EDITORIA –  Di che cosa parliamo quando parliamo di Roma? Del bellissimo scrigno contenuto entro la cinta muraria d’età imperiale? O parliamo anche della periferia storica – densamente edificata e popolata – e addirittura della “città anulare”, quella nata negli anni Ottanta che si sviluppa oltre il Raccordo?
“Roma adagio” di Francesco Erbani (Enrico Damiani Editore) racconta sia la Roma caput mundi, che raccoglie tanta bellezza frutto della sapienza umana e di una natura incomparabile, sia la città di ogni giorno, problematica e caotica, cresciuta negli ultimi decenni come mai nella sua storia millenaria.
“Roma adagio” è una guida d’autore che procede per temi (l’antico, i palazzi, le chiese, le piazze, i musei, l’acqua, il verde…) per ognuno dei quali Francesco Erbani suggerisce itinerari canonici e fuori dai canoni, che dal centro vanno verso l’estremità della metropoli e viceversa, invitando il lettore a osservare da vicino i dettagli più suggestivi di opere famosissime e a perdersi negli angoli meno conosciuti della capitale.
Francesco Erbani, nato a Napoli nel 1957, vive a Roma da oltre quarant’anni. Per venticinque anni caposervizio delle pagine culturali a “la Repubblica”, attualmente collabora a “Internazionale” e “L’Essenziale”.
Insegna Giornalismo culturale al Master di Editoria, giornalismo e management culturale all’Università di Roma La Sapienza. Tra i suoi numerosi saggi, ricordiamo La fine della città, libro-intervista con Leonardo Benevolo (Laterza 2011), Antonio Cederna. Una vita per la città, il paesaggio, la bellezza (Edizioni di Legambiente 2012, Corte del Fontego 2013), Roma. Il tramonto della città pubblica (Laterza 2013), Roma disfatta con Vezio De Lucia (Castelvecchi 2016), Non è triste Venezia. Reportage narrativo da una città che deve ricominciare (Manni 2018), L’Italia che non ci sta. Viaggio in un paese diverso (Einaudi 2019) e Dove ricomincia la città. L’Italia delle periferie (Manni 2021).
“Roma adagio” è il settimo libro nella collana gli adagi, nata dall’idea dell’Adagio Urbano che ha ispirato le lente passeggiate di Teresa Monestiroli a Milano.