Vaticano d Italia – I 90 anni dalla firma dei Patti Lateranensi

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Patti Lateranensi – Italia e Santa Sede insieme per trovare unità di intenti e di vedute! Clima disteso tra Italia e Santa Sede, “di grande ascolto” nell’incontro a palazzo Borromeo, a Roma, per ricordare i 90 anni dalla firma dei Patti Lateranensi. Per il Governo italiano presenti anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte e per la Santa Sede su tutti da segnalare la presenza di Parolin. Quartieri Parioli e Flaminio tirati a lucido per questo evento di grande importanza. Sin dalle prime ore della giornata polizia e Carabinieri hanno presidiato l’area e già dal primo pomeriggio ospiti e curiosi hanno fatto di tutto per partecipare ad un evento di grande rilevanza ma sottoposto a rigidi controlli.

Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, ha dichiarato che sull’immigrazione si è insistito molto “per una visione ed una politica dell’integrazione”: un aspetto importante perché il problema va preso in carico da tutti. “E’ uno dei punti su cui il governo italiano ha insistito”: ha proseguito, e su cui la Santa Sede ha sempre detto che non è il problema di “un Paese, ma di tutta l’Europa” e non soltanto perché ha dimensioni più ampie. Il Governo italiano non ha mai voluto fermare i migranti ma mettere fine al traffico delle ONG via mare che ricordano tempi antichi i cui le persone venivano portate via dall’Africa per fini economici che ben poco hanno a che fare con buonismo ed interessi umanitari.

“Evidentemente – ha inoltre dichiarato il segretario di Stato vaticano – abbiamo fatto un po’ una carrellata sulle crisi che sono molte nel mondo, sottolineando anche lì le coincidenze” perché si intende lavorare per una soluzione pacifica delle varie situazioni.

Altro tema, la regolazione degli orari dei negozi, con le chiusure domenicali. “Da parte nostra – ha spiegato il cardinale – abbiamo ribadito quella che è sempre stata la posizione del Santo Padre e del cardinale presidente della Cei, Bassetti, cioè noi vogliamo che sia salvaguardato il senso della domenica ma che sia salvaguardato soprattutto a favore delle persone e delle famiglie”. Ma, ha affermato il porporato, “abbiamo sentito che ci sono anche problemi di lavoro, da parte del governo – ha aggiunto – è stata assicurata grande attenzione con delle misure che vanno in quel senso”. Parolin ha poi confermato di aver recentemente incontrato su questi temi il vicepremier e ministro di governo Luigi Di Maio.

Da ricordare che, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è stato firmato l’accordo tra l’Italia e la Santa Sede per il riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella Regione Europea

Un preambolo e 11 articoli costituiscono l’accordo, sottoscritto tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede riguardo il riconoscimento dei titoli accademici rilasciati dalle rispettive istituzioni della formazione superiore. L’accordo delinea il quadro giuridico delle relazioni tra i sistemi formativi della Santa Sede e dell’Italia alla luce della comune appartenenza alla Convenzione di Lisbona (11 aprile 1997). Questa Convenzione stabilisce tra l’altro il riconoscimento delle qualifiche che danno accesso all’insegnamento superiore negli altri Stati firmatari. A siglare l’intesa per la Santa Sede, il cardinale Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e per l’Italia, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti.

In un articolo pubblicato sull’Osservatore Romano, il cardinale Versaldi, spiegando l’accordo, parla di “un significativo avanzamento delle relazioni tra la Santa Sede e l’Italia nel settore dell’Educazione Superiore”. Ricordando il testo del Concordato nel quale “vengono determinati i titoli di Teologia e Sacra Scrittura quali titoli riconoscibili” attraverso una chiara procedura, il porporato spiega che nel 1995 “vista la mancanza di corrispondenza delle discipline di Teologia e Sacra Scrittura nell’ordinamento universitario italiano, si era deciso di procedere ad una valutazione dell’equivalenza dei titoli, riconosciuti come lauree e lauree magistrali italiane, e dunque mirata ai soli effetti giuridici di livello”. Il problema restava per tutti gli altri titoli rilasciati dalle altre Istituzioni di Educazione Superiore della Santa Sede aventi sede in Italia.

Sia l’Italia che la Santa Sede da anni hanno poi aderito alla Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione europea (Convenzione di Lisbona, 11 aprile 1997). Da qui l’avvio dell’intesa. “L’accordo – scrive il cardinale Versaldi – prevede il completo riconoscimento da parte dell’Italia di tutti i titoli rilasciati dalle Istituzioni di Educazione Superiore erette o approvate dalla Santa Sede e quelle legalmente riconosciute dall’Italia, secondo i principi della Convenzione di Lisbona, al fine di facilitare le collaborazioni accademiche e la mobilità di studenti e ricercatori”. L’intesa – sottolinea ancora il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica – rafforzerà e “valorizzerà in modo particolare la collaborazione tra le Università, Facoltà ed altre Istituzioni Pontificie Romane con le loro sorelle italiane nella città eterna, creando così a Roma un polo universitario unico nel mondo, nel quale oltre alle varie discipline delle Università comprensive e specializzate dell’Italia si possono studiare in 62 Facoltà o istituti specializzati sotto l’autorità della Santa Sede”.

Altro nodo sul quale trovare un accordo è  la questione dell’Ici: a novembre la Corte di Giustizia Ue, a seguito di un infinito ricorso di una scuola romana, ha sentenziato che il governo deve attivarsi per far pagare l’Ici per gli anni 2006-2011 agli enti commerciali su immobili adibiti a scuole e alberghi che hanno beneficiato di esenzione pur facendo pagare un corrispettivo al servizio reso. Quindi non solo la Chiesa, ma certamente gli ordini religiosi di preti e suore risulterebbero i più colpiti. Il governo si attende che a breve possa arrivare la notifica della Commissione Ue della sentenza, dopodiché potrebbe attivarsi la procedura per identificare un modo per recuperare questa somma. La cosa è giudicata molto difficile e laddove partissero le ingiunzioni ai pagamenti non riguarderebbero comunque il Vaticano, che gode di extra territorialità sui propri immobili.

Da ricordare che I primi accordi di mutuo riconoscimento tra il Regno d’Italia e la Santa Sede vennero sottoscritti l’11 febbraio 1929. Presero il nome del palazzo di San Giovanni in Laterano in cui avvenne la firma degli accordi, che furono negoziati tra Pietro Gasparri e Benito Mussolini.

Si risolse così, almeno formalmente, la “questione romana” ponendo fine a una lunga guerra di posizione tra Stato e Chiesa scoppiata già nel 1849 con la Repubblica del triumvirato. Quella “santa alleanza” era composta da tre parti: il Trattato, che istituiva l’enclave della Città del Vaticano, il Concordato, che regolava i rapporti tra l’Italia e la Santa Sede, e l’accordo finanziario che, come liquidazione degli arretrati stabiliti dalla vecchia legge delle Guarentigie (1871), garantiva alla Santa Sede 750 milioni di lire più un miliardo in titoli (tradotti in euro, qualcosa come 746 milioni ai valori del 2013).

 

 




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