Russia – Vladimir Putin ai giornalisti: la guerra nucleare è sempre una minaccia

488

Putin – Il Natale si avvicina ma il clima internazionale non è certo dei migliori. Da tempo Unione Europea ed Usa continuano a sanzionare la Russia ed il presidente Vladimir Putin sembra non gradire.

Durante una Conferenza stampa a Mosca con 1.700 giornalisti accreditati lo “zar di Russia” è stato molto chiaro: “Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare”. Lo ha detto Vladimir Putin, sottolineando come lo “sfacelo” del sistema di deterrenza internazionale, acuito dalla decisione degli Usa di uscire dal trattato Inf, “aumenta l’incertezza”. “Le armi della Russia – ha aggiunto – servono a mantenere la parità strategica e se arriveranno i missili in Europa poi l’Occidente non squittisca se noi reagiremo. Ma io confido che l’umanità avrà abbastanza buon senso per evitare il peggio”. Durante una conferenza stampa a Mosca con circa 1.700 giornalisti accreditati, Putin ha anche auspicato “un balzo in avanti tecnologico per entrare in questo secolo” che consenta alla Russia di entrare “nel gruppo dei migliori Paesi del mondo”. Una crescita anche economica che sta già dando segni di risveglio: “Nei primi 10 mesi del 2018 il Pil russo ha segnato il +1,7%” ha detto il presidente aprendo la conferenza stampa di fine anno .

La Russia accoglie positivamente la decisione americana di ritirare le proprie truppe dalla Siria, ma non nota ancora segnali in tal senso:ha dichiarato il presidente russo affermando che in Afghanistan le truppe americane sono presenti da 17 anni nonostante i continui annunci di un ritiro. La ministra francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, ha annunciato, da parte sua, che la Francia resta militarmente impegnata in Siria, perchè “la lotta contro il terrorismo non è finita”. In proposito, ha evocato “l’attacco terroristico a Strasburgo” che ha causato cinque morti e undici feriti.

Contro il ritiro si sono espresse ufficialmente anche le forze curdo-siriane che in quell’area operano da anni nel quadro della Coalizione anti-Isis a guida Usa, che giudicano l’iniziativa “prematura e pericolosa”.
Ma andiamo a rivisitare i dati salienti della conferenza stampa.

Sono le 10.43 quando giunge la fatidica domanda…. Presidente, ha paura di una nuova guerra nucleare e di un attacco degli USA?

“Se succede questo porterà alla distruzione dell’umanità e del pianeta. Questa tendenza alla sottovalutazione del problema sta crescendo. Dopo l’uscita degli USA dall’accordo sulla non costruzione di nuovi sistemi antimissile. Dopo di questo noi siamo stati obbligati a creare un nuovo sistema di difesa antimissile, e poi ci hanno detto che la Russia ha avuto un vantaggio.
Ora gli USA escono dal trattato INF. Che poi non dicano che cerchiamo dei vantaggi. Noi non cerchiamo dei vantaggi, ma conserviamo la parità”.

Presidente, che cosa pensa della provocazione nello stretto di Kerch?

“Per prima cosa dice “provocazione”, quindi vuol dire che di questo si è trattato. Le provocazioni sono sempre una cosa cattiva. Attualmente in Ucraina è in corso la campagna elettorale ed è chiaro che l’incidente nello stretto di Kerch è stato fatto per aumentare il rating di uno dei candidati, ma chiaramente a scapito degli interessi del proprio popolo e del proprio paese. Lo scopo è stato raggiunto mi sembra, perchè dal quinto posto si è spostato al 2° e al 3°.”
Sulla presenza USA in Giappone il presidente ha aggiunto: “In Giappone c’è già una base americana a Okinawa. Io so che il governatore di questa prefettura e la gente sono contro un ampliamento della base. Noi siamo preoccupati dai piani di dislocazione di elementi di un sistema antimissile nucleare in Giappone da parte degli USA: ribadisco che per noi non sono armi di difesa, ma parte del potenziale nucleare strategico americano dislocato in una zona periferica.”

Sulla firma dell’accordo di pace con il Giappone: “Il processo è difficile, ma siamo pronti insieme ai colleghi giapponesi ad arrivare ad un compromesso”.

Dopo i casi Skripal e Khashoggi e l’arresto della direttrice di Huawei in America, non c’è il rischio di vedere qualcosa di simile anche in Russia?
Sull’arresto di Meng Whanzhou: “Non voglio commentare quello che succede tra America e Cina, o dire chi è stato arrestato in cambio di cosa. Non serve usare la legge del taglione: in Russia viene fermato chi non rispetta le leggi, indipendentemente dalla nazionalità, noi non arresteremo nessuno senza motivo.”

Sul caso Skripal: “Skripal è vivo, ma nei confronti della Russia sono state applicate altre sanzioni. Khashoggi è stato ucciso e dopo pieno silenzio. Se non ci fosse stato il caso Skripal avrebbero inventato qualcos’altro. Lo scopo di queste manovre mi è chiaro: ostacolare la Russia come concorrente sulla scena mondiale.”

La Russia non teme nuove sanzioni?

“No. E’ sempre la stessa cosa. In tutta la sua storia la Russia è sempre stata oggetto di restrizioni. Questo accade per un solo motivo: la crescita della potenza della Russia.
Nessuno vuole fare i conti con un giocatore importante, ma gli tocca. In Russia vivono 160 milioni di persone, noi difendiamo i loro interessi.
A causa delle sanzioni i paesi occidentali hanno perso il mercato russo e questo ha portato ad una perdita di posti di lavoro: in Spagna la disoccupazione è al 15%, in Russia al 4%.
Ci sono degli aspetti positivi e degli aspetti negativi nelle sanzioni: noi abbiamo dovuto chiudere il mercato delle importazioni nell’ agroalimentare, ma in questo settore i nostri produttori hanno una crescita che diversamente sarebbe stata impossibile”. Presidente, crede che sia possibile un ritorno del socialismo in Russia?
“No, non credo che sia possibile. Se invece parliamo di socializzazione in termini di ridistribuzione equa delle risorse, di una politica nazionale improntata alla riduzione della povertà, di sostegno ad istruzione e sanità: questa è la direzione del nostro corso politico attuale”.

Presidente, come giudica le relazioni tra Cina e Russia?
“Nel 2018 Russia e Cina hanno raggiunto un interscambio pari a 100 miliardi di dollari: è un indicatore importante ed un grande risultato. Le relazioni sino russe sono uno strumento di distensione nel quadro globale”.

Il presidente Trump ha annunciato il ritiro dei militari USA dalla Siria, che cosa ne pensa?

“Non capiscono che cosa significa. In Afghanistan i soldati USA ci sono da 18 anni ed ogni anno annunciano il ritiro, ma rimangono sempre li. Per il momento non abbiamo visto nessuna traccia del loro ritiro. Al momento la priorità è la regolarizzazione politica della situazione in Siria. Se gli USA hanno preso la decisione di ritirarsi dalla Siria, si tratta di una decisione giusta. La presenza di militari statunitensi in Siria è irregolare, perchè non c’è stato nessun mandato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e nessuna richiesta del governo legittimamente eletto”.

Che cosa ne pensa delle sanzioni contro la Crimea?

“Se gli abitanti della Crimea hanno votato vuol dire che non è un’annessione. Eppure contro tutti gli abitanti della Crimea hanno approvato delle sanzioni: nei pagamenti, nell’emissione dei visti, nella libertà di spostamento. Se è un annessione, qual’è il motivo di queste sanzioni? Se invece si tratta del risultato di un voto, allora riconoscetelo”.
Di recente durante delle trattative ad un mio collega internazionale hanno chiesto – “Com’è da voi la situazione sui diritti della persona?” – e lui ha risposto così: “sui diritti di quale persona?”

Putin sui Gilet Gialli….
“Bisogna dare a tutti i cittadini la possibilità di esprimere il proprio dissenso, anche in pubblico, ma tutte queste manifestazioni devono venire svolte nel rispetto della legge. Per quanto riguarda la protesta in Francia, è vero che sono legate alla crescita dei prezzi, ma hanno generato una reazione a catena di malcontento nei confronti del governo, soprattutto tra la popolazione autoctona francese: secondo gli ultimi dati la protesta è appoggiata dal 70% dei francesi”, ha detto il presidente russo rispondendo alla domanda di un giornalista economico russo.

Putin sulla Brexit e le relazioni tra Gran Bretagna e Russia.
“Le relazioni tra Russia e Gran Bretagna si trovano in un vicolo chiuso ed è nell’interesse di entrambi i paesi uscire da questo vicolo. La Brexit avrà delle ripercussioni su tutta l’economia europea e mondiale e quindi anche su di noi indirettamente, ma al momento le principali aziende britanniche rimangono sul nostro mercato ed in maniera molto attiva, come nel caso di BP che resta uno dei partner di Rosneft”.

Quindi un po’ di sano nazionalismo del presidente Putin.
“Bisogna dare a tutti i cittadini la possibilità di esprimere il proprio dissenso, anche in pubblico, ma tutte queste manifestazioni devono venire svolte nel rispetto della legge. Per quanto riguarda la protesta in Francia, è vero che sono legate alla crescita dei prezzi, ma hanno generato una reazione a catena di malcontento nei confronti del governo, soprattutto tra la popolazione autoctona francese: secondo gli ultimi dati la protesta è appoggiata dal 70% dei francesi”, ha detto il presidente russo rispondendo alla domanda di un giornalista economico russo.

Dal Wall Street Journal ecco la domanda provocatoria: presidente, lei vuole comandare il mondo, è vero?
“Noi sappiamo dove si trova chi vuole fare questo. E non si trova a Mosca.”
“Gli USA e i paesi NATO spendono in difesa più di 700 miliardi di dollari all’anno. Poi voi pensate che siamo noi a voler comandare il mondo?”

La Russia sta per dichiarare il mar d’Azov suo?
“L’accordo vigente sulla navigazione nel mar d’Azov stabilisce che le acque territoriali degli stati – Russia e Ucraina – terminano a 5 km dalla costa. Quando dalle autorità ucraine sono stati fermati i pescatori russi, loro non si trovavano entro questa distanza. Eppure sono stati arrestati e il vostro canale non ne ha parlato, come se fosse questa la prassi. A settembre delle navi ucraine hanno attraversato lo stretto senza problemi”.
La conclusione dell’incontro è con una battuta rivolta a quei giornalisti che causano disagio a chi vuole ascoltare facendo rumore (ospiti indisciplinati). Putin gli chiede di calmarsi così: “Colleghi, vediamo di non trasformare questa conferenza stampa in una manifestazione di piazza. Che non è stata autorizzata”.

Curiosità: l’incontro tra giornalisti e Putin è durato 3 ore e 52 minuti. La prima conferenza stampa di fine anno è stata tenuta da Vladimir Putin nel 2001, durante il suo primo mandato presidenziale. La più lunga è stata quella del 2008, quando in 4 ore e 40 minuti il presidente russo aveva risposto a 106 domande.

epa07241564 Russian President Vladimir Putin answers a question during his annual live-broadcast news conference with Russian federal, regional, and foreign media at the World Trade Center in Moscow, Russia, 20 December 2018. A total of 1,702 journalists, a record-breaking number in comparison with previous years, were accredited for the the 14th Putin’s annual press conference. EPA/YURI KOCHETKOV




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *