Papa Francesco all’Angelus: ” bisogna ritornare al cuore delle cose: fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro alle corse delle ferie”

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Papa – Fermare “la corsa frenetica che detta le nostre agende,” imparare “a spegnere il telefonino” per dialogare con il Signore e non lasciarsi prendere da sé stessi e dalle cose da fare ma accorgersi delle ferite degli altri. Parte da questo invito, che guarda anche a come vivere la pausa estiva, la riflessione di Papa Francesco all’Angelus, recitato dalla finestra su Piazza San Pietro dopo il rientro in Vaticano, mercoledì scorso, dal Policlinico Gemelli dove aveva guidato la preghiera mariana la domenica passata.


L’atteggiamento di Gesù, che osserviamo nel Vangelo della Liturgia odierna (Mc 6,30-34), ci aiuta a cogliere due aspetti importanti della vita. Il primo è il riposo. Agli Apostoli, che tornano dalle fatiche della missione e con entusiasmo si mettono a raccontare tutto quello che hanno fatto, Gesù rivolge con tenerezza un invito: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (v. 31). Invita al riposo.
Così facendo, Gesù ci dà un insegnamento prezioso. Anche se gioisce nel vedere i suoi discepoli felici per i prodigi della predicazione, non si dilunga in complimenti e domande, ma si preoccupa della loro stanchezza fisica e interiore. E perché fa questo? Perché li vuole mettere in guardia da un pericolo, che è sempre in agguato anche per noi: il pericolo di lasciarsi prendere dalla frenesia del fare, cadere nella trappola dell’attivismo, dove la cosa più importante sono i risultati che otteniamo e il sentirci protagonisti assoluti. Quante volte accade anche nella Chiesa: siamo indaffarati, corriamo, pensiamo che tutto dipenda da noi e, alla fine, rischiamo di trascurare Gesù e torniamo sempre noi al centro. Per questo Egli invita i suoi a riposare un po’ in disparte, con Lui. Non è solo riposo fisico, è anche riposo del cuore. Perché non basta “staccare la spina”, occorre riposare davvero. E come si fa questo? Per farlo, bisogna ritornare al cuore delle cose: fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro alle corse delle ferie. Gesù non si sottraeva ai bisogni della folla, ma ogni giorno, prima di ogni cosa, si ritirava in preghiera, in silenzio, nell’intimità con il Padre. Il suo tenero invito – riposatevi un po’ – dovrebbe accompagnarci: guardiamoci, fratelli e sorelle, dall’efficientismo, fermiamo la corsa frenetica che detta le nostre agende. Impariamo a sostare, a spegnere il telefonino, a contemplare la natura, a rigenerarci nel dialogo con Dio.
Tuttavia, il Vangelo narra che Gesù e i discepoli non possono riposare come vorrebbero. La gente li trova e accorre da ogni parte. A quel punto il Signore si muove a compassione. Ecco il secondo aspetto: la compassione, che è lo stile di Dio. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Quante volte nel Vangelo, nella Bibbia, troviamo questa frase: “Ebbe compassione”. Commosso, Gesù si dedica alla gente e riprende a insegnare (cfr vv. 33-34). Sembra una contraddizione, ma in realtà non lo è. Infatti, solo il cuore che non si fa rapire dalla fretta è capace di commuoversi, cioè di non lasciarsi prendere da sé stesso e dalle cose da fare e di accorgersi degli altri, delle loro ferite, dei loro bisogni. La compassione nasce dalla contemplazione. Se impariamo a riposare davvero, diventiamo capaci di compassione vera; se coltiviamo uno sguardo contemplativo, porteremo avanti le nostre attività senza l’atteggiamento rapace di chi vuole possedere e consumare tutto; se restiamo in contatto con il Signore e non anestetizziamo la parte più profonda di noi, le cose da fare non avranno il potere di toglierci il fiato e di divorarci. Abbiamo bisogno – sentite questo –, abbiamo bisogno di una “ecologia del cuore”, che si compone di riposo, contemplazione e compassione. Approfittiamo del tempo estivo per questo!
E ora, preghiamo la Madonna, che ha coltivato il silenzio, la preghiera e la contemplazione, e si muove sempre a tenera compassione per noi suoi figli.


Dopo l’Angelus Papa Francesco ha aggiunto: “Cari fratelli e sorelle, esprimo la mia vicinanza alle popolazioni di Germania, Belgio e Olanda colpite da catastrofiche alluvioni. Il Signore accolga i defunti e conforti i familiari. Sostenga l’impegno di tutti per soccorrere chi ha subito gravi danni.


In quest’ultima settimana sono giunte, purtroppo, notizie di episodi di violenza che hanno aggravato la situazione di tanti nostri fratelli del Sudafrica, già colpiti da difficoltà economiche e sanitarie a causa della pandemia. Unitamente ai Vescovi del Paese, rivolgo un accorato appello a tutti i responsabili coinvolti, perché lavorino per la pace e collaborino con le Autorità per fornire assistenza ai bisognosi. Che non sia dimenticato il desiderio che ha guidato il popolo del Sudafrica per rinascere nella concordia tra tutti i suoi figli!
Sono anche vicino al caro popolo cubano in questi momenti difficili, in particolare alle famiglie che maggiormente ne soffrono. Prego il Signore che lo aiuti a costruire in pace, dialogo e solidarietà una società sempre più giusta e fraterna. Esorto tutti i cubani ad affidarsi alla materna protezione della Vergine Maria della Carità del Cobre. Ella li accompagnerà in questo cammino.
Da Cuba La situazione rimane, comunque, di forte tensione. I vescovi hanno chiesto giorni fa il sostegno internazionale affinché si ristabilisca il dialogo: “La gente ha il diritto di esprimere i propri bisogni, desideri e speranze”, hanno affermato i presuli, e la rigidità e l’indurimento delle posizioni “potrebbero generare risposte negative, con conseguenze imprevedibili che ci danneggerebbero tutti”. Una soluzione, secondo la Conferenza episcopale, potrà trovarsi solo “quando si eserciterà l’ascolto reciproco, si cercheranno accordi comuni e si faranno passi concreti e tangibili”. Di ascolto ha parlato pure ieri il presidente dell’episcopato, monsignor Emilio Aranguren Echeverrìa, pastore di Holguín, il quale, sottolineando che cìò che Cuba sta vivendo è “qualcosa di straordinario”, ha chiesto di rispondere alle istanze della gente con l’educazione: “L’educazione a vivere nella società, a prendere coscienza di cosa significa essere cittadini, a valorizzare e prendersi cura del bene comune”. “Alla violenza di alcuni è stato risposto con altrettanta violenza”, ha denunciato Echeverrìa, “per questo è necessario comprendere i bisogni e le insoddisfazioni della gente, in vista del superamento del disagio di tutti, non solo cercando le cause, ma unendo le potenzialità di chi è disposto a realizzare un progetto comune a beneficio di tutti”.


Saluto i numerosi giovani presenti, in particolare i gruppi dell’Oratorio Sant’Antonio di Nova Siri, della parrocchia Maria Regina di tutti i Santi in Parma, della parrocchia Sacro Cuore in Brescia e dell’Oratorio Don Bosco a San Severo. Cari giovani, buon cammino sulla via del Vangelo! Saluto le novizie delle Figlie di Maria Ausiliatrice, i fedeli dell’Unità pastorale di Camisano e Campodoro in Diocesi di Vicenza. Desidero salutare di cuore i ragazzi del CVS della Puglia, che sono collegati con noi tramite la televisione.
E a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!




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