Russia – Sergei Lavrov: “Vogliamo la diplomazia, non la guerra

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Russia – Vogliamo la diplomazia, non la guerra”. È netto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in risposta all’appello USA a “tornare al tavolo dei negoziati”, evitando l’invasione dell’Ucraina. Concreti segnali di distensione o retorico fumo negli occhi? Mentre il livello di tensione al confine con l’ex repubblica sovietica non accenna a diminuire (e, anzi, si avvia pericolosamente ad un inesorabile punto di “non ritorno”), il capo della diplomazia russa mostra il volto più distensivo degli ultimi giorni: “Abbiamo scelto la strada della diplomazia per molti decenni, dobbiamo lavorare con tutti, questo è il nostro principio”.

In un’intervista trasmessa su radio e tv russe, Lavrov chiarisce che “se dipenderà dalla Russia, non ci sarà una guerra. Non vogliamo guerre”, specificando a stretto giro “nemmeno permetteremo che i nostri interessi siano grossolanamente disprezzati, ignorati”. Rivolgendosi poi al presidente ucraino Zelensky, il ministro degli Esteri russo si dice disponibile a “discutere della normalizzazione delle relazioni con la Russia”, puntualizzando che “Mosca è pronta: venga a Sochi, San Pietroburgo, dove preferisce”, ha detto Lavrov. Da parte sua, il presidente ucraino ha invitato l’Occidente a “non scatenare il panico” per una eventuale (ma non ancora nei fatti) invasione del suo paese ad opera della Russia. L’appello arriva dopo che il presidente americano Biden aveva esplicitamente parlato di una “possibilità concreta che i russi invadano l’Ucraina a febbraio”.

La risposta di Putin

Intanto, si fa sapere tramite il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, che Vladimir Putin “commenterà a tempo debito le risposte americane alle richieste di sicurezza avanzate dalla Russia”, specificando poi: “Sono sicuro che il presidente sceglierà un modo e un tempo per rendere nota la sua posizione. Devono ancora essere prese una serie di decisioni e vi informeremo non appena ciò accadrà”. Peskov ha anche aggiunto che questi commenti potrebbero arrivare nella telefonata prevista oggi con il presidente francese Macron.

L’appoggio di Lukashenko

“La Bielorussia scenderà in campo a fianco delle truppe russe in caso di una guerra con l’Ucraina”: a renderlo noto è il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, dicendosi pronto ad accogliere “centinaia di migliaia” di soldati russi in caso di conflitto. In un discorso televisivo di sapore sovietico, Lukashenko ha affermato che se “ci sarà una guerra, se l’Ucraina verrà attaccata o se l’alleata Russia verrà attaccata direttamente, ci alzeremo per difendere la nostra terra e la nostra patria”. Lo stesso scenario di difesa e sostegno, precisa Lukashenko, si riprodurrebbe se ad essere attaccato fosse il suo paese, la Bielorussia: “Ci saranno centinaia di migliaia di soldati russi, che insieme a centinaia di migliaia di bielorussi difenderanno questa terra”. La Bielorussia è infatti il principale alleato della Russia, la quale ha fornito un sostegno politico cruciale al presidente Lukashenko durante le proteste contro la sua rielezione, represse con la forza.




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