Sten Lee se ne va lasciandoci i suoi umanamente invincibili supereroi

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Stan Lee, il leggendario creatore dei supereroi Marvel, si è spento a Los Angeles alla veneranda età di 95 anni. Creatore di personaggi indimenticabili come SpiderMan, X-Men, Black Panther e I Fantastici Quattro, editore e direttore di Marvel Comics, Stan Lee era egli stesso un supereroe per i fan di tutto il mondo.
“L’idea geniale che Stan Lee aveva applicato ai fumetti, e che lanciò l’età d’oro della Marvel, era fondata sul modo in cui i personaggi parlavano, i loro sentimenti e le situazioni realistiche che si trovavano ad affrontare. L’equazione sembrava quasi troppo semplice: se i supereroi potevano essere come te, tu potevi essere come un supereroe”. Lo scrive Bob Batchelor in ‘Stan Lee – Il padre dell’universo Marvel’, la biografia edita da Leone Editore e uscita in libreria l’8 novembre scorso.
Stan Lee ha rivoluzionato l’industria del fumetto mondiale inventando, insieme a Steve Ditko e Jack Kirby, personaggi entrati nell’immaginario collettivo come l’Uomo Ragno, l’Incredibile Hulk, Iron Man e gli X-Men.
Oltre che per il suo ruolo di creativo, Lee è ricordato dalle generazioni più giovani anche per i molteplici camei nei colossal dell’Universo cinematografico Marvel.
Stanley Martin Lieber è il figlio primogenito di Jack e Celia Lieber, immigrati ebrei di origine romena, che dopo aver ottenuto la cittadinanza si erano trasferiti a New York. Da ragazzo, Lee cominciò a lavorare come addetto alle copie per Martin Goodman presso la Timely Comics, azienda che più in là sarebbe diventata la Marvel Comics. Il suo primo lavoro, una pagina di testo firmata con lo pseudonimo di Stan Lee, fu pubblicato come riempitivo su un numero di Capitan America del 1941. Fu presto promosso dal ruolo di scrittore di riempitivi a quello di sceneggiatore di fumetti completi, diventando così il più giovane editor nel campo, all’età di 17 anni. Dopo la seconda guerra mondiale, alla quale partecipò come membro dell’esercito statunitense, Lee ritornò alla sua occupazione presso quella che poi sarebbe diventata la Marvel Comics. A quel tempo, una campagna moralizzatrice portata avanti dallo psichiatra Fredric Wertham e dal senatore Estes Kefauver aveva accusato gli albi a fumetti di corrompere le menti dei giovani lettori con immagini di violenza e sessualità ambigua. Le case editrici risposero alle accuse dotandosi di una regolamentazione interna particolarmente severa, che portò poi alla creazione del cosiddetto Comics Code. Andò però a finire che verso la fine degli anni quaranta le vendite delle testate supereroistiche cominciarono a calare, e al 1952 solamente le testate di Superman, Batman e Wonder Woman, tutte appartenenti alla DC Comics, venivano ancora pubblicate regolarmente. Rimanendo alla Timely/Marvel nel corso degli anni cinquanta, Lee si occupò di molte testate di generi diversi. Alla fine del decennio, tuttavia, cominciò a sentirsi insoddisfatto del proprio lavoro, e prese in considerazione l’idea di abbandonare il campo fumettistico.
Conosciuto anche come L’Uomo (The Man) e Il Sorridente (The Smilin’), ha introdotto per la prima volta, insieme con diversi artisti e co-creatori, in special modo Jack Kirby e Steve Ditko, personaggi di natura complessa e con personalità sfaccettate all’interno dei comic book supereroistici. Il suo successo permise alla Marvel di trasformarsi da piccola casa editrice in una grande azienda di stampo multimediale.
Verso la fine degli anni cinquanta, Martin Goodman assegnò a Lee il compito di creare un nuovo gruppo di super eroi. La moglie lo spinse a cimentarsi con le storie che preferiva. Dal momento che stava progettando di cambiare lavoro e non aveva nulla da perdere, Lee seguì il suo consiglio e di colpo la sua carriera cambiò completamente.
Il gruppo di supereroi che Stan Lee e il disegnatore Jack Kirby idearono fu la “famiglia” di eroi che compone i Fantastici Quattro, pubblicati per la prima volta nel 1961. L’immediato successo di questa testata portò Lee e gli illustratori della Marvel a cavalcare l’onda, producendo in pochi anni immediatamente successivi una moltitudine di nuovi titoli: nacquero Hulk (1962), Thor (1962), Iron Man (1963) e gli X-Men (1963) dalla collaborazione con Kirby, Devil (nell’originale Daredevil, 1964) con Bill Everett e il Dottor Strange (1963) con Steve Ditko, dalla cui collaborazione era nato anche il personaggio Marvel di maggior successo, l’Uomo Ragno, nel 1962.

Inoltre, Stan Lee rispolverò e rinnovò alcuni dei supereroi ideati da altri autori negli anni trenta e quaranta, come Namor e Capitan America. Lee diede ai suoi personaggi una umanità sofferta, un cambiamento rispetto all’ideale di supereroe scritto tradizionalmente per i ragazzini. I suoi eroi avevano un brutto temperamento, apparivano malinconici ed erano vanitosi e avidi. Litigavano fra di loro, erano preoccupati dai conti da pagare e dall’impressionare le loro ragazze, e qualche volta si ammalavano pure. Prima di Lee, i supereroi erano persone idealmente perfette senza problemi e senza difetti: Superman era così potente che nessuno avrebbe potuto ferirlo, e Batman era un miliardario nella sua identità.. I supereroi di Lee catturarono l’immaginazione della giovane generazione che faceva parte della popolazione frutto del “baby-boom” successivo alla seconda guerra mondiale, e le vendite si impennarono.
Durante gli anni sessanta, Lee fu sceneggiatore, supervisore e direttore artistico per la maggior parte delle serie Marvel, moderò le pagine della posta, scrisse un redazionale mensile intitolato “Stan’s Soapbox”, e scrisse innumerevoli articoli promozionali, firmandoli sempre con il suo caratteristico “Excelsior!” (che è anche il motto dello Stato di New York).
Nel 1971 Lee riformò indirettamente il Comics Code. Il Dipartimento per la Salute, Educazione e Assistenza Pubblica chiese a Lee di scrivere una storia sui pericoli che derivavano dall’uso di droghe: egli scrisse una storia in cui il migliore amico dell’Uomo Ragno (per inciso: Harry Osborn, figlio di Norman) diventa dipendente dalle pasticche. La storia doveva essere pubblicata su Amazing Spider-Man n. 96 (tradotto in Italia per la prima volta, e poi ristampato più volte, su L’Uomo Ragno – Editoriale Corno – n. 97), ma l’Autorità per il Comics Code la rifiutò perché veniva rappresentato al suo interno l’uso di droghe. In particolare, per la prima volta la storia conteneva il termine “stoned” (“fatto”), tipico del gergo dei tossicodipendenti, che non venne accettato dall’Autorità preposta: il contenuto della storia fu considerato irrilevante. Con l’appoggio del suo editore, la Marvel pubblicò il fumetto senza il bollino di approvazione del Comics Code. Il numero vendette bene e la Marvel guadagnò elogi per aver dimostrato una coscienza sociale. In conseguenza di ciò, l’Autorità per il Comics Code consentì l’applicazione del bollino a storie che dipingevano negativamente l’uso di droghe, oltre ad altre liberalizzazioni, allentando così la sua influenza sui contenuti delle storie a fumetti.
Negli ultimi anni Lee è diventato per la Marvel una figura di prestigio e la sua immagine pubblica fa apparizioni alle convention (riunioni, convegni) di fumetti in giro per gli Stati Uniti, intervenendo e partecipando a dibattiti. Si è anche trasferito nel 1981 in California per sviluppare le proprietà televisive e cinematografiche della Marvel. Non ha abbandonato completamente la carriera di scrittore sceneggiando fra le altre cose le strisce per i quotidiani dell’Uomo Ragno, iniziate nel 1977, insieme con John Romita Sr., che prosegue a scrivere tutt’oggi.
Nella biografia uscita pochi giorni fa, Batchelor ripercorre “il processo che ha portato i fumetti a diventare un medium più rispettato e che ha fatto diventare la Marvel uno dei brand più famosi al mondo”, facendo di Lee “una delle icone creative più importanti della storia statunitense contemporanea”.
Il libro, 288 pagine con inserto fotografico a colori, contiene anche immagini originali, come Stan Lee in uniforme militare durante la Seconda guerra mondiale. “Sceneggiavo video di addestramento, scrivevo copioni, realizzavo manifesti, scrivevo manuali d’istruzioni” racconta Lee nella biografia, ricordando poi “il compito più bizzarro”: la creazione di manifesti contro le malattie veneree rivolto alle truppe in Europa. Prese in considerazione molti esempi, fino a quando capì che il messaggio più semplice sarebbe stato anche il più efficace: “VD? Not me!” (“Malattie veneree? Non per me!”). “Ai superiori di Lee – scrive Batchelor – piacque, così una marea di manifesti venne spedita oltreoceano. Quel manifesto forse è uno dei lavori più visti che Lee abbia mai creato, ma anche quello più apertamente ignorato”.
«Non ci sarà più un altro Stan Lee. Per decenni ha dato a giovani e anziani avventura, fuga, consolazione, confidenza, ispirazione, forza, amicizia e gioia. Trasudava amore e bontà, e lascerà un marchio indelebile in tante tante tante vite. Grazie Stan. Excelsior!», ha scritto ad esempio Chris Evans, a cui fa eco il commento di Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios: «Nessuno più di Stan Lee ha avuto un impatto maggiore sulla mia carriera e su tutto ciò che facciamo ai Marvel Studios. Stan si lascia dietro una straordinaria eredità che sopravviverà a tutti noi. I nostri pensieri vanno a sua figlia, alla sua famiglia e ai suoi milioni di fan. Grazie Stan. Excelsior!».
Dannazione… riposa in pace Stan. Grazie di tutto», ha invece scritto Ryan Reynolds, mentre Jamie Lee Curtis ha ribadito che il nostro «era e sarà sempre un supereroe». Molto toccanti anche le parole di Kevin Smith, regista che si è sempre dichiarato un grande fan della Marvel: «Grazie Stan, per avermi reso non solo il ragazzo che ero, ma anche l’uomo che sono. Avevi un grande potere e l’hai sempre usato in maniera responsabile, incoraggiando miliardi di sognatori che conoscono tutti il tuo nome, un nome che è scritto tra le stelle per l’eternità. Non eri solo un titano dei fumetti, eri il nostro Mark Twain moderno. Mi mancherai in tutti i giorni della mia vita, mio amico ed eroe».
Mark Hamill: «Il suo contributo alla cultura pop è stato rivoluzionario. Lui era tutto ciò che speravi fosse e anche di più. Ho amato quest’uomo e non smetterà mai di mancarmi. Dicono che non dovresti mai incontrare un tuo idolo di gioventù. Sbagliano».

Ci sono voluti 95 anni per spegnere la fiamma umana che Stan Lee ha portato dentro per tutta la vita. Quella da creatore di mondi, che sfida la debolezza umana e rende i suoi personaggi immortali. Sono proprio i suoi personaggi che fanno di Stan Lee una personalità che supera il tempo e che continuerà a donare anche alle nuove generazioni un immagine forte sulla vita e sulle difficoltà che si incontrano. Tutti, anche i suoi supereroi hanno avuto, hanno ed avranno problemi di vario genere nella loro esistenza ma non si fermeranno mai davanti al brutto ed alle ingiustizie del mondo perché non bisogna mai mollare, mai smettere di combattere per i propri ideali (per il bene ed il bello) nell’intero arco della vita.




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