Giuseppe Verdi: le celebrazioni a Busseto

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Verdi – La città emiliana, in cui tutto narra della storia, della vita e della musica del compositore di opere liriche più rappresentate al mondo, gli ha reso omaggio con un concerto nel Salone di Casa Barezzi, la splendida dimora in cui il giovane Giuseppe Verdi diede inizio alla sua formazione musicale, sede dell’Orchestra Filarmonica, che accolse le sue prime esibizioni. Una città ricca di luoghi e di vicende verdiane, da vivere nota dopo nota.

A Busseto, luogo di nascita di Giuseppe Verdi, risuonano le atmosfere musicali verdiane per celebrare il 120° anniversario della morte del Maestro,
La città emiliana, in cui tutto narra della storia, della vita e della musica del compositore di opere liriche più rappresentate al mondo, gli ha reso omaggio con un concerto nel Salone di Casa Barezzi, la splendida dimora in cui il giovane Giuseppe Verdi diede inizio alla sua formazione musicale, sede dell’Orchestra Filarmonica, che accolse le sue prime esibizioni.
Il concerto è disponibile sul canale YouTube del Comune di Busseto che per ricordare il musicista ha anche disposto una corona celebrativa davanti al monumento dedicato al Maestro, benedetta nella chiesa Collegiata di San Bartolomeo Apostolo durante la messa di suffragio dedicata all’artista di Busseto.
L’associazione degli Appassionati Verdiani Club dei 27 (composta solo da 27 persone) ha deposto una corona davanti alla Casa natale di Giuseppe Verdi, a Roncole, frazione di Busseto.
“Busseto è la terra di Verdi – ha commentato Marzia Marchesi, Assessore al Turismo del Comune di Busseto – e il 27 gennaio è per noi un’occasione speciale per ricordare il Maestro, la sua arte, che dalla nostra città è divenuta patrimonio del mondo. Giuseppe Verdi e la sua musica sono e saranno sempre al centro della storia e degli eventi che a Busseto si svolgono tutto l’anno”.
Una città ricca di luoghi e di vicende verdiane, da vivere passo dopo passo, o meglio nota dopo nota. A partire proprio da Roncole e dalla Casa natale dove Giuseppe Verdi nacque il 10 ottobre 1813 da un padre oste e una madre filatrice. Un’abitazione semplice, ma ricca di aneddoti e di interessanti curiosità sull’infanzia del Maestro.
Oggi, la Casa Natale è un bellissimo museo multimediale in cui rivivere le vicende di un bambino dall’incredibile talento musicale. Fu a Roncole che Giuseppe Verdi compose, a soli 15 anni, la sua prima sinfonia.
Gli studi del giovane musicista si consolidarono a Casa Barezzi, dove poter ammirare cimeli, lettere, ritratti e documenti appartenuti al Maestro. Si tratta della dimora di Antonio Barezzi, colui che scoprì il talento di Giuseppe, divenendone prima mecenate e poi suocero quando Verdi sposò sua figlia Margherita.
Seguendo le emozioni della musica, imperdibile una visita al Teatro Giuseppe Verdi, definito il “più bel salotto cittadino”, inaugurato il 15 agosto 1868 con la rappresentazione del Rigoletto. Occasione prestigiosa, alla quale però il Maestro non si presentò.
Il Teatro è divenuto comunque il luogo simbolo delle opere verdiane: qui Arturo Toscanini diresse La Traviata e il Falstaff, Franco Zeffirelli fu regista dell’Aida e Riccardo Muti diresse il Falstaff. Opere celebri che Giuseppe Verdi compose nella sua grande casa immersa nella campagna bagnata dal Po di Sant’Agata di Villanova sull’Arda, in provincia di Piacenza, dove oggi Villa Verdi mostra le bellissime stanze arredate in cui il Maestro visse con Giuseppina Strepponi, soprano e sua seconda moglie, la cappella privata, la camera con il letto di morte, la rimessa delle carrozze, il grande giardino. Da qui il musicista amava dedicarsi al lavoro nei campi. L’agricoltura è sempre stata una delle sue passioni.
Per immergersi ancora di più nella vita del Maestro bisogna tornare a Busseto, al Museo Nazionale G. Verdi, che si trova nella cinquecentesca Villa Pallavicino, dove la voce di Philippe Daverio racconta, stanza per stanza, l’uomo, le opere e il mito del grande compositore italiano, tra preziosi affreschi e stucchi. Nelle sue antiche scuderie c’è invece il Museo Renata Tebaldi intitolato alla soprano che è stata una delle più famose interpreti delle opere di Verdi. Memorabilia musicali, testimonianze inedite, cimeli rendono questo luogo un vero polo di attrazione musicale.
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi è stato uno dei più grandi compositori della storia della musica. Ad oggi è ancora l’artista più rappresentato nel mondo, davanti a Mozart, a Puccini, Rossini e Donizetti. Dal 2004 ad oggi, secondo il sito operbase.com, è stato messo in scena 44.349 volte, attraverso 9202 produzioni. Solo sulla sua Traviata si è alzato il sipario, in questo lasso di tempo, 10.571 volte. Nelle sue volontà Verdi lasciò scritto di desiderare “un funerale modestissimo“, che ebbe effettivamente luogo il 30 di gennaio 1901. Ma un mese dopo si tennero altre esequie, monumentali e affollate, per rendere omaggio per l’ultima volta al genio italiano. Verdi volle funerali modesti e desiderava essere sepolto accanto alla moglie, all’interno della Casa di Riposo per artisti di Milano che aveva fatto costruire e che ancora oggi esiste e porta il suo nome.
