Gli attentati a Parigi visti dallo scrittore Nicolai Lilin

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Ho ricevuto molte lettere dai miei lettori che chiedono cosa ne penso degli attentati di Parigi. Il primo pensiero è che la vita di ognuno di noi non sarà più quella di prima. Le immagini delle persone massacrate nel cuore dell’Europa per mano di esaltati terroristi islamici hanno cambiato il nostro modo di vivere e vedere il mondo. Gli occidentali si stanno accorgendo che la politica svolta dai loro governi ha qualcosa che non va, che in un mondo globalizzato e connesso diventa sempre più difficile credere di vivere nella pace mentre ci sono guerre mascherate come “missioni di pace” nei paesi che rappresentano i punti d’interesse economico e geopolitico dell’Occidente. Mi sono sorpreso a leggere i titoli di alcuni quotidiani francesi: “Siamo in guerra”. Ma veramente ci voleva un massacro a Parigi perché si accorgessero che il loro paese da secoli vive portando la morte, schiavitù e le speculazioni in giro per il mondo, come del resto hanno sempre fatto tutte le grandi potenze Occidentali? Davvero ci voleva la morte di innocenti per ricordare che recentemente la Francia insieme con altri paesi occidentali ha trasformato la Libia in una ferita aperta, dove i terroristi, i fondamentalisti islamici erano i loro fedeli alleati? Che i giovani simili a quelli che massacravano a colpi di armi da fuoco i civili a Parigi erano esaltati, armati e mandati a distruggere e devastare la pace in nome del profitto delle agenzie energetiche francesi, inglesi e statunitensi?
Quello che mi ha colpito di più negli attentati a Parigi è la reazione dei politici occidentali. Il lessico dei nostri rappresentanti che con ardore hanno cominciato a indignarsi e a condannare l’azione è vergognoso. Le parole di Obama, piene di ipocrisia a mio avviso, che parlava dell’attacco all’Occidente, consapevole che è il frutto dell’espansionismo militarista statunitense, dei suoi accordi con i terroristi islamici dei tempi passati e del presente, del sostegno americano ai tagliagola “moderati” in Siria. Dopo di lui Hollande, che ancora tremava dalla paura e non era in grado di concretizzare il senso di una frase. In quel momento l’avrei definito “gli occhiali con dietro l’ombra dell’uomo”, ma lui in fondo merita un minimo di comprensione, l’hanno evacuato in una situazione di battaglia urbana, forse era la prima volta nella vita che sentiva sparare da così vicino. Renzi, la vergogna dell’Italia, che ha parlato dell’attentato con un tono da jukebox, senza neanche tentare di far finta di essere coinvolto emotivamente, di avere qualche traccia di pensiero in quella testa vuota e di sentimento in quell’anima marcia. Tutti vergognosi, patetici, ipocriti a far finta di essere sorpresi dall’attentato, quando sanno da anni a che gioco stanno giocando nella scala geopolitica.
L’attentato a Parigi ha dimostrato quanto sia sbagliata la politica UE, quanto è pericolosa la sua ideologia di democrazia fondata sul potere delle bolle economiche, della finanza corrotta e delle compagnie multinazionali. Come un boomerang questa idea degli oligarchi occidentali, globalizzata ed esportata nel mondo con le bombe e le guerre, ci sta tornando indietro colpendo le classi indifese. Dal giorno degli attentati a Parigi noi viviamo in un mondo nuovo, diverso, segnato soprattutto dalla paura. Ognuno di noi è consapevole di essere una potenziale vittima dei terroristi, i nostri governi non solo non sono in grado di proteggerci, sono proprio loro la parte integrante di quel meccanismo della collisione globale che spinge le civiltà e le culture verso un vortice di odio e violenza senza dare alla storia e ai processi socio-politici il tempo, lo spazio e la dimensione necessari per l’integrazione graduale e pacifica.
I nostri governanti sono pupazzi di quei poteri che vogliono trasformare il nostro futuro in un continuo valzer in mezzo ai metal detector, dove la libertà di ognuno di noi sarà sacrificata in nome della “sicurezza pubblica”, concetto che alla luce degli ultimi avvenimenti appare alquanto astratto. Mi sembra che qualcuno stia usando il terrorismo e le guerre per spingere il mondo intero verso la costruzione delle nazioni-carcere piene di schiavi obbedienti. Vorrei ricordare ai nostri ideologi della “democrazia di distruzione di massa” che la libertà è un concetto personale e tale deve rimanere. Ognuno è libero a modo suo e ha il diritto datogli dalla nascita di esserlo lungo tutto il percorso della vita. I governanti non mi renderanno più libero e sicuro limitando i miei spostamenti per il paese, riempiendo le nostre città con le videocamere di sorveglianza, spiando le mie telefonate, email e conti correnti. Sarò io con i miei famigliari a decidere come meglio possiamo proteggerci, invece i politici e gli amministratori devono obbedire alle nostre necessità, rispettare la libertà di ogni cittadino.
Prima di concludere vorrei condividere con voi un’osservazione che avevo fatto quando ero in guerra. Per due anni combattevo i terroristi islamici in Cecenia e ho visto molte situazioni dove gli innocenti venivano massacrati dagli uomini esaltati dall’integralismo islamico. Vi posso assicurare che anche loro, terroristi, sono delle vittime. Lo dico non per sensibilizzare qualcuno nei loro confronti, ma per dare una chiara definizione al terrorista: l’uomo che smette di esistere come persona, che perde qualsiasi appartenenza umana, che uccide se stesso quando decide di seminare la morte. Anche loro, questi carnefici, sono le vittime di quella piaga ideologica che glorifica la morte e la propone come unico strumento di interazione.
L’attentato a Parigi ha permesso agli occidentali di sviluppare un nuovo punto di vista sulla geopolitica e capire meglio la direzione presa dall’Europa. Spero che questo momento drammatico porterà verso cambiamenti positivi e non passerà alla storia come una scintilla di nuove violenze.




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