Esteri – La strana democrazia turca

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Ancora repressioni antidemocratiche in Turchia. Infatti la polizia ha fatto irruzione nella sede del giornale “Zaman”, in seguito alla decisione di un tribunale di commissariare il gruppo editoriale che controlla il quotidiano d’opposizione più diffuso del Paese. L’accusa è di propaganda terroristica.

Cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che si erano radunati all’esterno della struttura, dopo la decisione del tribunale. In questo modo, la polizia è entrata nella sede del gruppo editoriale Feza, a Istanbul, con l’obiettivo di scortare i nuovi manager nominati dai giudici e allontanare i dipendenti del quotidiano.

Il provvedimento si basa sull’accusa di “propaganda terroristica” a favore del presunto “Stato parallelo” creato dal magnate Fethullah Gulen, ex alleato del presidente turco Erdogan poi diventato suo nemico giurato.

Una mossa che ha scatenato le proteste dei partiti di opposizione e della stampa indipendente turca, già sotto pressione in questi mesi. E sono arrivate condanne anche dall’estero, con il Consiglio d’Europa che parla di grave interferenza nella libertà dei media, che non dovrebbe avere luogo in una società democratica. Eppure, in Turchia non è la prima volta che succede una cosa del genere. Alla vigilia delle elezioni anticipate di novembre, sempre per i legami con Gulen, è toccato ad altri due giornali e due emittenti televisive del gruppo Ipek. Sotto l’amministrazione controllata hanno assunto una linea editoriale filogovernativa.
Erdogan negli ultimi cinque anni ha manifestato una politica fortemente accentratrice e non solo politicamente, ma anche fortemente intollerante nei confronti delle voci del dissenso. Diciamo che è un ulteriore passo indietro rispetto ai principi laicisti di Ataturk, che in un certo modo avevano cercato di modificare il vecchio assetto islamico per portarlo verso una sponda più occidentale.
Si tratta di un nuovo episodio di intolleranza nei confronti di quella che è una voce “contro”. Questo è un passo indietro che ha conseguenze anche circa la possibilità di un’entrata della Turchia in Europa, come è stata ventilata più volte. I parametri democratici non vengono ormai rispettati da anni, lo si è visto nelle manifestazioni di piazza dell’anno scorso e nella repressione da parte della polizia. E’ un regime che si sta avviando verso una fisionomia sempre più autoritaria.
Secondo gli ultimi dati diffusi, Zaman è il quotidiano più diffuso nel Paese, con circa 650mila copie quotidiane, la maggior parte distribuite in abbonamento tra i seguaci del movimento di Gulen.

Un provvedimento analogo era stato deciso alla vigilia delle elezioni anticipate del primo novembre e sempre per i legami con Gulen nei confronti del gruppo editoriale Ipek, che controllava i canali tv Bugun Tv e Kanalturk e i quotidiani Bugun e Millet, chiusi definitivamente nei giorni scorsi.

In quell’occasione la polizia era entrata con la forza nelle redazioni coinvolte. Sotto l’amministrazione controllata i media del gruppo Ipek avevano rovesciato la propria linea editoriale, passando dall’opposizione a una filo-governativa.




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