14 Marzo – La Bandiera d’Italia è il Tricolore della Repubblica Italiana

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La Bandiera d’Italia è il Tricolore della Repubblica Italiana: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni, così definita dall’articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Questa bandiera, la stessa in vigore nel Regno di Sardegna dal 1848 al 1861, divenne la bandiera del Regno d’Italia a partire dal 14 marzo 1861, anche se la legge che ne definì la forma ufficiale sia arrivata solo nel 1923. Con essa si sancì che la Bandiera Nazionale era quella con lo stemma della Casa Savoia, mentre la Bandiera di Stato aveva lo stemma sormontato dalla Corona. Quest’ultima si utilizzava per residenze dei sovrani, sedi parlamentari, pubblici uffici e rappresentanze diplomatiche. La bandiera compariva anche nello Stemma del Regno d’Italia.

 

Per comprenderne le motivazioni profonde della genesi della nostra bandiera, non sempre facili da ritrovare, bisogna tracciarne una breve storia.

 

Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia e la sua bandiera continuò ad essere, per consuetudine, quella della prima guerra d’indipendenza. Ma la mancanza di una apposita legge al riguardo – emanata soltanto per gli stendardi militari – portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall’originaria, spesso addirittura arbitrarie.

 

Soltanto nel 1925 si definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato. Quest’ultima (da usarsi nelle residenze dei sovrani, nelle sedi parlamentari, negli uffici e nelle rappresentanze diplomatiche) avrebbe aggiunto allo stemma la corona reale.

 

Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. E perfino dall’arido linguaggio del verbale possiamo cogliere tutta l’emozione di quel momento. PRESIDENTE [Ruini] – Pongo ai voti la nuova formula proposta dalla Commissione: “La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni”.

 

Come la somiglianza lascia intendere, il tricolore italiano deriva o almeno è fortemente influenzato da quello francese, il quale nasce durante la Rivoluzione Francese dall’unione del bianco – colore della monarchia – con il rosso e il blù – colori di Parigi.

 

La campagna italica di Napoleone Bonaparte esporta il tricolore nella penisola, dove al blu si sostituisce il verde, colore delle uniformi della Guardia Civica milanese, e quindi simbolo di tutti coloro che hanno combattuto per l’Italia.

 

Per la Massoneria, così basilare nella nascita del nostro Stato, inoltre il verde era il colore della natura, emblema quindi tanto dei diritti dell’uomo quanto del florido paesaggio italiano.

 

Questa bandiera, che per la prima volta in Italia non era più un’insegna dinastica, ma l’emblema di una nazione, divenne il simbolo della rivolta che animava e univa tutta l’Italia: il Risorgimento.

 

Con l’Unità ai tre colori si aggiunse l’azzurro, colore distintivo della famiglia Savoia, inserito nella bandiera del Regno d’Italia sul contorno dello stemma per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo; da allora è uno dei colori di riferimento e riconoscimento dell’Italia, ad esempio per le maglie sportive nazionali.

 

La Repubblica Italiana cancellò ovviamente il colore dovuto ai Savoia e ufficializzò la bandiera nell’articolo 12 della Costituzione, disponendo il verde, il bianco e il rosso a tre bande verticali di eguali dimensioni, per ribadire ancora una volta gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità.

 

Queste le origini “recenti”, per le più antiche si fanno in genere quattro ipotesi:

 

-una addirittura medioevale, poco fondata, che voleva il tricolore già usato da truppe italiane.

 

-ipotesi bolognese: quando nel 1794 due studenti bolognesi, Luigi Zamboni e Giovanni Battista De Rolandis, si posero a capo di un tentativo insurrezionale per liberare Bologna dal dominio pontificio.

 

Dopo aver fallito nel sollevare la città i rivoluzionari tentarono di rifugiarsi nel Granducato di Toscana, ma la polizia locale li consegnò alle autorità pontificie che istituirono un processo che coinvolse tutti i partecipanti al tentativo insurrezionale. La pena capitale fu erogata al solo De Rolandis mentre gli altri ebbero pene minori, lo Zamboni (dopo due falliti tentativi di evasione) si era suicidato in carcere.

