Cinema – Dal regista Cedric Jimenez arriva ‘L’Uomo Dal Cuore di Ferro’

378

L’Uomo Dal Cuore di Ferro – Dal regista Cedric Jimenez (French Connection) arriva ‘L’Uomo Dal Cuore di Ferro’, una storia incentrata su una delle figure più oscure e temibili del regime Nazista e sugli uomini e le donne della Resistenza Cecoslovacca che con immenso coraggio cercarono di eliminarlo. La storia dell’inarrestabile ascesa di Reinhard Heydrich (Jason Clarke) e del suo assassinio. Freddo e implacabile, Heydrich fu uno dei massimi esponenti della dirigenza Nazista e principale artefice della “soluzione finale”. Accanto a lui sua moglie Lina, (Rosamund Pike,) che lo introdusse all’ideologia Nazista e gli fu accanto negli anni della sua ascesa. Tuttavia, un piccolo gruppo di combattenti della Resistenza Ceca in esilio, addestrati dagli Inglesi e guidati dal governo Cecoslovacco, tentò di fermare “l’inarrestabile”. Heydrich fu ferito a morte durante un’azione dei paracadutisti capitanata da Jan Kubis e Jozef Gabcik, mentre con la colonna di mezzi militari stava attraversando Praga. Reinhard Heydrich fu il più alto ufficiale di rango Nazista ad essere ucciso durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel cast Jason Clarke nel ruolo di Reinhard Heydrich, insieme a Rosamund Pike che interpreta sua moglie Lina, Jack O’Connell nelle vesti di Jan Kubiš e Jack Reynor e nel ruolo di Jozef Gabčík. Mia Wasikowska interpreta Anna, giovane militante della Resistenza che darà rifugio a Jan e si innamorerà di lui. Tratto dal romanzo HHhH di Laurent Binet, Cèdric Jimenez dirige il film scritto a quattro mani da Audrey Diwan e David Farre e prodotto da Daniel Crown e Alain Goldman. Il cast tecnico di Jimenez è composto dal direttore della fotografia Laurent Tangy (French Connection), dal costumista Olivier Beriot (Taken), dal montatore Chris Dickens (The Millionaire) e dal compositore Guillaume Roussel.

L’uomo dal cuore di ferro è l’adattamento cinematografico del romanzo di Laurent Binet HHhH, che ha vinto il premio Goncourt 2012 come opera prima ed è stato accolto con grande entusiasmo dai 25 paesi in cui è stato tradotto. Come nel romanzo, il film ripercorre i momenti precedenti l’agguato a Reinhard Heydrich, l’ideatore della soluzione finale ed unico ufficiale Nazista di alto livello, ucciso durante la Seconda Guerra Mondiale, un evento che è passato alla storia come la prima breccia al potere Nazista e che portò successivamente alla disfatta del Terzo Reich. La storia è basata sull’idea stessa di resistenza, ed è un inno al coraggio di un piccolo gruppo di giovani Cecoslovacchi che portò a termine una missione impossibile. Jan e Josef, gli eroi di questa “epica” impresa, erano ben consapevoli dei rischi che correvano e sapevano di dover sacrificare la propria vita per perseguire i propri ideali, ma avevano deciso di porre l’interesse altrui al di sopra del proprio. I momenti culminanti della storia si sviluppano intorno a personaggi estremi, buoni o cattivi che siano. Josef e Jan sono due uomini coraggiosi e patriottici che rifiutano di accettare le barbarie in atto in quegli anni bui e la loro amicizia costituisce il pilastro portante di questa storia. Combattono insieme, fianco a fianco, contro la mostruosità e l’assurdità di quella guerra. Durante la loro “missione” incontreranno due giovani donne con le quali condivideranno gli ideali e insieme a loro vivranno, per l’ultima volta, l’ardente passione dell’amore; la passione che unirà Jan ad Anna, è l’esempio della forza vitale caratterizzata dalla gioventù. Sono entrambi belli e ribelli, ma nel nome di una causa comune sono pronti a perdere tutto. Dall’altro capo di questa storia c’è l’incombente figura di Heydrich, un ex ufficiale militare che si unisce al partito Nazista diventando il più terribile di loro: la struttura narrativa del film separa questi due diversi percorsi, permettendoci di seguire anche la sua ascesa al potere. Accanto a lui c’è sua moglie Lina, appartenente ad una famiglia aristocratica ma che non godendo più di quel titolo nobiliare, è in cerca di riscatto. Mentre la formidabile ombra di Heydrich cresce e prende forma, la pressione del pericolo si fa sempre più forte tra le maglie della Resistenza, andando a rafforzare anche il sentimento di urgenza e improrogabilità della missione stessa; qualcuno deve sacrificare la propria vita per fermare il “Macellaio di Praga”. La struttura unica della sceneggiatura permette di penetrare perfettamente nelle traiettorie di vita dei tre personaggi principali, offrendo una visione caleidoscopica di questo allucinante e tragico momento storico. La messa in scena è organica, e vicina ai personaggi che fungono da “motori” emotivi e danno vita al racconto. “La mia ambizione, era quella di coinvolgere completamente lo spettatore immergendolo nella scena, in modo da trasmettere l’importanza, l’urgenza e la determinazione che i veri protagonisti dovevano provare per compiere quell’estremo atto di coraggio. Il film è stato girato su pellicola 35 mm, per dare ancora più forza all’immagine, e per meglio caratterizzare l’epoca in cui è ambientata il racconto. L’uomo Dal Cuore Di Ferro è un film totalmente Europeo, gli attori sono Inglesi, Irlandesi, Francesi e Ungheresi, così come i produttori e il cast tecnico. Ognuno ha contribuito apportando una competenza specifica e diversa e questo mix ha permesso di creare un film così particolare” dichiara Cédric Jimenez.

Poco dopo aver terminato le riprese del suo precedente film (French Connection), Cèdric Jimenez iniziò la lettura del libro di Laurent Binet “HHhH” e se ne innamorò subito. Il libro uscì in Francia nel 2010 e vinse il premio Goncourt come romanzo di debutto, prestigioso premio assegnato agli autori esordienti. Il suo titolo è l’acronimo di “Himmler’s Hirn heißt Heydrich,” che tradotto significa “Il cervello di Himmler si chiama Heydrich” e si riferisce ad una battuta che circolava in Germania a quei tempi. Era infatti convinzione comune tra gli adepti del Terzo Reich, che l’eminenza grigia dietro Hienrich Hammler, Reichfhurer delle SS, fosse in realtà Heydrich capo dell’Ufficio Centrale per la sicurezza del Reich e ideatore della “Soluzione Finale”, ossia il piano di liberare l’Europa dagli Ebrei. Jimenez lesse quel libro per pura curiosità, senza pensare che presto lo avrebbe trasformato in un lungometraggio. Il libro fu un bestseller, che raggiunse il definitivo successo con l’assegnazione da parte del New York Times del premio come libro di maggior rilevanza dell’anno. Fu una coincidenza che Alain Goldman comprò i diritti per la produzione del bestseller e, in occasione della premiere di French Connection a Toronto, propose a Jimenez di leggere la bozza di sceneggiatura scritta da David Farr (noto per il suo lavoro Hanna e il Manager della notte). Jimenez accettò e subito dopo averla letta, chiese a Goldman di poterla rielaborare con Audrei Diwan, che aveva già collaborato con lui alla stesura di French Connection. Jimenez: “Quello che ho amato di questa storia è stato il significato storico dell’ascesa di un grande ufficiale Nazista di alto livello, e cosa abbia significato tutto questo nei successivi tragici accadimenti. Quello che spesso mi domando è come sia potuto accadere. Come è potuto accadere qualcosa di così folle? Come può la gente sbagliare così tanto in termini di ideologia politica o indottrinamento? Pensiamo alla Seconda Guerra Mondiale come a un incubo, ma è stato un vero incubo. E tutti vorremmo dare delle risposte a queste domande, ma nessuno può farlo”. Il potere del libro risiede nella divisione della storia tra l’ascesa di Heydrich e in contrapposizione, sullo sfondo, il gruppo di combattenti della Resistenza ceca che ha portato alla sua fine. “Al centro di questa storia c’è il tema del sacrificio che questi ragazzi hanno dovuto affrontare” aggiunge Jimenez. “Penso che sia un sacrificio impressionante, perché è così difficile attuarlo consapevolmente. Non tutti, anzi pochissimi sono in grado di dire a se stessi: ‘Ok, penso che la mia vita sia meno importante di quella degli altri”. Jimenez continua: “Questi due aspetti della storia sono molto importanti per me, perché mostrano da una parte l’evoluzione del male e, dall’altra parte, troviamo in contrapposizione l’altruismo e la bontà; in entrambi i casi si tratta di cambiare il mondo. I Nazisti volevano cambiare il mondo a loro immagine, mentre la Resistenza voleva ripristinare il mondo e ristabilire l’ordine preesistente delle cose”. La vita di Reinhard Heydrich è stata raccontata in precedenza, come molte storie sulla Seconda Guerra mondiale, ma il suo nome è sconosciuto alla maggior parte delle persone. Jimenez crede che sia perché è stato ucciso nel 1942, mentre Hitler, Himmler e Goebbels sono sopravvissuti fino alla fine della Guerra. Tuttavia, l’assassinio di Heydrich è stato un punto focale, una svolta che ha segnato l’inizio della destabilizzazione del regime Nazista. Il soprannome che Hitler aveva coniato per Heydrich era “l’uomo con il cuore di ferro”; ed era una definizione affettuosa nella mente contorta di Hitler. Conosciuto anche come “il macellaio di Praga”, Heydrich, fu responsabile di alcune delle atrocità più ripugnanti commesse dalla Germania nazista, e fu determinante nell’organizzazione della Kristallnacht, una serie di attacchi coordinati contro gli ebrei tedeschi che preannunciarono l’Olocausto. Era direttamente responsabile dell’Einsatzgruppen, una task force speciale che viaggiava sulla scia degli eserciti tedeschi e che uccise più di 2 milioni di persone. La risposta nazista all’assassinio di Heydrich fu brutale: le città di Lidice e Ležáky furono prese di mira sulla base di deboli prove del fatto che ospitavano figure chiave della resistenza. Entrambe le città furono rase al suolo, i loro abitanti uccisi o deportati nei campi di concentramento. “Era l’epitome del nazismo” nota Jason Clarke, l’attore incaricato di interpretare Heydrich, “Era l’epitome di ciò che Hitler e i suoi “fratelli” stavano cercando di realizzare, lui fu l’artefice dei peggiori orrori del Nazismo”. Heydrich si unì al partito nazista solo dopo essere stato licenziato dall’esercito tedesco, poco prima che i nazisti prendessero il potere, era un soldato e così la sua espulsione dall’esercito fu, afferma Jimenez, l’atto chiave nella creazione di un mostro. “Fu allontanato da qualcosa che faceva parte di lui, e trovò nel movimento Nazista uno sbocco alla sua rabbia. Non doveva essere quello che è diventato. Forse, se fosse rimasto nell’esercito, se non fosse stato licenziato, questo ragazzo non sarebbe mai diventato quello che è diventato. “Immaginate quante persone non sarebbero mai state uccise se non fosse stato per lui. Un piccolo evento nella vita di una persona può cambiare il mondo” dice Jimenez. Jimenez ha visto in Jason Clarke l’unico attore con la forza e la presenza scenica ad essere in grado di incarnare Heydrich. “Ogni volta che appare sullo schermo ha questa personalità molto forte e carismatica” osserva il regista, “Può essere spaventoso, ma anche affascinante. È molto intenso. Tutto questo era fondamentale per poter rappresentare appieno la personalità di Heydrich”. Jimenez continua: “Penso sia davvero importante provare a cogliere l’intelligenza e il “genio” di un uomo tanto cattivo. Non voglio perdonare o dimenticare le atrocità commesse da Heydrich, non cerco di umanizzare quell’uomo, ma ho voluto approfondire quello che sappiamo di questo personaggio per cercare di comprenderne la complessa personalità”. Per interpretare questo ruolo era importante per Clarke conoscere gli interessi di Heydrich al di là del Nazismo, e come il suo controllo e il suo equilibrio lo aiutarono ad esercitare il potere. “Era un amante della musica classica” nota l’attore, “Suo padre era un compositore e lui è stato un ottimo violinista. Era un buon tiratore, ed era in una posizione privilegiata nel movimento nazista. Riusciva ad incutere terrore nelle persone, sia che fossero tedesche, sia che fossero ufficiali dell’esercito, sia che fossero comuni cittadini”. Fu un incontro con Clarke a Los Angeles che convinse Jimenez ad assegnargli la parte. Clarke iniziò subito a lavorare sul materiale e aggiunse “Non ho la minima intenzione di ‘salvarlo’, voglio scavare in ogni singola debolezza del personaggio per renderlo il più complesso possibile. Non voglio che venga dimenticato che questo era un uomo. Non era un cattivo della Marvel: è esistito, aveva genitori e fratelli e un vero cuore umano che batteva nel petto… potresti passare davanti allo stesso tizio per strada domani e non lo sapresti nemmeno.” “Devi avere una visione tridimensionale del personaggio per cominciare” dice Clarke “e devi accettare la sfida, prima di interpretare un personaggio che non è altro che un mostro sulla carta. Reinhard Heydrich era un uomo serio che ha commesso alcuni degli atti più atroci nella storia dell’umanità. Quindi deve esserci un motivo per cui lo ha fatto, e io voglio scavare a fondo nella sua personalità per provare a comprenderlo.” Clarke si è immerso nella ricerca. “Jason è un gran lavoratore” nota Jimenez. “Quando arriva sul set, è lui il personaggio. Sa tutto di lui, vuole essere estremamente accurato e non prende mai la strada più facile. Ha permeato totalmente la personalità del personaggio, la combinazione delle sue contraddizioni e dei suoi talenti, era più di quanto mi aspettassi”.

Continua dicendo: “La cosa che mi ha entusiasmato è che ha voluto studiare i meccanismi con cui quest’uomo è diventato quello che era, le ragioni per cui fece ciò che ha fatto, facendosi così un’idea più chiara dell’ambiente che gli permise di compiere quelle atrocità”. Clarke afferma che la ricerca e l’approfondimento di un personaggio è tra gli aspetti più interessanti del processo: “Adoro la ricerca. Mi piace leggere tutto sul personaggio che devo interpretare. Arriva un punto in cui bisogna lasciarsi andare, quando ero sul set cercavo di stabilire con gli altri un perenne atteggiamento di distanza e di costante sottesa aggressività. Non ero molto amichevole, non che fossi totalmente ostile, ma non potevo essere il mio personaggio solo mentre giravo, c’è una linea sottile quando sei sul set che consiste nell’entrare in quella modalità e cercare di tenerla dentro di te il più possibile (nonostante fossi ben consapevole di andare in giro in uniforme nazista) e lasciarla andare soltanto una volta finito il lavoro”. Jimenez è d’accordo: “Non puoi essere in questo tipo di situazione, vestito con l’uniforme, senza esserne influenzato emotivamente, quando si è sul set ci si mette in gioco. Ovviamente questo ha davvero colpito Jason, perché è coraggioso calarsi nei panni di un personaggio come quello, perché si accetta di essere qualcuno che si odia e soprattutto si è consapevoli di essere il personaggio che tutti odieranno.” La chiave nel racconto della storia di Heydrich è l’influenza che sua moglie, Lina, ha avuto su suo marito. “Egli non fu un grande anti-semita” afferma Jimenez, “Credeva fermamente che la Germania dovesse essere di nuovo un grande paese, ma sua moglie gli aprì la strada per diventare il mostro che tutti conosciamo, poiché quest’ultima credeva fermamente nel partito Nazista e fece studi politici approfonditi”. Rosamund Pike ha recitato nel ruolo di Lina. “Rosamund è una donna impressionante e un’attrice straordinaria” dice Jimenez, “La prima volta che ci siamo incontrati, l’unica domanda che aveva per me era: ‘Vuoi davvero fare questo film? Perché? ’ È stato bello perché di solito sono io quello che fa domande, voleva capire a tutti i costi perché fosse così importante per me dirigere questo film”. Pike dice: “Faccio questa domanda perché a volte, sorprendentemente, la gente non sa darmi una risposta concreta. L’ho interrogato molto duramente sul perché volesse fare questo film come suo primo film in lingua inglese. È davvero questa la persona che ti affascina e che vuoi utilizzare come epicentro nella tua storia? Mi rispose con tono assolutamente convinto, dicendo che era una storia che doveva raccontare, e questo era tutto quello che volevo sentirmi dire.” L’interesse di Pike per il film nasce dalla forza del personaggio di Lina. “La gente ha sentito parlare del progetto e mi ha chiesto: ‘Sapeva cosa stesse facendo il marito? Era solo la donna di casa e probabilmente non capiva davvero quello che stava succedendo quando Heydrich entrò a far parte del partito nazista’. Per me la cosa interessante è che invece lei è l’ideatrice di tutto. Reinhard Heydrich non sarebbe mai diventato chi è diventato, senza Lina Von Osten, la sua personalità e la sua attrazione per il potere. Lina avrebbe voluto essere una persona di potere, ma essendo una donna in quel momento storico non le sarebbe stato possibile. In un certo senso ha dovuto vivere indirettamente attraverso il suo uomo. Credo che pensasse al marito come a un burattino da manipolare, un burattino di grande intelligenza.” “Reinhard era il tipo d’uomo capace di riuscire in qualsiasi impresa con molta semplicità” osserva Clarke, “e penso che Lina riconobbe questa sua grande dote immediatamente”. Aveva disciplina. E leggendo Mein Kampf, si rese conto che Hitler racconta del tipo di uomo che idealmente le sarebbe servito per realizzare la sua sete di potere: quest’uomo era Reinhard. Così Lina vide un’opportunità nel partito Nazista e lo spinse ad entrare e a farne parte. Ciò che la donna non aveva previsto però, è che una volta all’interno, Reinhard divenne una figura di spicco in brevissimo tempo.” Jimenez afferma che Pike e Clarke condividono un approccio molto simile rispetto al lavoro, la minuziosità nei dettagli è ciò che fa realmente la differenza. In questo caso la dote riflette anche la personalità dei personaggi che dovranno impersonare. “All’inizio del film la figura di Lina è più forte di quella di Reinhard” afferma il regista. “Il dramma inizierà a consumarsi nel momento in cui la figura di Reinhard diverrà la più forte all’interno della coppia, lei ha voluto creare un mostro, ma quando crei un mostro, puoi pure aspettarti che provi a sbranare anche te”. Jimenez conclude dicendo: “Lina rappresenta l’errore di chi vedeva nel Nazismo una soluzione”.

 

 




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *