Politica – La Polonia conferma la guida sovranista di Jaroslaw Kaczynski

279

Polonia – La Polonia continua ad andare contro tendenza rispetto a buona parte dell’Unione Europea e conferma la vittoria dei sovranisti. Cerchiamo di capire la dimensione della vittoria e fare luce sui perché di questo autentico trionfo di Jaroslaw Kaczynski.

Iniziamo con il segnalare che Il Partito per il Diritto e la Giustizia ha ottenuto oltre il 43% delle preferenze, assicurandosi la maggioranza dei seggi della Camera bassa del Parlamento.

I dati sono chiari: il 61% degli elettori polacchi si è recato alle urne, surclassando il dato di cinque mesi fa, quando l’affluenza alle Europee si era fermata al 43%. Quattro anni fa invece, per eleggere i membri del Parlamento, votò il 50% degli aventi diritto. E’ stato dunque raccolto l’appello al voto, arrivato da più parti, compresi i vescovi cattolici che avevano voluto sottolineare alla vigilia “il dovere morale di partecipare alla votazione”. Il risultato è stato nettissimo: a vincere è la stessa forza politica che ha guidato il Paese dal 2015 ad oggi.

 

Una vittoria schiacciante per i conservatori nazionalisti di Kaczynski, che da soli, grazie al premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale, otterranno circa 239 seggi dei 460 totali. “Abbiamo davanti a noi quattro anni di lavoro, e la Polonia deve cambiare ancora, in meglio”, ha detto il leader del PiS, senza però risparmiare forti critiche a quei cittadini che, nonostante i progressi fatti dal Paese negli ultimi quattro anni, a dir suo avrebbero “stupidamente pensato” di scegliere una maggioranza differente per guidare la Polonia.

 

All’opposizione, il blocco centro-liberale di “Coalizione civica”, che include la Piattaforma civica fondata da Donald Tusk, attuale presidente del Consiglio europeo, segue a distanza con il 27-28% dei voti e una stima di 130 deputati. La terza formazione, sotto il logo di Lewica, il cartello de “La Sinistra”, è data al 12% (con 43 seggi) e il Psl, il “partito dei contadini”, potenziale alleato del Pis, è al quarto posto con il 9,6% (34 seggi). Mentre Konfederacja, o Coalizione nazionale, la preferita dalla destra estrema, chiude con il 6,4% la lista dei promossi oltre la soglia di sbarramento, fissata al 5%, e si assicura 13 deputati.

 

Ma quali sono le causa di questa vittoria così netta?  Due i punti principali: l’attacco ai giudici, il controllo dell’immigrazione e la difesa della famiglia tradizionale.

 

Hanno infatti reso possibile questo vero e proprio trionfo, gli attacchi ai giudici, considerati troppo “amici” del potere finanziario, europeo ed ebraico e la difesa della famiglia tradizionale, un padre e una madre, contro le unioni civili e le coppie omosessuali. E hanno funzionato le promesse di Kaczynski di far sì che “i polacchi si sentano sicuri a casa loro”, tutelati anche dall’immigrazione, presentata come una minaccia addirittura della salute pubblica.

 

A favore del partito di governo ha giocato anche il buon andamento dell’economia, una delle più dinamiche in Europa, oltre all’impegno di aumentare, in caso di vittoria, i salari minimi e di abbassare l’età pensionabile. Determinante è stato il programma “500 +” che stimola la crescita demografica premiando con 500 zloty, circa 130 euro mensili ogni figlio oltre il primo.

 

Ma andiamo nello specifico. Sicuramente un fattore è stato la ferma posizione assunta del governo contro il progetto di “ricollocazione forzata dei migranti” dell’Unione Europea ma, ancora di più hanno inciso le riforme economiche e sociali attuate. Dal 2016, per esempio, è stato introdotto il sistema di sussidi alle famiglie con due o più figli (per combattere la denatalità) ed è stato aumentato lo stipendio minimo dei lavoratori. Infine, non va certo sottovalutata la crescita del PIL che, in Polonia, oggi, supera il 4%.

 

La più grande differenza rispetto alle scorse elezioni riguarda  la sinistra: i socialdemocratici di SLD, partito esistente dal 1999, erano spariti dal Parlamento nelle scorse elezioni. Ora rientrano grazie all’alleanza con altri partiti: la sinistra anticlericale di Razem e il partito progressista Wiosna, fondato da Robert Biedroń, attivista gay. Così, se negli ultimi anni la sinistra era presente soprattutto sul campo extraparlamentare, adesso, avendo la rappresentanza parlamentare, probabilmente avrà più visibilità… ma non è detto che abbia più influenza.

 

D’altra parte è quasi sparita la formazione di Paweł Kukiz, un cantante rock che, durante le ultime elezioni, aveva suscitato grandi speranze con i suoi slogan anti-sistema che ricordava il movimento 5 stelle italiano.

Kukiz aveva promesso di cambiare la politica, combattendo i vecchi partiti e introducendo il sistema elettorale con collegio uninominale che doveva, secondo lui, favore i canditati dei partiti minori. Oggetto principali della sua critica era il partito rurale PSL, accusato di essersi alleato, in passato, sia con la destra che con la sinistra, pur di stare al potere. Con il tempo, però, l’impeto antisistema del musicista si è spento, ha litigato con i nazionalisti (che l’hanno abbandonato) e così il suo partito ha cominciato ad affogare. Alla fine, poco prima delle elezioni, Kukiz ha deciso di allearsi… proprio con il PSL (che aveva definito “banda dei delinquenti”) pur di entrare in Parlamento.

 

Una formazione nuova è, invece, Konfederacja, strana coalizione di nazionalisti, liberali conservatori e cattolici tradizionali. Quello che unisce tutti i membri di questo gruppo è il forte atteggiamento contro l’Unione Europea e contro la sinistra. Difficile prevedere il futuro di questo gruppo, perché ci sono grandi differenze nelle ideologie dei gruppi che l’hanno creato ma, sicuramente, questa formazione sarà un elemento interessante della prossima legislatura. Il partito è guidato da Janusz Korwin-Mikke, eccentrico 76-enne che indossa sempre il farfallino.

 

Vale la pena di notare, invece, che Konfederacja risulta essere il terzo partito nella scelta dei giovani (tra 18 e 29 anni) con il risultato sorprendente del 20%, appena dopo PiS (26,2) e KO (24,0).

 

Il partito Diritto e giustizia (PiS) ha vinto perché ha permesso alla Polonia di non sentirsi il vicino povero dell’Europa, “ma di essere un Paese che conta”. Lo ha detto in una intervista a “Il Messaggero” Anna Maria Anders, che da poche settimane è il nuovo ambasciatore polacco a Roma. Scelta proprio dal PiS, il partito Diritto e Giustizia guidato da Jaroslaw Kaczynski, l’ambasciatrice ha dichiarato che “le riforme promesse sono difficili da realizzare» ma anche di aver «già dimostrato che ciò che gli altri credevano impossibile in realtà non lo era”.

Sull’Europa invece dopo il voto “non cambierà molto” e che “si continuerà a lavorare insieme”, soprattutto ora che Ursula von der Leyen guida la Commissione Ue. Kaczynski ha conquistato gli elettori con un modello di welfare centrato sul beneficio diretto dei cittadini.

Ha fatto però discutere la proposta di un aumento della spesa sanitaria a 160 miliardi di zloty (37 miliardi di euro) entro il 2024.

Tutto questo crea timori ( e non pochi) nell’Unione Europea di cui Varsavia rappresenta una più che rispettabile sesta forza, destinata presto a diventare la quinta quando Londra si sarà definitivamente separata dalla Ue. Bruxelles non fa mistero di considerare l’attuale governo un problema serio per il rispetto dei valori comuni dell’Unione, puntando in particolare il dito accusatore contro le riforme che hanno limitato l’indipendenza del sistema giuridico nazionale, un po’ come è accaduto nell’Ungheria di Viktor Orbàn.

 

 

 




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *