L’aereo russo sciagura tra i misteri…………….

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aer russo precipitato

L’Airbus Kogalymavia/Metrojet precipitato nel Sinai “è esploso in volo”.

La disintegrazione è accaduta in aria e i rottami sono sparsi in un’area molto vasta, di
20 chilometri quadrati”, ha spiegato Victor Sorochenko, che fa parte del team di esperti russi, egiziani e francesi che analizzano le scatole nere. Sorochenko (direttore del Comitato interstatale dell’aviazione russa),  ha voluto precisare che questa affermazione non deve portare a conclusioni affrettate sulle cause del disastro.
Dopo la rivendicazione dei miliziani dell’Isis, che sostengono di aver abbattuto l’aereo, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi ha chiesto pazienza, anticipando che l’inchiesta potrebbe durare mesi. “In casi del genere bisogna consentire agli specialisti di chiarire le cause dell’incidente, il che comporta una serie di complicati e prolungati studi tecnici, l’utilizzo di tecnologie avanzate e indagini che potrebbero durare mesi”.

Invece secondo un esperto britannico di sicurezza e intelligence, il professor Michael Clarke, direttore del Royal United Services Institute bisogna prendere in considerazione l’ipotesi “non di un collasso meccanico, ma piuttosto di un’esplosione a bordo”. Si fa così strada l’ipotesi di un attentato terroristico messo a segno con una bomba.

Sopo avere visitato il luogo dello schianto, il direttore esecutivo del Comitato dell’aviazione russo, Victor Sorochenko, ha spiegato che “la distruzione è avvenuta in aria e i frammenti sono sparsi su una superficie di circa 20 chilometri quadrati”. Secondo testimoni l’aereo, un Airbus A-321 della compagnia russa Kogalymavia con il brand Metrojet, era già in fiamme prima di schiantarsi al suolo. L’ex direttore della compagnia aerea, Sergey Mordvintsev, ha detto all’agenzia di stampa Interfax che gli apparecchi della società di questo tipo non hanno mai avuto problemi tecnici. Per Mosca è “ancora presto per trarre conclusioni” sulle cause dell’accaduto. Tuttavia, si fa sempre più strada l’ipotesi “non di un collasso meccanico, ma piuttosto di un’esplosione a bordo”. “I primi rapporti dicono che l’aereo si spezzato in due – spiega il professor Michael Clarke – questo suggerisce non un collasso meccanico, ma piuttosto un’esplosione a bordo”. Il responsabile del think tank londinese è “molto più incline a credere, dovendo indovinare cosa sia successo a questo stadio dell’indagine, che si sia trattato di una bomba esplosa a bordo più che di un missile lanciato da terra”. La stampa britannica appare da parte sua prudente rispetto alle prime versioni ufficiali, sostenendo che l’ipotesi di un ipotetico attacco terroristico potrebbe non essere gradita alle autorità russe per non sottolineare i rischi dei raid in corso in Siria e ancor meno a quelle egiziane per le quali rappresenterebbe un ulteriore colpo sul fronte della sicurezza in una zona turbolenta, ma vitale per il turismo come il Sinai. Nello stesso tempo c’è chi nota come da Mosca nessuno si sia del resto ancora sbilanciato sulle cause della tragedia.




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