Papa Francesco prosegue la sua visita pastorale: commozione a Guadalupe

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papa francesco 2016
Tutti siamo necessari, soprattutto quelli che normalmente non contano perché non sono ‘all’altezza delle circostanze”. Nel venerare la Madonna di Guadalupe il Papa evoca questa immagine, rimandando all’atzeco Juan Diego che diventò il messaggero di Maria. Migliaia di persone hanno partecipato alla Messa celebrata da Papa Francesco nel Santuario mariano a Città del Messico, tra i più visitati del mondo. Il servizio del nostro inviato Alessandro Guarasci:

E’ il motivo principale per il quale Francesco è venuto in Messico: venerare l’icona della Madonna di Guadalupe, di fronte alla quale ha sostato in preghiera per diversi minuti, e così confermare il Paese nella fede. Il Santuario sorge laddove nel 1531 l’indio Juan Diego, convertito al cristianesimo, ebbe cinque apparizioni della Madonna. Tesoro prezioso di questo Santuario, dove ogni giorno si celebrano venti Messe, è l’immagine della Vergine, dipinta su un mantello di tela di fibre di un cactus che normalmente resisterebbe non più di vent’anni. Ancora oggi non c’è spiegazione scientifica per la sua esistenza.

Una storia che ci fa capire come anche i più umili possono essere un mezzo per costruire “il santuario di Dio”, come dice il Papa:

“Il santuario di Dio è la vita dei suoi figli, di tutti e in tutte le condizioni, in particolare dei giovani senza futuro esposti a una infinità di situazioni dolorose, a rischio, e quella degli anziani senza riconoscimento, dimenticati in tanti angoli. Il santuario di Dio sono le nostre famiglie che hanno bisogno del minimo necessario per potersi formare e sostenere. Il santuario di Dio è il volto di tanti che incontriamo nel nostro cammino”.

Dio “risveglia la speranza dei più piccoli, dei sofferenti, degli sfollati e degli emarginati, di tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre”. Tutti possono far parte del progetto di Dio e la Madonna percepisce “i nostri dolori”, le “nostre disperazioni”, le “nostre tristezze”. La Vergine ci dice che ha “l’onore” di essere nostra madre:

“Questo ci dà la certezza che le lacrime di coloro che soffrono non sono sterili. Sono una preghiera silenziosa che sale fino al cielo e che in Maria trova sempre posto sotto il suo manto. In lei e con lei, Dio si fa fratello e compagno di strada, porta con noi le croci per non lasciarci schiacciare da nostri dolori”.

La Madre di Dio ci invita ad essere suoi messaggeri, ad accompagnare tante vite, asciugare tante lacrime. E poi a soccorrere “i prigionieri”, perdonare “chi ti ha fatto del male”, consolare “chi è triste”, avere “pazienza con gli altri”. Tutte doti da esercitare nell’Anno della Misericordia:

Fuori della Basilica almeno 30 mila persone, arrivate fin dalla mattina per poter essere più vicine al Papa. Al Santuario Francesco ha donato una corona per dire il suo sentirsi figlio di Maria.

Il Papa dal Messico lancia dei nuovi tweet: “Maria – scrive – è la donna del sì, un sì di dedizione a Dio, un sì di dedizione ai suoi fratelli. Seguiamola nella sua dedizione”. E poi ricorda che “il Messico ha un volto giovane. Questo permette di pensare e progettare un futuro, un domani. Questo dà speranza”. E di speranza hanno bisogno in questo momento i messicani. Il servizio di Sergio Centofanti:

Il Messico sta vivendo un periodo molto difficile. Lo ricordano i tantissimi i fedeli che hanno partecipato alla Messa presieduta dal Papa nel Santuario della Madonna di Guadalupe.

“Attualmente viviamo tempi difficili per il Paese – afferma una donna – c’è povertà, violenza, corruzione, narcotraffico, mancanza di lavoro e di istruzione. La presenza del Papa è qualcosa di meraviglioso perché porta un messaggio di pace, di misericordia e di speranza a tutto il Messico”.

