A tu per tu con Thomas Torelli

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Thomas Torelli è autore del libro “Un altro mondo” divenuto anche un documentario di successo. Sono molteplici i progetti che ha in cantiere e noi l’abbiamo incontrato per farceli raccontare.

Parlaci del tuo libro. Come è nata l’idea di scriverlo?
Qualche anno fa ho partecipato al Phoenix Film Festival col film “Un altro mondo” e durante l’intervista, una giornalista che era rimasta molto toccata dai contenuti del film mi chiese: “Perché non scrivi anche il libro?”.
Se devo dirti la verità in quel momento l’idea non mi entusiasmo, vuoi perché venivo da anni di fatiche per la realizzazione del film, vuoi perché avevo appena iniziato il mio percorso e non sapevo sinceramente dove mi avrebbe portato.
Poi i giorni si sono succeduti, il percorso del film si è rivelato anche oltre ogni più rosea aspettativa e durante un dibattito una persona del pubblico disse la stessa cosa di quella donna americana anni prima: “Se ci fosse il libro lo leggerei subito”. Quella volta il messaggio attecchì, forse perché un piccolo pensiero latente lo portavo comunque dentro me. E così, giorno dopo giorno, ragionamento dopo ragionamento, è nato il libro. Che però non vuole essere il libro del film bensì una creatura con una vita propria che analizza e sviluppa argomenti al di là di quanto siano stati trattati sulla pellicola.

Che messaggio vuoi inviare tramite il libro?
Io vorrei che questo libro inducesse a riflettere sugli argomenti che mi stanno più a cuore. Non voglio essere un profeta, non è quella la mia missione. Ma quella di dare piccoli spunti sì, informazioni che magari siamo troppo pigri per ricercare da soli, o che inglobati come siamo nella velocità della vita non riusciamo a cogliere neanche se lo volessimo. Con questo libro vorrei puntellare il più importante strumento di cui l’essere umano dispone e contribuire a risvegliarlo: la consapevolezza.

Raccontaci l’inizio della tua carriera.
Ho sempre avuto una passione smodata per l’immagine e sono riuscito, in giovane età, a guadagnarmi da vivere come montatore e fotografo.
Allo stesso tempo ho sempre amato i documentari e odiato le ingiustizie, nonché le giustizie perpetrate da chi si arroga il comando, il potere rispetto agli altri esseri umani.
Gli eventi dell’11 Settembre mi hanno profondamente scosso. E in quel momento nacque l’idea di raccontare uno spicchio di quella verità che le istituzioni continuavano ostinatamente a tacere. Così, in mezzo a mille difficoltà, nacque “Zero – Inchiesta sull’11 Settembre”. Il sistema distributivo ed economico riguardo alle opere artistiche in Italia mi indusse a tentare la strada dell’autoproduzione, il che implicava anche il dover ricoprire più ruoli. Fu una palestra senza eguali: capii che quello doveva essere il mio vero lavoro, quello che amavo più fare. E oggi eccomi qui, posso dire di essere stato abbastanza coriaceo e ambizioso. Ancora oggi credo di fare il lavoro più bello del mondo. E non è già un gran passo verso l’armonia dell’anima?

Obiettivi presenti e futuri.
Raccontare le storie che voglio raccontare nel modo in cui voglio raccontarle. Cercando di dare un contributo al miglioramento del mondo. Senza compromessi, agendo con la massima passione possibile. Essere un buon uomo, con gli altri e con me stesso. Andare a letto ogni sera ed essere fiero di quello che sono.

I tuoi hobby?
Amo vedere film o documentari d’autore, ascoltare musica – in particolare folk, etnica e d’autore italiana -, leggere – in particolar modo saggistica -. Amo cucinare e mi piace il buon vino bevuto in compagnia.

Viaggi e vacanze che vorresti fare?
Posso ritenermi un privilegiato perché il mio lavoro mi permette di viaggiare per il mondo e magari visitare posti che forse non avrei mai visitato. Per la realizzazione del film, ad esempio, ho visitato il Giappone, sono stato al Grand Canyon e in altri fantastici posti.
Se oggi come oggi dovessi scegliere un posto dove andare, sceglierei senza ombra di dubbio l’Australia, perché la questione aborigena mi affascina da sempre e vorrei vedere dal vivo e conoscere un popolo che è tra gli ultimi nativi del pianeta.
Altre mete che mi piacerebbe visitare sono l’India e il Tibet.

Cosa pensi della politica?
Purtroppo la politica di oggi è uno dei mali del nostro tempo. Penso che buona parte dell’infelicità globale sia dettata dai mal governi di chi detiene il potere. Spero, utopisticamente, in qualche forma di governo illuminato che pensi prima di tutto al bene delle persone, della Terra che ci ospita e delle altre forme di vita che lo popolano. E io nel mio picco faccio in modo che questo avvenga il prima possibile.

Sport seguiti o praticati?
Vivo al mare e mi piace andare a correre in riva al mare ascoltando la musica. Quando trovo un po’ di tempo vado in palestra ma solo per tenermi in forma con qualche circuito fitness. In tv seguivo molto gli sport di squadra, quelli in cui la somma delle parti conduce alla vittoria. Sono tifoso della Roma ma non mi riesce quasi mai di vedere le partite.

Se ti dici la parola leader, chi ti viene in mente e perché?
Le persone che mi verrebbe da citare sarebbero tante ma sei vuoi una risposta sincera e immediata ti direi il Subcomandante Marcos, o Thomas Sankara, perché hanno speso la loro vita dietro l’utopia di un mondo migliore per un popolo ingiustamente vessato. Anche a costo della morte. E ha hanno raggiunto r risultati importanti e insperati. Inoltre l’hanno fatto dando prima di tutto il buon esempio. Cosa è un leader se non colui che rende reali i bisogni di quelli che lo stanno a sentire?

Film preferito?
Se la prima risposta è quella che vale ti direi “La vita è bella”. Per i documentari direi: “Bowling a Columbine” di Michael Moore e “Searching for Sugar Man” di Malik Bendjelloul

Cosa vuoi dalla tua vita?
Armonia e serenità per me, la mia famiglia e i miei amici. Pensando in grande vorrei che tutti gli esseri viventi potessero raggiungere questa condizione. Non ti dico la felicità perché è una chimera. Come diceva il grande Luzi. Vivo quindi di gioie ed epifanie. Voglio essere fiero di essere vivo e voglio dare un contributo affinché le cose possano migliorare. Anche solo per quanto riguarda il mio giardino, i fiori che vi crescono dentro. Anche un piccolo risultato rende un uomo grande e fiero di quello che è.

Quanto conta il successo?
In termini economici, vivendo nel mondo che ha creato l’uomo, tanto.
In termini lavorativi abbastanza, perché ti permette di realizzare cose che senza successo potresti sì realizzare ma ancora con più difficoltà di quante già non ce ne siano.
In termini personali, nulla. Conta essere un buon padre, un buon marito, un buon amico, un buon uomo.

Cosa pensi della società in cui viviamo?
Penso che abbiamo perso il significato dell’esistenza; corriamo dietro a obiettivi che forse ci allontanano dalla verità. Allo stesso tempo ti dico: cosa è la verità, e chi può stabilire cosa sia? Penso che per vivere una vita degna bisogna mediare tra quello che vogliamo e quello che dobbiamo fare. Dobbiamo, per esempio, ritrovare il rapporto con la Natura e gli altri esseri viventi. Se lo vogliamo pure allora il più è fatto.

Che idea ti sei fatto delle lobby?
Il potere nelle mani di pochi è la più letale arma che possa esistere. Tutto gira attorno all’economia ma non siamo stati creati per questo. Siamo stati noi a scegliere. O meglio, hanno scelto i più forti e spietati che hanno attraversato i tempi e l’umanità. Molto meglio gli hobby delle lobby.

Cosa significa per te la famiglia?
Significa dare un senso al mio essere uomo. Significare dividere la vita con la persona che hai scelto di amare e con i figli che il tuo amore ha generato. Significa impegnarsi per un mondo migliore non tanto per te quanto per le persone che hai messo al mondo e che ami più della tua stesa vita.

I media ci raccontano sempre la verità?
Se ci raccontassero sempre la verità non avrei bisogno, io come altri, di realizzare documentari d’inchiesta. La verità è appannaggio di pochi, spesso dei più forti. Le grandi verità poi determinano gli equilibri mondiali fintanto che viaggiano travestite da menzogne.

Libri preferiti?
Il cacciatore di Aquiloni, i libri di Paolo Coelho. Da ragazzo mi colpi molto Messaggio per un’aquila che si crede un pollo di Anthony de Mello. E poi ti citerei “Furore” di Steinbeck, il manifesto della speranza nonostante l’oppressione. Un capolavoro.




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