BASKET – OXYGEN ROMA: CATERINA GILLI

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BASKET – Una ragazza solare, spiritosa e molto determinata: in poche parole questa è Caterina Gilli. La giovane ala della Oxygen Basket Roma è sicuramente una dei prospetti più interessanti del panorama cestistico italiano e coach Di Meglio, in questa stagione, saprà sicuramente valorizzare il suo talento cristallino.
Esordio in Serie A1 a soli 15 anni, due ori ed un bronzo con le nazionali di categoria, MVP dell’Europeo Under 16 in Francia, insomma il suo palmares parla da sé. Lei non si nasconde e punta in alto con i propri obiettivi: “A livello sportivo voglio arrivare in alto. Fino all’anno scorso mi sarei accontentata anche di tutto quello che ho ora, però quest’anno le mie aspettative si stanno alzando. Ho un sopporto dietro di alto livello, sto capendo molte cose anche grazie alle mie nuove compagne. Ho le capacità per poterlo fare, mi sono messa in testa di dover lavorare tanto per continuare a crescere sempre di più. Vorrei arrivare al massimo, tutte vorrebbero giocare nella Woman Nba e lo spero anch’io. Però sarebbe molto bello anche giocare in Eurolega, non è facile perché è un percorso lungo e faticoso. Sarebbe stupendo poter essere una delle protagoniste della scena futura anche con la prima squadra della Nazionale. In passato mi è stato proposto di poter andare a giocare al college in America, però ho rifiutato perché per il momento preferisco di più un gioco europeo. Andare all’estero è sempre una valida opzione, ma per il futuro. Se capiterà l’opportunità di giocare un campionato Woman Nba che dura 3-4 mesi è ovvio che accetto la sfida. Adesso per l’America non sono ancora pronta a livello personale, sto bene qui”.
L’avventura a Roma è sicuramente iniziata nel migliore dei modi. L’ambizione della società e di tutto lo staff della nuova squadra capitolina è molto alta, ma anche Caterina non si nasconde:  “Qui fin dall’inizio – commenta Caterina – mi sono trovata molto bene con tutto lo staff e soprattutto il coach, mi hanno fatto sentire subito a casa. Quest’anno possiamo arrivare in alto, abbiamo le potenzialità e una squadra molto buona per lottare fino in fondo. Il coach Di Meglio è molto bravo, vuole arrivare in alto bruciando velocemente le tappe. Stiamo iniziando a conoscerci e a
come stare in campo insieme. Vogliamo essere protagoniste in questa stagione”.
Dalla piccola Lucca alla caotica Roma è un passaggio che a volte può scaturire diversi problemi, ma non è questo il caso perché la Oxygen è una grande famiglia: “A Roma in generale si sta bene, vengo da un paesino di campagna dove non esiste tutta questa grandezza e movimento, devo ammettere che mi piace molto. Adesso sono veramente molto tranquilla e serena. Anche con le mie nuove compagne mi sto trovando bene, avevo un pò di timore all’inizio perché conoscevo solo Giulia Natali e Rosa Cupido, le altre non sapevo come potessero essere e che carattere potessero avere”. Sono tutte ragazze molto tranquille, ci stiamo iniziando a conoscere poco alla volta. Kalu è sicuramente quella che fa più casino dentro lo spogliatoio e lo si può notare anche da fuori (ride, ndr). Mentre Nicole Romeo è la più seria, si è sicuramente calata alla perfezione nel ruolo da capitana. Ritrovare Giulia qui è stata una fortuna inaspettata perché entrambe non lo sapevamo di essere state chiamate dalla Oxygen. Io e lei ci conosciamo da quando siamo bambine. Abbiamo iniziato a viaggiare insieme molto presto, è la mia compagna di viaggio in tutto e per tutto”.
A volte è difficile stare lontano da casa ì, soprattutto quando si è molto giovani. Diversi atleti in passato hanno avuto difficoltà e per questo motivo non hanno rispettato le aspettative. “Stare lontano dai propri affetti è sempre tanto difficile. Io per fortuna – commenta Caterina – ho lasciato casa relativamente tardi (18 anni, ndr) rispetto a molte giocatrici che partono a 15 anni. La mia prima esperienza lontana da casa è stata difficile, perché era l’anno del Covid. Poter anche tornare qualche giorno era veramente un’impresa. Non è stato facile, mi sono allontanata dalla mia quotidianità, non potevo vedere nessuno, era veramente solo casa-palestra. E’ stato veramente complicato, poi ho fatto due anni a Lucca dove sono stata veramente bene, ero tranquilla e serena. L’ultimo anno è stato più travagliato, avevo il mio ragazzo dall’altra parte d’Italia ma se ti vuoi vedere ci riesci in un modo o nell’altro. Per
fortuna mia mamma è venuta spesso a trovarmi. E’ ovvio però che nella vita ci sono delle priorità e in questi anni il basket è ed è stato la mia priorità principale”.
Caterina è una ragazza serena e felice, deve ringraziare anche l’educazione che ha ricevuto dalla propria famiglia. Lei è cresciuta a pane e pallacanestro, vivendo però tutto con estrema tranquillità: “Nella mia vita non mi hanno mai messo la pressione sulle spalle, neanche da parte della mia famiglia. Mi hanno sempre detto di avere i piedi per terra e lavorare tranquillamente. Perché in generale se si lavora con la pressione si fa un pò più di fatica. Adesso non ho nessuna pressione, mi piace lavorare con spensieratezza e tranquillità perché in questo modo io mi posso divertire
veramente in campo. Bisogna sempre pretendere qualcosa da noi stessi però è normale che ci possano essere anche dei fallimenti. Sicuramente avere una figura, anche fuori dalla famiglia, che ti aiuta a gestire determinate situazioni è
fondamentale. Io ho la fortuna di essere supportata in quello che faccio da tutti i miei familiari. Può capitare però che a volte la famiglia può anche non concepire questo sport è un vero e proprio lavoro, magari preferiscono di più lo studio”.
Prosegue Caterina: “Se tu vuoi fare basket e non hai un appoggio, ti serve sicuramente un aiuto, una figura con cui magari solo parlare per capire e fare le tue scelte. Non sempre bisogna ascoltare la propria famiglia, perché spesso poi si sfocia in frustrazioni pesanti. A volte invece è proprio il contrario, è la tua famiglia che ti mette troppa pressione. Io, per il momento, non ho bisogno della figura dello psicologo sportivo ma non escludo in futuro di poterne aver bisogno. Fin da piccola nessuno mi ha costretta a giocare a pallacanestro, anzi è stato proprio l’ultimo sport che ho provato. Sono sempre stata all’interno di questo mondo, perché seguivo mia madre e mio fratello. Mi hanno subito introdotto a questo mondo, ma alla fine è stata una mia scelta giocare a basket”.
La figura della mamma, Emanuela Benatti, è stata fondamentale per le scelte di vita di Caterina: “Con mia mamma ho un bellissimo rapporto, è stata anche la mia allenatrice da piccola e in quel periodo era un pò più difficile (ride, ndr). Però ero veramente giovane e capivo meno le cose, adesso lei fa completamente la mamma. Si è tolta dal ruolo di giocatrice e allenatrice. Ha capito che io ho bisogno del mio spazio, di una mamma che mi dia il supporto e i giusti consigli”.
Le idee sono chiare sia dentro al campo che fuori: “Io nella vita vorrei diventare una persona serena, voglio vivere nella felicità ma nelle cose semplici. Io vengo da una famiglia molto semplice, da un paese molto tranquillo e vorrei proprio ritrovare tutto questo. Vorrei veramente che la mia futura famiglia sia felice e serena. Voglio anche rendere orgogliosa mia mamma, perché per me è un punto di riferimento fondamentale”.
La classe 2002 ha le idee chiare anche sul panorama italiano: “Qui in Italia ci manca visibilità, del nostro movimento se ne parla veramente troppo poco. Veniamo ancora comparati ai maschi e l’errore sta proprio qui. Perché è ovvio che il basket maschile dà più spettacolo, noi non possiamo proporre quel tipo di gioco perché abbiamo dei limiti fisici. Per me poi un altro problema è legato al lato economico. Ci sono tante società che vorrebbero fare di più ma non possono proprio fare lo step successivo. Ci sono dei costi, anche nella media-bassa classifica, troppo alti e fai fatica”.
In campo Caterina indosserà un numero  particolare, a volte per scaramanzia: “Il numero 17 ce l’ho da quando sono piccolina, in verità non c’è un motivo vero e proprio come una data o una ricorrenza speciale.
Semplicemente quando ero piccola ho fatto tanti tornei e mi davano sempre la maglia con il 17 e quindi da lì ho deciso che sarebbe stato il mio numero, anche se in molti dicono che porti sfortuna ma io non la penso così, mi piace molto”.
Caterina, lontano dal parquet, è una ragazza molto tranquilla e serena:  “Fuori dal campo, come a tutti, mi piace rilassarmi. Amo stare a casa e soprattutto dormire, è una delle mie più grandi passioni (ride, ndr). Negli ultimi anni però ho riscoperto le passeggiate, soprattutto durante la pandemia. Mi piace molto stare in mezzo alla natura e fare lunghe camminate con il mio cane. Ho provato a cimentarmi nella cucina con scarsi risultati, preferisco di gran lunga provare nuovi ristoranti. Prossimamente vorrei andare a Bali oppure girare l’America, soprattutto magari
visitare New York sotto Natale con la neve”,

foto (credits Elio Castoria).




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