La Casa di Riposo era ancora in costruzione, per cui in un primo momento la sua salma venne traslata al Cimitero Monumentale di Milano accanto a quella della seconda moglie Giuseppina Strepponi.
Giuseppe Verdi, oltre alla Casa di riposo già citata, si adoperò per costruire anche l’ospedale di Villanova sull’Arda, ancora oggi funzionante. Ma l’eredità culturale di Verdi travalica i confini e il tempo e giunge oggi fino a noi con tutta la sua potenza. Verdi fu uno dei più grandi artisti della storia, un drammaturgo talmente fine da contendersi il primato forse solo con Shakespeare, di cui per altro rese celebri i drammi attraverso le sue opere.
Fin da bambino prende lezioni di musica dall’organista del paese, esercitandosi su una spinetta scordata regalatagli dal padre. Gli studi musicali proseguono in questo modo sconclusionato e poco ortodosso fino a quando Antonio Barezzi, commerciante e musicofilo di Busseto affezionato alla famiglia Verdi e al piccolo Giuseppe, lo accoglie in casa sua, pagandogli studi più regolari ed accademici.
Nel 1832 Verdi si trasferisce quindi a Milano e si presenta al Conservatorio, ma incredibilmente non viene ammesso per scorretta posizione della mano nel suonare e per raggiunti limiti di età. Poco dopo viene richiamato a Busseto a ricoprire l’incarico di maestro di musica del comune mentre, nel 1836, sposa la figlia di Barezzi, Margherita.
Nel 1839 esordisce alla Scala di Milano con “Oberto, conte di San Bonifacio” ottenendo un discreto successo, purtroppo offuscato dall’improvvisa morte, nel 1840, prima di Margherita, poi di Virginia e Icilio. Prostrato e affranto non si dà per vinto. Proprio in questo periodo scrive un’opera buffa “Un giorno di regno”, che si rivela però un fiasco. Amareggiato, Verdi pensa di abbandonare per sempre la musica, ma solo due anni più tardi, nel 1942, il suo “Nabucco” ottiene alla Scala un incredibile successo, anche grazie all’interpretazione di una stella della lirica del tempo, il soprano Giuseppina Strepponi.
Iniziano quelli che Verdi chiamerà “gli anni di galera”, ossia anni contrassegnati da un lavoro durissimo e indefesso a causa delle continue richieste e del sempre poco tempo a disposizione per soddisfarle. Dal 1842 al 1848 compone a ritmi serratissimi. I titoli che sforna vanno da “I Lombardi alla prima crociata” a “Ernani”, da “I due foscari” a “Macbeth”, passando per “I Masnadieri” e “Luisa Miller”. Sempre in questo periodo, fra l’altro, prende corpo la sua relazione con Giuseppina Strepponi.
Nel 1848 si trasferisce a Parigi iniziando una convivenza alla luce del sole con la Strepponi. La vena creativa è sempre vigile e feconda, tanto che dal 1851 al 1853 compone la celeberrima “Trilogia popolare”, notissima per i tre fondamentali titoli ivi contenuti, ossia “Rigoletto”, “Trovatore” e “Traviata” (a cui si aggiungono spesso e volentieri anche “I vespri siciliani”).
Conquistata la giusta fama si trasferisce con la Strepponi nel podere di Sant’Agata, frazione di Villanova sull’Arda (in provincia di Piacenza), dove vivrà gran parte del tempo.
Nel 1857 va in scena “Simon Boccanegra” e nel 1859 viene rappresentato “Un ballo in maschera”. Nello stesso anno sposa finalmente la sua compagna.
Alla sua vita artistica si aggiunge dal 1861 anche l’impegno politico. Viene eletto deputato del primo Parlamento italiano e nel 1874 è nominato senatore. In questi anni compone “La forza del destino”, “Aida” e la “Messa da requiem”, scritta e pensata come celebrazione per la morte di Alessandro Manzoni.
Nel 1887 dà vita all’”Otello”, confrontandosi ancora una volta con Shakespeare. Nel 1893 – all’incredibile età di ottant’anni – con l’opera buffa “Falstaff”, altro unico e assoluto capolavoro, dà addio al teatro e si ritira a Sant’Agata. Giuseppina muore nel 1897.
Giuseppe Verdi muore il 27 gennaio 1901 presso il Grand Hotel et De Milan, in un appartamento dove era solito alloggiare durante l’inverno. Colto da malore spira dopo sei giorni di agonia. I suoi funerali si svolgono come aveva chiesto, senza sfarzo né musica, semplici, come la sua vita era sempre stata.
A Verdi va riconosciuto il merito di essere stato anche un grande uomo politico – deputato del Regno d’Italia e convinto cavuoriano – che ha contribuito a creare l’Italia e che l’ha raccontata nelle sue opere, insieme ai vizi e alle virtù degli italiani. Per esempio, in Un ballo in maschera è evidente il contenuto prettamente politico dell’opera: in Riccardo, il protagonista, possiamo ipotizzare che Verdi tessesse le lodi di Cavour, uomo forte in grado di risollevare le sorti dell’Italia, nelle sue attese.
E dietro a Riccardo che antepone l’amor di Patria a quello della donna amata, possiamo intravedere anche il Verdi uomo, che prima di diventare deputato, ufficializza la sua lunga relazione sentimentale con Giuseppina Strepponi, sposandola, come ci si aspetterebbe da un politico.

 

 




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