una mappatura rigorosa, municipio per municipio, di tutte le strutture capaci di accogliere, anche i rifugi di emergenza; (conoscere-censire, ndr) chi vive nella precarietà abitativa e poi usare le strutture di accoglienza. La morte di Mariek Zeba – continua nella sua dichiarazione fiume alla nostra redazione in esclusiva – conferma una volta di più il dramma delle persone che dormono per strada”

Ma non solo, diciamo noi. La morte di Mariek apre il sipario dell’ipocrisia da un lato, del potere della propaganda politico mediatica (e della mancanza di colonna vertebrale di tanti, ndr) dall’altro. Certo, perché i nostri profughi della vita ce li abbiamo tutti i giorni in mezzo a noi. Il comportamento verso di loro è il vero termometro di civiltà dell’amministrazione romana come della coerenza cristiana nelle nostre chiese.

Mentre vengono inviati miliardi di aiuti economici, addirittura armi, in Ucraina per la guerra da due settimane, chi è bombardato dalla vita ed è sfollato da anni, tra le nostre strade, sotto i nostri occhi, nella quotidianità e prossimità di tutti noi a Roma viene lasciato completamente solo.

12.000 Euro” per una città come Ostia e il suo Territorio per gli aiuti (centro accoglienza, ndr) alle migliaia di senza tetto sono un provvedimento “risibile” – conclude Bottero – Bisogna “prevedere fin da ora i bilanci preventivi 2022-23, capitoli di spesa dedicati, richiedere l’intervento di regione e stato, chiedere alla Nuova Fiera di Roma, l’utilizzo di almeno uno dei padiglioni a questo scopo. Destinare i 12.000 euro per un centro di accoglienza a Castel Fusano” non è la soluzione.

In conclusione la tragedia di un uomo morto tra l’indifferenza della gente e rimasto immobile per 48 ore tra il via vai dei passanti mette al centro la questione dell’autodeterminazione di Ostia e del suo Territorio; una popolazione che non può provvedere con i suoi delegati più prossimi alla realtà di prossimità e di quotidianità vede calare scelte non adatte ai reali bisogni sul campo e logiche di parte anziché cittadine, figlie di relazioni con i vertici piuttosto che non le periferie esistenziali.

L’appello all’amministrazione Gualtieri e Falconi è a prendere contatto con la realtà, accogliere i consigli di realtà istituzionali presenti sui Territori, attraverso reti ufficiali e non singoli gruppi, del resto qui sopra elencati.

Ma l’appello anche alle opposizioni è di prepararsi ad applicare politiche sociali nuove, di spendersi maggiormente per la società civile in maniera seria, organizzata, strutturale, in senso istituzionale, per essere finalmente l’altra via che sappia debellare volontarismo, emergenzialismoclientelismo sulla pelle di chi muore di pressappochismo e solitudine, nel ricordo di Mariek, di chi muore in una società sadicamente e forse anche un po’ masochisticamente risvegliata solo dallo scampanellio assordante dalle sirene e dalle bombe.

(articolo di Stefano Di Tomassi)




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