Dopo l’approvazione nel 2013 di una legge allo scopo di proteggere i valori della famiglia tradizionale dalla propaganda Lgbt e in generale a causa dell’atteggiamento poco favorevole ai gay della società russa, essere omosessuali in Russia oggi ah le sue difficoltà.
Anche se a partire dal 1993, dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, i rapporti sessuali in privato fra adulti dello stesso sesso consenzienti sono stati depenalizzati, non vi è nessuna legge contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale o anche sulla sola espressione dell’identità di genere le coppie dello stesso sesso non sono ammesse e non dispongono di alcuna protezione legale.
L’età del consenso, a partire dal 2003, è la stessa (16 anni) sia per le relazioni eterosessuali che per quelle omosessuali, mentre si è dovuto attendere fino al 1999 perché l’omosessualità venisse declassata dal rango di malattia mentale. Dal 1997 le persone transessuali sono in grado di cambiare legalmente il loro genere, dopo adeguate procedure mediche. Almeno ufficialmente gli omosessuali possono servire nelle forze armate, al pari di tutti gli altri, a partire dal 2003.
La Russia ha poi promulgato una legge che vieta la “propaganda” tramite qualsiasi materiale (riviste, ma anche materiale informativo e di prevenzione ecc) “di relazioni sessuali non tradizionali” rivolta a minori: ai sensi di legge, è un atto criminale tenere un gay pride (qualsiasi parata o ‘esposizione’ omosessuale a Mosca è duramente perseguita “per i prossimi 100 anni”), parlare in difesa dei diritti degli omosessuali, o distribuire materiale che promuova le richieste dei gay o propagandare l’idea che le relazioni gay sono uguali a quelle etero.
Il Consiglio d’Europa ha ripetutamente chiesto alla Russia di proteggere pienamente i diritti LGBT, mentre la Corte europea dei diritti dell’uomo si è trovata costretta a multare il paese eurasiatico per palese violazione dei diritti LGBT, infine il Comitato dei diritti umani dell’ONU ha stabilito che il divieto di fare propaganda gay è del tutto irricevibile ai sensi del diritto internazionale.
La situazione attuale è stata descritta il peggior clima in materia di diritti umani dell’epoca post-sovietica; l’attivista russa Lyudmila Alexeyeva ha definito questa situazione come un precipitare verso un nuovo Medioevo.
Pur avendo ricevuto pesanti opposizioni dalla sua comunità Lgbt, i russi si son dimostrati socialmente conservatori in materia di diritti Lgbt la maggioranza della popolazione si oppone a qualsiasi riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali e sostenere le leggi rivolte contro una parte dei cittadini del paese con un sostegno pubblico alle unioni gay fermo al 16%
L’opinione pubblica russa tende ad essere la più ostile nei confronti dell’omosessualità, ai livelli dei paesi a maggioranza musulmana, in alcune parti della Siberia il livello d’intolleranza è in rapido aumento: nel 2005 il 44% dei russi erano a favore di render gli atti omosessuali tra adulti consenzienti un crimine penale; nel 2007 il 68% dichiarava che l’omosessualità è in ogni caso intimamente sbagliata; nel 2013 il 74% affermava che l’omosessualità non doveva mai essere accettata dalla società, con un 22% che avrebbero voluto internarli ed un 5% che si proponeva molto semplicemente di “liquidarli”
Nella Russia zarista una giovane donna che si comportava come un uomo veniva definita maschiaccio; questo è stato spesso tollerato tra le classi medie più istruite, col presupposto però che un tal aire fosse del tutto asessuato e che si interrompesse dopo che la ragazza si fosse sposata.
I matrimoni omosessuali non sono ammessi in Russia. “I tentativi da parte di coppie dello stesso sesso di sposarsi sia a Mosca e altrove in Russia sono destinati a fallire. Viviamo in una società civile, siamo guidati dalla legge federale, dalla Costituzione che dice chiaramente che il matrimonio in Russia è tra un uomo e una donna; una tale unione (quella omosessuale) non può essere contratta in Russia” hanno chiarito più volte fonti del governo russo.
Per quel che riguarda le adozioni i single che vivono in Russia, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, possono adottare minori rimasti orfani; bambini russi possono essere adottati da un single omosessuale che vive in un paese straniero, ma a condizione che questo paese non riconosca i matrimoni tra persone dello stesso sesso una coppia può adottare, in quanto famiglia, solo se composta da un uomo e da una donna.
Sono passati ormai quasi tre anni dal ventisei Giugno del 2013, giorno in cui in Russia venne promulgata la legge che puniva la propaganda omosessuale in presenza di minori.
La normativa russa ha fin da subito fatto molto discutere, visto che è stata considerata dalla opinione pubblica di molti paesi europei discriminatoria verso i diritti fondamentali dell’uomo, anche considerando il particolare momento storico nel quale l’apertura mentale verso la libera espressione della sessualità è diventata un patrimonio acquisito e alcuni paesi sono arrivati alla legalizzazione delle adozioni e dei matrimoni per gli omosessuali.
