Georges Marie Martin Cottier

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Si è spento al Policlinico Gemelli di Roma il cardinale Georges Marie Martin Cottier, domenicano, teologo emerito della Casa Pontificia: aveva 93 anni. Le esequie saranno celebrate oggi alle 8.30 dal cardinale Angelo Sodano presso l’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. Il porporato svizzero era nato il 25 aprile 1922 a Carouge, in provincia di Ginevra, dove nel 1944 si è laureato in Lettere classiche. Entrato l’anno successivo nell’Ordine Domenicano, si è trasferito a Roma fino al 1952 dove ha conseguito il Baccellierato in Filosofia e la Laurea in Teologia. Il 2 luglio 1951 è stato ordinato sacerdote e per anni ha insegnato nella Facoltà di Lettere di Ginevra, fino a diventarne responsabile dei corsi.

In un telegramma, Papa Francesco afferma di ricordare “con profonda gratitudine” la sua “fede forte, la sua bontà paterna e la sua intensa attività culturale ed ecclesiale”, svolta in particolare al fianco di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

Il papà Louis e il nonno Emmanuel sono mastri orologiai, ovvero la quintessenza dell’artigianato elvetico. Fin da subito però il giovane Georges palesa doti diverse, più a suo agio tra i libri che fra ingranaggi e molle della bottega di famiglia. Ma anche la filosofia e la teologia hanno i loro “meccanismi”, equilibri affascinanti e critici come il movimento del bilanciere di un vecchio orologio.

Prima la laurea a Ginevra in Lettere classiche nel 1944, poi l’ingresso nell’Ordine dei Predicatori, i Domenicani, l’anno successivo indirizzano la strada di Georges Cottier, che diventa sacerdote il 2 luglio del ’51. L’anno dopo all’Angelicum di Roma si laurea in Teologia, quindi torna alla Facoltà di Lettere di Ginevra, prosegue gli studi e nel 1959 discute la tesi di Dottorato su “L’ateismo del giovane Marx e le sue origini hegeliane”. Passare sull’altro lato della cattedra è questione di poco e per il prof. Cottier inizia nel ’62 una brillante carriera accademica.

Si fa l’ora del Vaticano II e il 40.enne docente svizzero è uno dei tanti esperti dell’assise, diventa consultore del Consiglio per il Dialogo con i non credenti e gira l’Europa per una serie di colloqui. Nel 1986 entra nella Commissione Teologica Internazionale, nel ‘90, Giovanni Paolo II lo nomina Teologo della Casa Pontificia. A lui spetta il compito di leggere i discorsi del Papa e di verificarne la correttezza dottrinale e come consultore della Dottrina della Fede, racconterà, scopre “il genio di Ratzinger”.

Quando la Chiesa supera la linea del terzo millennio, il Giubileo porta altre sfide per il teologo del Papa. Come quella di presentare al mondo un inedito come la richiesta di perdono che Papa Wojtyla desidera realizzare e soprattutto far capire. Nel Concistoro del 21 ottobre 2003, Giovanni Paolo II impone la porpora e il cardinale teologo accompagna anche il ministero del Papa teologo, Benedetto XVI, fino agli esordi del Pontificato di Francesco. Sui tre Pontefici si espresse così lo scorso anno, per l’uscita del libro-intervista ‘Selfie’: “Sono psicologicamente molto differenti, ma la continuità è la fedeltà al Concilio: la fonte immediata della loro ispirazione e tutte le intuizioni sono del Concilio, e sono ancora da sviluppare. Per esempio, il tema attuale della povertà: mi ricordo che al Concilio c’è stato tutto un gruppo di lavoro sulla Chiesa dei poveri. Dunque, io ritrovo il Concilio in tutti”.

 

E tutti i Papi si sono ritrovati nel servizio reso da un uomo fino all’ultimo attento al rapporto della Chiesa con il mondo. Alla vigilia del secondo Sinodo sulla famiglia ebbe parole profonde sulla misericordia, criticando un certo rigorismo, che giudica senza cuore: “La misericordia è dottrina – affermò – E’ il cuore della dottrina cristiana. Solamente una mentalità ristretta può difendere il legalismo e immaginare misericordia e dottrina come due cose distinte”.

