Il ciclone Trump si abbatte sull’OMS

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Trump – Mentre politica e scienza continuano ad annaspare nella lotta contro il coronavirus il presidente  statunitense individua negli errori dell’OMS la principale causa delle pandemia e prende decisioni drastiche che gli scatenano le reazioni all’unisono delle lobby. “Niente soldi USA all’OMS” tuona Donald Trump!

STOP AI FONDI

Il presidente Trump ha bloccato i fondi all’Organizzazione Mondiale della Sanità, accusandola di aver aiutato la Cina a nascondere l’epidemia di coronavirus. Così ha azzoppato una gamba di quel sistema delle organizzazioni multilaterali, legate all’Onu e non, che lui e i suoi sostenitori più conservatori detestano da sempre. I critici però lo accusano di averlo fatto solo per individuare un capro espiatorio, su cui scaricare la colpa di responsabilità molto simili alle sue.
Il blocco al momento è temporaneo, tra 60 e 90 giorni, mentre gli Usa conducono un’indagine sul comportamento dell’Oms e verificano la sua volontà di riformarsi.
A seconda dell’esito però potrebbe diventare definitivo, orientando i finanziamenti verso una realtà alternativa, come
ad esempio UNAIDS

COVID E CINA

Non c’è dubbio che il Covid-19 sia esploso nella Repubblica popolare, con tutti gli interrogativi ancora aperti sulla sua origine naturale, e i sospetti sulla connessione con gli studi condotti nei laboratori biologici militari di Wuhan. Anche senza prendere in considerazione queste teorie cospirative, smentite finora dagli scienziati, Pechino ha almeno due torti di grandissima rilevanza: primo, le condizioni igieniche dove si è sviluppato il virus, che devono cambiare se vuole ambire davvero ad essere una superpotenza geopolitica e tecnologica; secondo, la mancanza di trasparenza con cui ha gestito la crisi, che non solo mette in dubbio la credibilità del suo sistema autoritario, ma la rende anche responsabile nei confronti di tutti i paesi dove la pandemia ha fatto vittime, che forse si sarebbero potute salvare se la Cina fosse stata meno omertosa e molto più collaborativa. Va ricordato come l’allarme sia stato lanciato con colpevole ritardo.
Per il presidente Trump l’Oms ha avuto la colpa di essere troppo “sinocentrica”, avendo prima aiutato la Repubblica popolare a nascondere il coronavirus, e poi criticato la sua decisione di bloccare i voli il 31 gennaio. Quindi il capo della Casa Bianca ha deciso di punirla, bloccando o riducendo i finanziamenti americani, che ammontano a circa un decimo del bilancio da 6 miliardi di dollari dell’organizzazione. Un brutto colpo per le casse dell’OMS che colpevole o innocente che sia necessita dei dolalri statunitensi.

Ma quali sono state le parole del presidente Trump nel suo intervengto contro l’OMS?

“I suoi errori sono costati così tante vite” che “deve risponderne”.

“La realtà è che l’Oms non ha adeguatamente ottenuto, verificato e condiviso informazioni in modo tempestivo e
trasparente”, ha attaccato il presidente americano durante la conferenza sul Covid-19, organizzata per l’occasione
nel Rose Garden. “Oggi ho ordinato alla mia amministrazione di fermare i finanziamenti all’Oms mentre è in corso
un’inchiesta”, ha dichiarato il tycoon, rinviando le valutazioni sulle eventuali riparazioni legali.
L’inquilino della Casa Bianca, che aveva anticipato la mossa, ha puntato il dito soprattutto sulla “disastrosa decisione di opporsi alle restrizioni sui viaggi dalla Cina”, osservando come “le altre nazioni che hanno seguito le linee guida dell’Oms, lasciando le loro frontiere aperte alla Cina, abbiano contribuito a far accelerare la pandemia nel mondo”.
L’Oms ha messo “la correttezza politica prima delle misure per salvare le vite”, ha rincarato, fermandosi ad un soffio dal chiedere la testa del direttore dell’Organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Non lo conosco personalmente ma è stato molto ingiusto con gli Usa”, ha sentenziato Trump, dandogli del filo-cinese.
“Non è il momento di tagliare le risorse all’Oms in prima linea contro la pandemia”, è insorto il segretario generale
dell’Onu, Antonio Guterres, esortando la comunità internazionale a restare unita per vincere la guerra contro il virus.
Gli Usa sono il principale donatore dell’Oms e lo scorso anno hanno versato contributi pari a circa 400 milioni di dollari. Trump ha assicurato che continuerà a confrontarsi con l’Oms per una possibile riforma al termine dell’inchiesta Usa.
Naturalmente un attacco frontale come questo non poteva passare inosservato (almeno dai media statunitensi) e le parole dell’inquilino della Casa Bianca hanno dato il via alle reazioni dei suoi acerrimi avversari in primis i democratici del suo Paese.
Trump è “un leader debole che non sa assumersi le responsabilità e biasima gli altri”, ha commentato la Speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi.
Anche l’American Medical Association (AMA) ha contestato la decisione della Casa Bianca definendola “un passo pericoloso nella direzione sbagliata” perché per combattere la pandemia “occorrono cooperazione internazionale” e decisioni basate sui dati. Ma il presidente americano, dichiarando possibile la riapertura dell’attività economica in alcuni Stati Usa prima del primo maggio, ha rivendicato come decisiva la scelta di chiudere i confini ed ha assicurato che “si vede la luce in fondo al tunnel”.

CINA: ministero degli Esteri Zhao Lijian

La Cina ha esortato gli Stati Uniti ad adempiere ai propri obblighi nei confronti dell’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms), Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha detto: «Bloccando i fondi all’Oms, gli Usa mineranno la capacità d’azione dell’Oms e la cooperazione globale nella lotta al Covid-19.
Tutti i Paesi, inclusi gli Usa, ne saranno di conseguenza colpiti».
Fonti dell’Oms, che hanno seguito dal principio la crisi sul piano operativo, rispondono che è stata Pechino a ritardare la comunicazione dei dati di oltre un mese. Dietro le quinte loro si sono infuriati con i cinesi, perché se avessero parlato prima e dato accesso agli specialisti, il virus si poteva fermare all’origine. È vero poi che il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato la “public health emergency of international concern” solo il 30 gennaio, e la pandemia l’11 marzo, ma secondo i suoi collaboratori lo ha fatto perché doveva seguire un protocollo di proporzionalità sempre adottato in questi casi. Tedros non aveva attaccato pubblicamente la Repubblica Popolare
perché non sarebbe servito a nulla, esacerbando lo scontro proprio mentre serviva invece la collaborazione per fermare i contagi. La resa dei conti, per fare l’analisi degli errori ed evitare di ripeterli, si poteva rimandare a dopo la crisi.
Il 31 gennaio invece la Who aveva criticato la scelta dei paesi che bloccavano i voli in arrivo dalla Cina, come gli Usa, per almeno due motivi pratici: primo, a quel punto i buoi erano già usciti dalla stalla, e non era con questo provvedimento che si sarebbe bloccato un virus già in circolazione globale da almeno due mesi; secondo, continuando ad operare gli aerei sarebbe stato più facile controllare chi arrivava dalla Repubblica popolare e isolare i contagiati, mentre così molti malati saranno giunti negli Usa passando da altri paesi, senza che nessuno si sia accorto
del loro ingresso. Peraltro ora sappiamo che anche dopo il 2 febbraio, quando lo stop era entrato in vigore, almeno
40.000 passeggeri sono arrivati in America su 279 aerei decollati dalla Cina.

COVID-19 DTI ALLARMANTI

Nel fattempo. tra una polemica e l’altra i casi di coronavirus a livello mondiale hanno superato la soglia dei due milioni: è quanto emerge dal conteggio aggiornato del sito worldometers (Dadax), che partecipa al Progetto Real Time Statistics gestito da un team di ricercatori e sviluppatori internazionale. Nel complesso, i casi sono ora a quota 2.000.743, mentre il numero dei decessi è salito a 126.776 e quello delle persone guarite a 484.781.




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