Compleanni. Nicola Legrottaglie (Gioia del Colle, 20 ottobre 1976)

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Il 24 marzo 2009 uscì il libro che racconta la sua vita e il suo incontro con Gesù. Il libro si intitola Ho fatto una promessa. Nicola ha deciso di intitolare il libro in questo modo perché racconta di un’esperienza avuta da bambino: in una preghiera aveva fatto la promessa a Dio che, se avesse potuto giocare almeno una partita in Serie A, sarebbe diventato missionario di Cristo nel mondo.

L’anno successivo, nel marzo del 2010 esce il secondo libro del calciatore dal titolo Cento volte tanto. Con la fede vivo meglio, nel quale affronta alcuni temi scottanti legati alla fede – come la castità e temi etici quali l’aborto e l’introduzione della pillola Ru486 – e il suo rapporto con il mondo del calcio e dello star system rispetto ai quali non lesina giudizi negativi:

« Mi sono reso conto, in questa mia crescita spirituale, che nel calcio non c’è posto per Dio e soprattutto c’è troppo poco coraggio di uscire allo scoperto e dire cosa si pensa. Fa più comodo essere uguali agli altri, forse per non avere problemi, per non essere presi in giro. »

Fa parte dell’associazione Atleti di Cristo, ed è l’ideatore del progetto sociale e di fede “Missione Paradiso”, nonché caro amico del cantautore country Simone Zippi.

Nel 2012 riceve l’ECMM per l’etica nel calcio dal COEMM (Comitato etico mondo migliore)[3]

Il 6 luglio 2013 si è sposato con la sua compagna Erika Cerboni in un matrimonio organizzato da Enzo Miccio dove era presente anche il suo compagno di squadra Ciro Capuano.

Tra le sue dichiarazioni: “Dio ci parla sempre. Ma non ci obbliga mai. Finché noi non scegliamo, saremo sempre in dubbio. Quando la scelta che facciamo è quella giusta, Dio la benedice. La mia crescita cristiana mi ha insegnato a stare attento alle mie scelte, mettendo sempre Dio al centro di ogni mia decisione.

Cosa è successo nella tua vita quando ai fatto entrare Dio?

È cambiata radicalmente. È un continuo “work in progress”. Non si finisce mai di imparare. Si impara soprattutto dalle difficoltà. La vita cristiana è un esercizio continuo di obbedienza a Dio. Dio è gioia e rifugio. È l’unica certezza che possiamo avere. È un padre a cui chiedere sempre aiuto. Ho vissuto sulla mia pelle esperienze personali difficili, ma sono riuscito a viverle serenamente, sapendo che Lui controlla tutto. 

Oggi noto che Dio ha preparato tutto. Vedo grandi frutti. A volte incontro persone che nemmeno conosco e che mi dicono di avere letto i miei libri e che da essi hanno iniziato un percorso di fede. Come è scritto nella Bibbia: “C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere”. E oggi, anche a causa della situazione di crisi economica che è palese in tutta Europa (non risparmia nemmeno il mondo del pallone!), credo che sia arrivato il momento per raccogliere.

Quando tutto va bene, la gente non pensa a Dio. Oggi invece viviamo  un momento di difficoltà e le persone cominciano a farsi domande più profonde. Vedo che nel calcio tanti miei colleghi sono rimasti senza squadra o hanno firmato contratti ridimensionati. Tutto ciò porta a riflettere su “qualcosa” che va oltre la carriera, i soldi, il successo.

La sofferenza è il mezzo attraverso il quale noi alziamo gli occhi al cielo. Allora cominciamo a riflettere. I fallimenti non sono qualcosa di negativo. Sono anzi un momento molto importante. Ci aiutano a conoscere meglio noi stessi e – allo stesso tempo – ci aiutano

Nei momenti di difficili dico: non guardare la difficoltà, guarda la soluzione. La soluzione c’è. Non è né una religione, né una filosofia, né una ideologia. La soluzione è una persona: Gesù Cristo. Il vero problema della società di oggi non è l’economia. Il vero problema è la mancanza di valori. Ci siamo dimenticati dei principi biblici.

Io sono cresciuto in una famiglia cristiana.  Mia madre mi ha sempre portato in chiesa e di conseguenza ho sempre ricevuto il seme della parola di Dio. Ma tutto questo non serve perché con Dio bisogna sempre fare un’esperienza personale anche se devo dire che gli insegnamenti che ho ricevuto per me sono stati come un salvagente visto il mondo in cui ci troviamo e ho capito dopo tanti anni di incertezze il vero senso della vita cioè servire Dio perché lui tramite il Figlio e’ morto per me.  Tutto questo però e’ avvenuto dopo l’esperienza alla Juve.

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