Alcuni paesi europei arrivarono fino ad ipotizzare il boicotto delle Olimpiadi di Sochi del 2014, per dimostrare il loro dissenso verso questa legge e verso alcune azioni politiche russe di quell’anno.
In Russia invece a seguito dell’introduzione delle nuove norme, “la propaganda di relazioni sessuali non tradizionali in presenza di minori” è un reato grave e punibile con sanzioni pecuniarie (fino a cinquemila rubli) e con la reclusione fino a 15 giorni per i russi, e con multe fino a centomila rubli e l’espulsione per gli stranieri.
Il termine “propaganda” che è stato usato, risulta essere molto ambiguo e lascia ampio spazio all’interpretazione, a seconda dell’accezione che gli si voglia dare può voler dire: la diffusione del concetto di normalità dell’omosessualità nelle scuole, arrivando fino all’equiparazione delle relazioni omosessuali con quelle eterosessuali. Dal 2013 infatti, in Russia molti attivisti sono stati multati e reclusi e si è registrato un aumento degli attacchi omofobi.
Il presidente Putin già all’epoca aveva dichiarato che questa legge non era da considerarsi discriminatoria, bensì una norma posta a tutela dei minori, che possono rimanere turbati dalla libera espressione delle manifestazioni omosessuali.
Prima di giudicare frettolosamente questa legge, bisogna contestualizzare la situazione, visto che la Russia da sempre è stata una nazione fortemente contraria all’omosessualità e alle “devianze” sessuali in genere.
Durante il periodo Sovietico nel 1934 venne promulgata una legge che considerava l’omosessualità illegale e ci vollero sessant’anni, con le riforme seguite alla Perestrojca, affinché questa normativa Staliniana venisse definitivamente abrogata. Sopravvisse, invece, nel sistema giuridico fino al 1999, il principio secondo cui l’omosessualità era, comunque, considerata una malattia mentale.
E’ chiaro che, date queste premesse e visto anche che la maggioranza della popolazione russa si dichiara apertamente omofoba, è difficile instaurare un qualunque tipo di consapevolezza a favore degli omosessuali. Se consideriamo la Russia come un paese che ha visto stravolgere il proprio panorama politico-economico e soprattutto geografico, è comprensibile che la popolazione si attacchi con forza alle proprie credenze per non perdere gli ultimi barlumi di unità culturale.
Il “progresso” non si può imporre alle masse e, anche quando si prova ad imporlo “ope legis”, possono passare decenni prima che avvenga un cambio di mentalità significativo che possa influenzare il pensiero corrente e manifestarsi anche nei costumi.
Va detto che nonostante questo tipo di limitazioni, la posizione degli omosessuali in Russia non è stata in realtà oggetto di grandi cambiamenti. La movida gay è sempre più attiva, con la presenza di famosi locali omosessuali, l’esistenza di app dedicate agli incontri gay e addirittura un servizio di taxi che permette agli omosessuali di evitare contatti con la popolazione più intollerante al fine di evitare problemi di ordine pubblico.
Ed il presidente Putin sull’argomento ha più volte fatto dichiarazioni di questo tipo: “In Russia non perseguiamo nessuno”. Vladimir Putin difende la legge sulla propaganda gay, sottolineando che gli omosessuali in Russia sono trattati come gli altri, “lavorano, vivono in pace, ottengono promozioni” e lui stesso ne ha “premiato qualcuno” nel campo della scienza e delle arti. Così il presidente russo alla trasmissione “60 Minutes” della Cbs, ha difeso la norma, considerata antidemocratica dagli Usa: “Non vedo niente di anti-democratico in questo atto giuridico”, ha detto, spiegando che i “bambini vanno lasciati in pace”, dando “loro la possibilità di crescere, aiutarli a capire chi sono e decidere per se stessi. Si considerano un uomo o una donna? Un maschio o una femmina? Vogliono vivere in un matrimonio normale o uno non tradizionale? Non vedo alcuna violazione sui diritti degli omosessuali”, ha aggiunto.
Tra le tante dichiarazioni sugli omosessuali ecco una dichiarazione di una giovane russa che vive a Roma da anni: “Se uno si proclama Napoleone rischia di finire nella clinica per chi ha dei disturbi d’identità (anche se in Italia hanno chiuso pure gli ospedali psichiatrici pubblici). E se un uomo dice di essere una donna? L’Occidente ufficialmente fa finta che sia come tutti gli altri, ma di fatto lo riconosce come diverso e gli va pure dietro promuovendo la sua diversità. Un’ipocrisia infinita.
Il disturbo dell’uomo-Napoleone e dell’uomo-donna è simile. Il primo si spiaccia per ciò che non è. Lo stesso vale per il secondo. Il cervello e l’anima non si sentono rispecchiati dal corpo che possiedono. Non è normalità, è un disturbo. La società che stimola lo sviluppo di questo conflitto interiore non li aiuta. Invece bisogna aiutali, offrendo dei psicologi al servizio”.