PAPA FRANCESCO – ANGELUS – L’INGRATITUDINE

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PAPA – Prima della preghiera dell’Angelus, Francesco medita sulla parabola dei vignaioli omicidi, nel Vangelo di questa domenica, e sottolinea che se l’uomo crede di “farsi da sé” e dimentica che il bene viene dal dono gratuito di Dio, si illude “di non aver bisogno né di amore, né di salvezza”, ma solo di avere di più degli altri. Così nascono invidie e insoddisfazioni, che portano alla violenza.

Quando l’uomo “si illude di farsi da sé e dimentica la gratitudine”, dimentica “che il bene viene dalla grazia di Dio, dal suo dono gratuito”, pensa “di non aver bisogno né di amore, né di salvezza” ma di “avere qualcosa in più degli altri” di “emergere sugli altri”. Così nascono insoddisfazioni e invidie, che possono portare violenza, perché “l’ingratitudine genera violenza, mentre un semplice ‘grazie’ può riportare la pace!”. Chiediamoci se questa piccola parola, “grazie”, e anche “permesso” e “perdono”, le basi della convivenza, “sono presenti nella nostra vita”. E’ la meditazione di Papa Francesco prima della preghiera dell’Angelus di questa XXVII domenica del tempo ordinario, nella quale commenta la parabola dei vignaioli omicidi nel Vangelo di Matteo.

Il Papa ne parla come di una “parabola drammatica, con un epilogo triste”: il padrone di un terreno vi pianta una vigna e dovendo partire, la affida a dei contadini. Al momento della vendemmia, manda i suoi servi a ritirare il raccolto, ma i vignaioli “li maltrattano e li uccidono; allora il padrone manda suo figlio, e quelli uccidono perfino lui. Come mai? Che cosa è andato storto?” si chiede Francesco. “Il padrone fa tutto bene, con amore” sottolinea, da’ in affitto “il suo bene prezioso” e tratta gli agricoltori “in modo equo, perché la vigna sia ben coltivata e porti frutto”.

Ma la vendemmia non si conclude felicemente, “in un clima di festa, con una giusta condivisione del raccolto per la soddisfazione di tutti”. Perché “nella mente dei contadini si sono insinuati pensieri ingrati e avidi”, perchè ”alla radice dei conflitti c’è sempre qualche ingratitudine e pensieri avidi, di possedere presto le cose”. “Non abbiamo bisogno di dare nulla al padrone – dicono tra di loro i vignaioli – Il prodotto del nostro lavoro è solo nostro. Non dobbiamo rendere conto a nessuno!”. E questo, sottolinea il Pontefice, non è vero:

Dovrebbero essere riconoscenti per quanto hanno ricevuto e per come sono stati trattati. Invece l’ingratitudine alimenta l’avidità e cresce in loro un progressivo senso di ribellione, che li porta a vedere la realtà in modo distorto, a sentirsi in credito anziché in debito con il padrone che aveva dato loro da lavorare

.Uccidono anche il figlio del padrone, dicendo “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Dibventano così assassini, un processo che “tante volte succede nel cuore della gente, persino nel nostro cuore”. Con questa parabola, commenta Papa Francesco, “Gesù ci ricorda cosa succede quando l’uomo si illude di farsi da sé e dimentica la gratitudine, dimentica la realtà fondamentale della vita: che il bene viene dalla grazia di Dio, dal suo dono gratuito”.

Quando si scorda questo, si finisce col vivere la propria condizione e il proprio limite non più con la gioia di sentirsi amati e salvati, ma con la triste illusione di non aver bisogno né di amore, né di salvezza. Si smette di lasciarsi voler bene e ci si ritrova prigionieri della propria avidità, del bisogno di avere qualcosa in più degli altri, del voler emergere sugli altri.

Da qui, prosegue il Papa, “provengono tante insoddisfazioni e recriminazioni, tante incomprensioni e invidie; e, spinti dal rancore, si può precipitare nel vortice della violenza”. Perché è vero: “l’ingratitudine genera violenza, ci toglie la pace e ci fa sentire e parlare urlando, senza pace, mentre un semplice ‘grazie’ può riportare la pace!”. Guardando a noi, Francesco invita a chiederci: Io mi rendo conto di aver ricevuto in dono la vita e la fede, e di essere io stesso, io stessa, un dono? Credo che tutto comincia dalla grazia del Signore? Comprendo di esserne beneficiario senza meriti, amato e salvato gratuitamente? E soprattutto, in risposta alla grazia, so dire “grazie”? E le tre parole che sono il segreto della convivenza umana: grazie, permesso, perdono. Io so dire queste tre parole? “Grazie”, conclude il Pontefice “è una piccola parola, attesa ogni giorno da Dio e dai fratelli”. Domandiamoci se, con “permesso” e “perdono, scusa”, “è presente nella nostra vita”. E ci aiuti Maria, “la cui anima magnifica il Signore, a fare della gratitudine la luce che sorge ogni giorno dal cuore”.

Dopo la preghiera mariana di questa prima domenica di ottobre, Papa Francesco esprime la sua apprensione e il dolore con cui sta seguendo quanto sta avvenendo in Israele dove, afferma, “la violenza è esplosa ancora più ferocementeprovocando centinaia di morti e feriti”.

Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore!, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti.

Nel dopo Angelus, il Pontefice ricorda inoltre che questo mese di ottobre è dedicato, oltre che alle missioni, alla preghiera del Rosario. Proprio a Maria chiede di rivolgersi, senza sosta:

Non stanchiamoci di invocare, per l’intercessione di Maria, il dono della pace sui molti Paesi del mondo segnati da guerre e da conflitti; e continuiamo a ricordare la cara Ucraina, che ogni giorno soffre tanto, tanto martoriata

.Il numero di israeliani uccisi finora nell’attacco lanciato ieri da Hamas è salito, come riporta Haaretz, ad almeno 600. Gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas sarebbero più di 100. Il bilancio dei morti causati dai raid israeliani su Gaza è salito a 370. Lo indicano le autorità della Striscia. Il portavoce Daniel Hagar, citato da Bbc, che ha riferito la cifra, ha ricordato che la priorità è ora quella di liberare le comunità dove si combatte ancora e di controllare i varchi nella recinzione con la Striscia di Gaza. “I nostri combattenti stanno ancora attaccando obiettivi nei nostri Territori occupati, siamo riusciti a sostituire i combattenti sul campo di battaglia con nuovi combattenti e siamo riusciti a fornire rifornimenti a coloro che stanno ancora combattendo”. Lo ha detto, citato da fonti locali, il portavoce delle Brigate al Qassam, ala militare di Hamas, Abu Obaida. La polizia israeliana, intanto, è in caccia di un veicolo che da Gaza si sta dirigendo a nord e che si crede abbia a bordo miliziani armati di Hamas. L’ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, hanno fatto sapere che gli ostaggi israeliani sono tenuti nei tunnel dell’organizzazione nella Strscia e in “case sicure”. L’esercito ha inoltre tirato colpi di avvertimento verso “un gruppo di sospetti presenti nell’area” colpita in precedenza su Har Dov nei pressi del confine con il Libano. Lo ha detto il portavoce militare israeliano.

Il ministero della Sanità di Gaza ha fatto sapere che in un attacco di Israele questa mattina è stato ucciso Ayman Younis. Si tratterebbe di uno dei leader di Hamas nella Striscia. Il corpo di Younis sarebbe stato trovato sotto le macerie dell’abitazione in cui si trovava a fine mattinata.

I pellegrini che in questi giorni si trovano in Terrasanta vivono tutta l’apprensione di questa escalation di violenza. Un parroco veneto, don Mirko Dalla Torre, si trova nella regione assieme a 35 fedeli della comunità di Sernaglia della Battaglia (Treviso). “Qui c’è un po’ di confusione, abb




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