 

Un particolare che ci interessa, rese famoso questo tentativo di insurrezione: l’opinione che cominciò a circolare negli anni successivi che in esso avesse avuto origine la bandiera nazionale italiana.

 

-ipotesi di origine massonica: che ha più di un fondamento, e che propone che la bandiera italiana abbia avuto origine massonica e precisamente dal Rito egiziano creato da Cagliostro. In un libretto anonimo (Il Cagliostrismo svelato) pubblicato a Venezia nel 1791, si afferma che  nel rito di iniziazione, la benda posta sugli occhi dell’adepto, sia appunto di tre colori, verde, bianco e rosso, anche se la tradizionale benda di iniziazione massonica, risulta essere nera.

 

-ipotesi francese: nonostante le varie ipotesi sull’origine del Tricolore italiano e sul significato dei suoi colori nei fatti non si hanno prove certe della sua esistenza prima dell’ingresso dei francesi in Milano, avvenuto il 14 maggio 1796. È da notare che in Francia, grazie alla Rivoluzione, la bandiera era già passata dall’avere un significato “dinastico” o “militare” ad averne uno “nazionale”, e questo concetto, in Italia ancora sconosciuto, fu dai francesi trasmesso agli italiani.

 

La prima citazione di un tricolore italiano è comunque presente in una circolare del 27 vendemmiatore dell’anno V (18 ottobre 1796) diretta ai governi provvisori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio; alle quattro città, federatesi due giorni prima per la difesa comune, nelle varie norme di formazione della legione militare, si citava la bandiera a tre colori nazionali italiani anche se questi colori non sono esplicitamente riportati. I colori nazionali, mai riportati, probabilmente erano quelli già usati dai transpadani. Dalla Guardia milanese i colori passarono, come abbiamo visto sopra, per ordine di Napoleone, alle truppe della Repubblica Cispadana.

 

Dal 16 al 18 ottobre 1796, a Modena si tenne, infatti, un congresso a cui parteciparono i delegati di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio nell’Emilia, che decretò la nascita della Repubblica Cispadana, con l’avvocato Antonio Aldini presidente. Il congresso deliberò anche la costituzione di una Legione Cispadana per appoggiare la Francia nella guerra contro l’Austria, con l’adozione del rosso, del bianco e del verde nel suo vessillo militare probabilmente ispirati dall’analoga decisione della Legione Lombarda:

 

« […] Si decreta la costituzione della Confederazione Cispadana, e la formazione della Legione Italiana, le cui coorti debbono avere come bandiera il vessillo bianco, rosso e verde adorna degli emblemi della libertà. […] »

 

« […] ART.VIII Ogni Coorte avrà la sua bandiera a tre colori Nazionali Italiani, distinte per numero, e adorne degli emblemi della Libertà. I numeri delle Coorti saranno estratti a sorte fra quelle formate delle quattro Provincie. […] »

 

Come già accennato, si trattò ancora di vessilli militari e non ancora di una bandiera nazionale[20]. Presso il palazzo comunale del Fariolo, allora sede del Comune di Felina, il 22 ottobre 1796, si tenne una seduta del consiglio comunale in cui si trattava l’unione dei paesi di Felina e Braglia alla Repubblica Reggiana. L’ordine del giorno venne discusso alla presenza dell’avvocato Antonio Francesco Rondoni, rappresentante plenipotenziario reggiano; il settimo punto era così formulato:

 

« […] Potrà il Popolo suddetto distruggere la bandiera dell’ex feudatario e farne una tricolorata colle parole: Libertà, Egualianza. […] »

 

I verbali della seduta si trovano presso gli archivi comunali di Reggio nell’Emilia, fra i fascicoli che riguardano la richiesta dei diversi comuni per riunirsi alla città. Che la deliberazione sia stata approvata proprio il 22 ottobre, il professor Giuseppe Giovanelli lo desume dal fatto che tra i punti discussi e riportati mancano il quinto e il sesto, dimostrando che vennero trascritti solo gli argomenti approvati[21][22].

 

Il 19 ottobre 1796 venne offerto un pranzo in onore a Napoleone Bonaparte. Nei documenti che testimoniano quest’avvenimento si legge:

 

« […] I Quattordici, con i cingoli a tre colori, si recavano festanti ad incontrare il generale. […] »

 

Più avanti, nello stesso documento, si dice che alle domande di Bonaparte riguardanti il motivo della carcerazione dell’avvocato Giuseppe Cuoghi, giudice di Novellara e consigliere al Ministero degli Affari Esteri degli Stati estensi, fu risposto che:

 

« […] fece atterrare l’albero della libertà a Bagnolo, secondo paese degli ex conti Gonzaghi, dipinto a tre colori, coccarda italiana nazionale rosso, verde, bianca. […] »

 

L’11 ottobre 1796 Napoleone comunicava al Direttorio la nascita della Legione Lombarda, un’unità militare della Repubblica Cisalpina costituita l’8 dello stesso mese, dove «les couleurs nationales qu’ils ont adopté sont le vert, le blanc et le rouge» (ovvero «i colori nazionali adottati sono il verde, il bianco e il rosso»). Questa fu la prima approvazione ufficiale del Tricolore da parte delle autorità; a tal proposito, uno dei patrioti milanesi filo napoleonici, l’avvocato Giovanni Battista Sacco, dichiarò:

 

« […] Già il tricolore vessillo che da gran tempo ci lusinga di renderci liberi soggiace a riforma: il color nostro nazionale vi ha parte ed in certo modo ci si assicura che presso è a spuntare l’aurora apportatrice della nostra rigenerazione […] »

 

(Giovanni Battista Sacco)

 

Il 6 novembre, a Milano, la prima coorte della Legione Lombarda ricevette la bandiera nel corso di una solenne cerimonia alle ore cinque pomeridiane sulla piazza del Duomo.

 

Lo stendardo, per la prima volta, si presentava diviso in tre fasce verticali; riportava inoltre la scritta “Legione Lombarda” e il numero di coorte, mentre al centro era presente una corona di quercia che racchiudeva un berretto frigio e una squadra massonica con pendolo. Si trattava però ancora una volta di un vessillo militare.

 

A Reggio nell’Emilia, il 27 dicembre 1796, in un’assemblea che avvenne in un locale in seguito ribattezzato Sala del Tricolore, 110 delegati presieduti da Carlo Facci approvarono la costituzione della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. In riunioni successive vennero decretate e ufficializzate molte decisioni, tra cui la scelta dell’emblema nella neonata repubblica.

 

Ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera verde, bianca e rossa fu Giuseppe Compagnoni in una riunione avvenuta il 7 gennaio, che per questo è ricordato come il “Padre del Tricolore”. La decisione di adottare Tricolore fu salutata da un’atmosfera giubilante, tanto era l’entusiasmo dei delegati, e da scrosci di applausi. La seduta del congresso non specificò le caratteristiche di questo tricolore con la determinazione della tonalità e della proporzione dei colori oppure sulla loro collocazione sul vessillo. Sul verbale della riunione di sabato 7 gennaio 1797, avvenuta anch’essa nella futura Sala del Tricolore, si può leggere:

 

« […] Sempre Compagnoni fa mozione che lo stemma della Repubblica sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo Stemma della Sovranità. Decretato […] »

 

« […] Fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Viene decretato. […] »

 

Il Tricolore nazionale italiano fu esposto per la prima volta a Modena il 12 febbraio 1797; per celebrare l’avvenimento, venne organizzato un corteo per le vie della città, con esponenti della guardia civica e dell’esercito che gli tributavano solennemente onore.




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