Un’altra donna è venuta a Guadalupe per ascoltare il messaggio del Papa e per chiedere alla Madonna di proteggere la sua famiglia e tutte le famiglie del Paese in un momento in cui si sta redigendo la nuova Costituzione di Città del Messico. Chiede a Maria di illuminare i governanti perché difendano la famiglia e la vita. “La famiglia – dice – è il nucleo della società, è la vera preoccupazione del popolo messicano”.

Un sacerdote ricorda quando il Papa ha spiegato chi è il vero “guadalupano”: è chi è vicino ai più piccoli, a quanti non hanno voce. La fede è capire che il vero potere è servire il più umile e il più povero.

Per un’altra donna la visita del Papa è un momento speciale per la nazione che è piena di povertà materiale e soprattutto spirituale, che è la povertà che toglie la speranza. Tanti i giovani che si stanno allontanando da Dio e cadono nelle reti del male. “Il Papa viene a ricordare che abbiamo una Madre che ci consola e ci dà forza per riprendere un nuovo cammino. Ci ha esortato a non restare indifferenti ma a costruire il bene. Questo è una grande messaggio per noi”.

Infine, un altro sacerdote afferma che la presenza del Papa in Messico “è un dono di Dio, un regalo bellissimo, una benedizione che riporta la speranza a chi soffre. E’ un tempo importante per accogliere la grazia di Dio”.

Non abbiate paura della trasparenza, siate vicini alla gente, testimoni del Signore e non prìncipi: sono alcune parole del lungo e articolato il discorso che il Papa ha rivolto ai vescovi del Messico riuniti nella cattedrale dell’ Assunzione nel cuore della capitale. A loro ha affidato i giovani, il rispetto e la riconoscenza per i popoli indigeni e i migranti, da seguire, ha detto, anche oltre le frontiere. Forte l’appello del Pontefice alla lotta al narcotraffico con un serio e qualificato progetto pastorale che includa tutti.
Solo 800 metri separano il Palazzo Nazionale di Città del Messico, dalla Cattedrale dell’Assunzione: per il Papa è lo spazio per un nuovo, intenso e gioioso bagno di folla, tra suoni e canti, fino al cancello d’ingresso della Chiesa, dove riceve le chiavi della città per poi fare il suo ingresso e fermarsi a pregare a lungo silenziosamente all’Altare del Perdono.

La tenerezza di Dio è l’unica forza che conquista il cuore dell’uomo
“Entro con pasos suaves…”
“Entro con passo delicato in questa casa sacra che la Vergine Morenita domandò. Qui si trova il cuore segreto di ogni messicano”. Da subito l’ampio discorso rivolto ai vescovi, si centra sul modello della Madonna di Guadalupe. “Come vorrei” – dice – ”che fosse Lei stessa a recarvi nel profondo dell’anima quanto fluisce dal cuore del Papa”.

“Ante todo, la Virgen Morenita nos enseña que la única fuerza capaz”…
“Anzitutto la Vergine Morenita ci insegna che l’unica forza capace di conquistare il cuore degli uomini è la tenerezza di Dio. Ciò che incanta e attrae, ciò che piega e vince, ciò che apre e scioglie dalle catene non è la forza degli strumenti o la durezza della legge, bensì la debolezza onnipotente dell’amore divino, che è la forza irresistibile della sua dolcezza e la promessa irreversibile della sua misericordia”.

Tornare ad offrire al popolo, come all’origine dell’evangelizzazione del continente, ”il grembo” della fede cristiana che accoglie e riconcilia. Questo chiede il Papa:

“Reclínense pues, con delicadeza y respeto, sobre el alma profunda de su gente…”
“Chinatevi con delicatezza sull’anima profonda della vostra gente, siate vescovi di sguardo limpido, di anima trasparente, di volto luminoso. Non abbiate paura della trasparenza. La Chiesa non ha bisogno dell’oscurità per lavorare. Vigilate affinché i vostri sguardi non si coprano con le penombre della nebbia della mondanità; non lasciatevi corrompere dal volgare materialismo né dalle illusioni seduttrici degli accordi sottobanco”. Nel complesso mondo di oggi – spiega il Papa – fatto di giochi di forza e di una vacillante concezione della vita, sappiate intercettare “la domanda che grida nel cuore della vostra gente” e “rispondete che Dio esiste ed è vicino”, ha volto umano. Il vostro sguardo testimoni al popolo di aver visto Gesù, altrimenti “le parole che ricordiamo di Lui risultano soltanto delle figure retoriche vuote”, il balbettare di “orfani accanto al sepolcro”.

Con un profondo sguardo spirituale, il Papa raccomanda alla Chiesa messicana che ha di fronte una coraggiosa conversione pastorale per cercare, generare e nutrire i discepoli odierni di Gesù. Prossimità e vicinanza sono le parole chiave, ancora una volta sul modello della vergine Morenita che custodisce e riflette il volto di chi la incontra:

“Sólo una Iglesia que sepa resguardar el rostro de los hombres…”
“Solo una Chiesa capace di proteggere il volto degli uomini che vanno a bussare alla sua porta è capace di parlare loro di Dio. Se non decifriamo le loro sofferenze, se non ci accorgiamo dei loro bisogni, nulla potremo offrire”. No dunque al clericalismo e all’autoreferenzialità.

“No se necesitan «príncipes», sino una comunidad de testigos del Señor…”
“Non c’è bisogno di prìncipi bensì di una comunità di testimoni del Signore”. L’esortazione è invece a conservare comunione e unità: l’una, forma vitale della Chiesa, l’altra prova della sua veracità. “Il Messico” – sottolinea il Papa – “e la sua vasta e multiforme Chiesa hanno bisogno di Vescovi servitori e custodi dell’unità edificata sulla Parola del Signore, alimentata con il suo Corpo e guidata dal suo Spirito che è il respiro vitale della Chiesa”.

Zelo missionario e formazione dei laici sono le raccomandazioni che il Papa lascia ai vescovi, cui però in particolare affida i giovani. Il loro compito è incrociare i loro sguardi, offrire un grembo materno, specie ai tanti sedotti dal denaro e dai commercianti di morte del narcotraffico, “sfida etica e anticivica”, per la Chiesa e la società, che il Papa prega di non sottovalutare:

“La proporción del fenómeno, la complejidad de sus causas, la inmensidad de su extensión…”
“La proporzione del fenomeno, la complessità delle sue cause, l’immensità della sua estensione come metastasi che divora”, esigono coraggio profetico e un serio progetto pastorale. Occorre cominciare dalle famiglie, dalle periferie esistenziali e coinvolgere comunità, scuole e mondo politico.

Uno sguardo di delicatezza per i popoli indigeni
Importante il ruolo che il Papa affida ai vescovi per il futuro del Messico. Tessete con pazienza come Dio ha fatto, sul manto di Juan Diego, “quell’uomo nuovo che il vostro Paese attende”: fatelo con condiscendenza e umiltà. In particolare uno sguardo di delicatezza il Papa lo chiede per i popoli indigeni e le loro culture “non di rado massacrate”:

“Il México tiene necesidad de sus raíces amerindias para no quedarse en un enigma irresuelto…”
“Il Messico ha bisogno delle sue radici amerinde per non rimanere in un enigma irrisolto”. Gli indigeni del Messico aspettano ancora che venga riconosciuta effettivamente la “ricchezza del loro contributo e la fecondità della loro presenza per ereditare quella identità che vi fa diventare una Nazione unica e non solamente una tra le altre”. Ai vescovi spetta, secondo il Papa, il compito di ricordare la potenza delle radici antiche, di custodire la memoria e suscitare la speranza. Che i vostri sguardi, è l’invito, siano capaci di contribuire all’unità, alla riconciliazione, all’integrazione.

Seguire i migranti anche al di là delle frontiere
Ma l’ultima parola del Papa, al termine del suo ampio discorso ai vescovi, è dedicata alla sfida delle migrazioni. Milioni di figli lasciano il Messico, le loro radici e le loro famiglie. Da qui l’invito:

“Hermanos, que sus corazones sean capaces de seguirlos y alcanzarlos más allá de las fronteras…”
“Fratelli, i vostri cuori siano capaci di seguirli e raggiungerli al di là delle frontiere”, anche con l’aiuto dell’ episcopato statunitense, perché non si trasformino in “esiliati di se stessi”. “Testimoniate uniti che la Chiesa è custode di una visione unitaria dell’uomo e non può accettare che sia ridotto a una mera risorsa umana”.

No al privilegio per pochi, sì al bene comune. Nel suo primo discorso in terra messicana, di fronte alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico, Francesco ha ricordato che ai responsabili della vita sociale “compete in modo speciale lavorare per offrire a tutti i cittadini l’opportunità di essere degni protagonisti del loro destino”. Francesco ha ribadito che il governo messicano può contare sulla piena collaborazione della Chiesa. Il servizio del nostro inviato Alessandro Guarasci:

No a privilegi per pochi, cercare il bene comune
Francesco incontra il Presidente della Repubblica Enrique Peña Nieto e poi le autorità messicane. Il Papa ricorda il valore dei giovani, circa la metà degli abitanti di questo Paese. “Un popolo ricco di gioventù – dice – è un popolo capace di rinnovarsi, di trasformarsi; è un invito a sollevare lo sguardo con entusiasmo verso il futuro e, al tempo stesso, ci sfida positivamente nel presente”. Per questo, il bene comune deve essere una priorità per tutti:

“Ogni volta che cerchiamo la via del privilegio o dei benefici per pochi a scapito del bene di tutti, presto o tardi la vita sociale si trasforma in un terreno fertile per la corruzione, il narcotraffico, l’esclusione delle culture diverse, la violenza, e persino per il traffico di persone, il sequestro e la morte, che causano sofferenza e che frenano lo sviluppo”.

Sconfiggere cultura dello scarto
Sono questi i mali di un Paese, che seppur generoso e accogliente, è conosciuto anche per i 27 mila desaparecidos, vittime di interessi sordidi. Il Papa però riconosce che “la sapienza ancestrale insita nella multiculturalità” del Messico “ è, di gran lunga, una delle sue più grandi risorse umane. Una identità che ha imparato a prender forma nella diversità e, senza alcun dubbio, costituisce un ricco patrimonio da valorizzare, stimolare e curare”. L’accordo tra le forze politiche, sociali, ora come in passato, è “fondamentale nella ricerca del bene comune e nella promozione della dignità umana”. Un accordo per evitare quella “cultura dello scarto” a cui Francesco fa spesso cenno e che è ritornata nel suo discorso. E qui l’appello ai politici:

“Ai responsabili della vita sociale, culturale e politica compete in modo speciale lavorare per offrire a tutti i cittadini l’opportunità di essere degni protagonisti del loro destino, nella famiglia e in tutti gli ambiti nei quali si sviluppa la socialità umana, aiutandoli a trovare un effettivo accesso ai beni materiali e spirituali indispensabili: abitazione adeguata, lavoro degno, alimentazione, giustizia reale, una sicurezza effettiva, un ambiente sano e pacifico”.

Bagno di folla per il Papa
Al Presidente Peña Nieto il Papa ha donato un mosaico della Madonna di Guadalupe. Il capo dello Stato ha parlato dell’emozione del popolo per questo incontro, degli stessi valori condivisi dal Papa e dai messicani. Poco prima l’ennesimo bagno di folla nel tragitto dalla nunziatura al palazzo presidenziale. E grande entusiasmo subito dopo, durante il giro della Piazza della Costituzione, capace di accogliere fino a 80 mila persone.




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