 

Con la morte del cardinale Cottier, il Collegio Cardinalizio scende a 215 cardinali, di cui 116 elettori e 99 non elettori.

Di rilievo anche le sue dichiarazioni in occasione delle dimissioni di papa Benedetto: “ Il Papa ha scelto in coscienza di dimettersi anche per richiamare tutta la Chiesa alla penitenza. Egli vuole una presa di coscienza che siamo peccatori e che è necessario di qui in avanti un cammino di conversione. Tutti i testi liturgici di questi giorni gridano questa conversione: convertitevi e credete al Vangelo. Benedetto XVI ha voluto scegliere questo tempo perché è in questi giorni dell’anno più che in altri che la Chiesa può riflettere su se stessa, pregare in silenzio e in coscienza davanti a Dio».

Da segnalare il pensiero del cardinale sulla vita oltre la morte datata novembre 2008.

Il prelato si espresse con parole chiare e piene di Fede, quella Fede che lo avrà certamente accompagnato nel suo sereno passaggio dalla vita terrena alla “casa del padre”.

 

L’umanità ha smarrito il senso del peccato e non riesce più a distinguere tra il Bene (Dio) e il Male (Satana), arrivando persino a negare l’esistenza del Paradiso, del Purgatorio (di cui si parla sempre meno) e dell’Inferno. In un’ intervista a ‘Petrus’ il Cardinale svizzero Teologo della Casa Pontificia durante il papato di Giovanni Paolo II si espresse con chiarezza.

A domanda sul perché, come va ripetendo anche il Santo Padre Benedetto XVI, il mondo ha perso il senso, e la misura, del peccato- Cottier rispose-“Perché gli uomini sono giunti all’assurdità di non accettare e riconoscere il peccato, come se esso non esista e non possa metterli fuori dalla grazia di Dio, sempre che credano nell’esistenza dell’Altissimo e del suo giudizio finale”. Tutto questo appare legato al relativismo: “Beh, è certamente colpa della confusione che si fa tra Bene e Male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Veda, ormai l’uomo crede di essere il padrone assoluto della propria vita e abusa così della libertà che gli ha donato il Signore, quasi che il peccato sia qualcosa di naturale e inevitabile. Certo, ‘chi non ha peccato, scagli per primo la pietra’, ma non possiamo pensare che il peccato sia assolutamente fisiologico, perché in tal caso vivremmo in un mondo ancora più crudele, dove tutti giustificherebbero le proprie colpe con l’inevitabilità di sbagliare”.

Anche all’interno della Chiesa, in molti sostengono che il peccato sia un male necessario. Lei è d’accordo con questa corrente di pensiero?“Niente affatto, dissento. Il peccato, e quindi Satana, non è mai necessario”.

 

Cardinale Cottier, come cristiani, sappiamo che ci attende la vita dopo la morte. Le chiedo: come dobbiamo aspettarci il Paradiso?“Come uno stato di benessere e pace che consente all’anima di contemplare con letizia il volto di Dio”.Dunque, il Paradiso non è un luogo fisico?“Difficile dirlo con certezza. Personalmente, alla luce degli studi compiuti, ritengo che il Paradiso sia la tranquillità dell’anima, il suo riposo, il suo essere davanti alla Santissima Trinità, alla Vergine, ai Santi e agli Angeli non in un luogo determinato ma, come dicevo prima, in uno stato di benessere e pace assoluti”.

 

Veniamo al Purgatorio: purtroppo se ne parla addirittura meno dell’Inferno.“Ed è un gravissimo errore! Il Purgatorio esiste e in esso dimorano tantissime anime che hanno bisogno anche delle nostre preghiere per accedere allo stato di grazia del Paradiso”.

Ma se dovesse spiegare durante una lezione di catechismo cos’è con esattezza il Purgatorio, quali parole userebbe? “Direi che Cristo, il quale è Dio, è così luminoso, limpido, innocente, che le anime non perfette, cioè quelle che in vita non si sono distinte particolarmente né in senso positivo né in senso negativo, hanno bisogno della purificazione del Purgatorio per contemplare il Signore faccia a faccia”. Ma il Purgatorio non è una punizione: “No, non è una punizione. E’, bensì, un luogo di speranza: E di tribolazione. Perché le anime – indubbiamente – soffrono, ma nel contempo sanno che la sofferenza, cioè la purificazione che vivono, servirà loro a raggiungere il Paradiso. A tal proposito, consiglio la lettura del ‘Trattato del Purgatorio’ di Santa Caterina da Genova”.

 

Quindi le parole sull’inferno del cardinale: l’Inferno è pieno o vuoto, come sosteneva il teologo svizzero Urs Von Balthasar?“Questo è davvero un grande mistero, un mistero che solo Dio può svelare. Ciò che è certo, e non è purtroppo poco, è che l’Inferno esiste: basta questo per non peccare, per avere gelosia della purezza necessaria con cui giungere davanti a Dio. Sostengo anche che il peccato è molto più grave della possessione: l’uomo sceglie liberamente di peccare contro Dio e il prossimo, mentre la possessione è frutto dell’attività straordinaria del demonio e può colpire anche persone innocenti”.Proprio Padre Amorth non perde occasione per denunciare che molti sacerdoti, Vescovi e addirittura Cardinali non credono nell’esistenza di Satana e dell’Inferno.“Lo so, lo so. E posso dire tranquillamente che questi confratelli sbagliano di grosso: non possono credere in Dio se non credono nell’esistenza del suo principale avversario, l’angelo decaduto, il Maligno, l’essere diabolico che vorrebbe distruggere il mondo con il peccato e trascinare tutta l’umanità sotto di sé all’Inferno”.

 

Dio è più giusto o misericordioso? Dobbiamo cioè attenderci di essere giudicati con molta severità alla fine dei nostri giorni o possiamo anche confidare nel perdono dei peccati più gravi? “Io dico che una cosa non esclude l’altra: Gesù è sia giusto che misericordioso. Dunque, valuterà le nostre opere con la dovuta severità e con la dovuta misericordia. Tuttavia, possiamo esser certi che, vista la bontà di Cristo che è andato in Croce per la salvezza degli uomini, la misericordia prevarrà su tutto”.Ma qual è il peccato che offende di più Dio?“Guardiamo ai dieci Comandamenti e avremo la prima risposta. Il fatto è che non vi è un solo peccato che oltraggia Dio, ma ve ne sono diversi”.Tra quelli più sottovalutati?“Indubbiamente la superbia”. Dio, essenzialmente ci giudicherà “Sull’Amore, quello con la ‘A’ maiuscola, cioè su come avremo amato lui e aiutato il prossimo con la carità. D’altro canto, ‘Caritas’ sta proprio per Amore, e prima Luca nei Vangeli e poi il Papa Benedetto XVI nell’omonima Enciclica ci hanno ricordato che ‘Deus Caritas Est’, che Dio è Amore, nell’Amore ci ha generati e in base all’Amore ci giudicherà”.Ci potrà quindi essere salvezza anche per i non cattolici perché “Dio giudicherà in base all’Amore, e quindi in base alle opere, anche chi ha professato altre religioni. Può sembrare un controsenso ma non lo è: Dio non fa distinzioni, vuole bene a noi tutti nella stessa misura. Perché, quindi, dovrebbe condannare una persona buona, che nella vita ha solo fatto del bene aiutando il prossimo, solo per questioni religiose? Non ho dubbi: Cristo, a cui tutto è possibile, farà l’impossibile pur di concedere il Paradiso a un’anima buona”.Qualcuno potrebbe obiettare: perché Dio dovrebbe trattare allo stesso modo le anime dei cattolici e quelle degli appartenenti alle altre religioni?

La salvezza si può trovare solo nella Chiesa cattolica, ed è per questo, come spiegavo innanzi, che Cristo farà pure l’impossibile per salvare le anime di chi ha praticato altre religioni. Perché i cattolici si presenteranno al suo cospetto con un peccato in meno, avendo creduto che Egli è davvero la Via, la Verità e la Vita”.

 

Determinante il ruolo d’intercessione della Beata Vergine Maria presso Dio per la salvezza delle nostre anime. “Non dimentichiamo che Gesù sulla Croce le ha affidato noi tutti come figli. Ecco, allora, che come ogni mamma, ma ancor più in quanto Madre per eccellenza, la Madonna chiederà con insistenza a Dio di salvarci”.




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